Lost Girls è un’opera complessa e difficile da catalogare. Visivamente estrema e profondamente intellettuale nei contenuti, rivisita grandi classici della letteratura mondiale con l’intento di portarne alla luce i significati celati grazie a un costante gioco incrociato tra finzione e realtà storica, filtrate attraverso illustrazioni-icone legate all’immaginario erotico. Frutto di sedici anni di lavoro, durante i quali Alan Moore e Melinda Gebbie sono passati dal semplice sodalizio lavorativo a quello amoroso, rappresenta una chimera fumettistica che coniuga pornografia, erotismo e letteratura, contrapponendo l’Eros al Thanatos dell’imminente prima Guerra Mondiale. Pubblicata in Italia in tre volumi dall’editore Magic Press, giunge in fumetteria dopo una lunga scia di polemiche legate sia al presunto utilizzo disinvolto e gratuito di raffigurazioni pornografiche e pedopornografiche (in alcune librerie americane la vendita avveniva solo su ordinazione, mentre in Francia l’editore Delacourt ha rinunciato alla pubblicazione) e a problematiche legate all’impiego del personaggio di Wendy Darling – tratto da Peter Pan di J.M. Barrie: nell’ambito dell’Unione Europea i diritti d’autore sono appannaggio del Great Ormond Street Hospital for Children, che percepisce le royalties sullo sfruttamento dell’opera, con potere di veto per l’utilizzo dei character.
Centro gravitazionale del racconto è l’attrazione magnetica e fatale tra le protagoniste riunite dal caso in Austria nel 1913 sulle sponde del lago di Costanza, nel lussuoso albergo Himmelgarten: l’anziana Lady Fairchild (l’Alice di Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio), Dorothy Gale (la Dorothy del Mago di OZ) e Wendy Potter (la Wendy Darling di Peter Pan), affascinanti simboli dell’immaginario collettivo rivisitati in carne e umori dal genio di Alan Moore. Condotte ad un serrato intreccio di corpi e confessioni, rappresentate in flashbacks erotici che riscrivono le loro precedenti vite letterarie, abbandonano la gabbia romanzesca nella quale erano confinate per suggerirci la loro verità. Lady Fairchild si racconta come una bambina che ha subito abusi sessuali, in fuga attraverso lo specchio per isolarsi e allontanare da sé quei terribili momenti. Dorothy Gale ripercorre, invece, la magica esperienza nel mondo di Oz quale metafora dell’approdo alla consapevolezza sessuale, fatta di esperienze con i lavoranti della fattoria che assumono le sembianze fatate dello Spaventapasseri, del Leone e dell’Uomo di Latta. Le scarpette magiche (qui riportate al loro originario colore argento, a differenza del rosso cinematografico) hanno un ruolo simbolico, giocato sul filo del desiderio d’avventura e del feticismo. Wendy Darling (coniugata Potter) testimonia la sua infanzia, descrivendo Peter Pan e la sua combriccola di lost boys come bambini di strada che si aggirano nel parco di Londra e che avvicinano lei e i suoi fratelli per coinvolgerli in giochi sessuali. Capitan Uncino altri non è che un molestatore, con una mano deformata dall’artrite. Rivelazioni (o libere interpretazioni) che gettano nuova luce sulle protagoniste, andando al di là della semplice rilettura delle opere originali, concretizzandosi nell’affrancamento delle tre donne dal loro ruolo-archetipo letterario. Libere dai segreti da troppo tempo taciuti, una volta chiarita la loro vera natura, raggiungono una cifra umana unica, distante dall’atteggiamento nevrotico e sospettoso delle prime battute.
Donne consapevoli e libere di esprimersi, anche sessualmente, agli occhi del lettore, prive di pudori e incuranti di pregiudizi o fraintendimenti.
Da questo repentino cambio di prospettiva emerge la forza della sceneggiatuta di Moore che fa della ricerca della verità il proprio manifesto, scardinando i meccanismi letterari grazie all’utilizzo del fumetto. Così come in Watchmen l’autore rielaborava la figura del supereroe, svelando il suo essere tragicamente fallibile ed umano, in Lost Girl è il bisogno di verità sulla vita delle protagoniste ad appropriarsi prepotentemente della scena fin dal primo capitolo, composto d’immagini riflesse da uno specchio. Luogo deputato a rimandare l’essenza stessa dell’uomo priva di sovrastrutture, al quale Moore sacrifica il contenuto della vignetta rinunciando al proprio spazio vitale d’autore e narratore. I fatti si svolgono all’esterno (quasi nel nostro spazio fisico) e lo specchio restituisce scorci, brandelli di realtà che nella loro imprevedibile autenticità sfuggono alla descrizione fumettistica, rendendo liberi i personaggi di riflettersi nel vero e realizzando forse il più grande atto d’amore verso le protagoniste. Un sacrificio artistico dedicato alla verità, o quantomeno ad una sua possibile rappresentazione, che nelle ultime pagine arriva a mostrarci come questa possa essere violentemente negata dalla guerra – nuova sovrastruttura artificiale e coercitiva imposta all’uomo.La pornografia diventa lo strumento, immediato e riconoscibile, per mostrare la verità intima dei personaggi che giunge al lettore grazie alla comune e condivisa esperienza sessuale. Una rappresentazione diretta alla radice dell’essenza umana che, nell’espressione-inclinazione sessuale, si libera dalle sovrastrutture mostrando il proprio vero volto. Una scelta che appare obbligata e che, correndo il rischio di essere fraintesa, si sostanzia in una nuova eclettica prova d’autore che, seguendo il percorso più scomodo, problematico nel coniugare pornografia e cultura, prende le distanze da modelli preconfezionati di racconto. Una sfida al lettore ad andare oltre l’immagine – solo apparentemente gratuita – che offusca, così come la comune interpretazione letteraria confonde la reale percezione delle protagoniste.
La complessità di Lost Girls si manifesta anche nelle scelte narrative percorse da Moore. Ogni volume, introdotto da una citazione tratta dalle opere di Lewis Carroll, J.M.Barrie e L. Frank Baum, si compone di dieci capitoli contenenti otto pagine, con riferimento alle allusioni matematiche disseminate nei romanzi di Carroll e alle otto caselle del bordo della scacchiera, elemento fondamentale di “Attraverso lo specchio”. I dialoghi, invece, rispecchiano fedelmente la personalità delle protagoniste: Alice borghese e autoritaria, Dorothy frizzante e contadina e Wendy timida e repressa.
Le illustrazioni di Melinda Gebbie si amalgamano perfettamente al narrato. Prive di qualsiasi intento morboso, risultano fredde, naif, distanti dalla perfezione anatomica e quasi infantili; vuote d’intenti voyeristici e dedicate a codificare la pornografia in espressione artistica. Mai gratuite o volgari, caratterizzano perfettamente la personalità delle protagoniste, aggiungendo spessore ai diversi registri narrativi grazie all’alternanza di scelte stilistiche direttamente riconnesse alle atmosfere letterarie originali: per Lady (Alice) Fairchild la scelta ricade su vignette ovali che ricordano la forma di uno specchio; Wendy è invece raffigurata in ampi pannelli verticali, claustrofobici e ricchi d’ombre, a sottolineare la sua repressione sessuale in un gioco di rimandi all’architettura Vittoriana; allo spirito avventuroso di Dorothy, sono invece dedicate vignette panoramiche che mostrano le selvagge pianure del Kansas.
Ogni capitolo è poi impreziosito da affascinanti citazioni a grandi pittori e illustratori, esponenti dell’Art Nouveau e maestri dell’erotismo: Aubrey Beardsley, Alphonse Maria Mucha, Egon Schiele e Franz von Bayros.
Lost Girls è un’opera coraggiosa e sperimentale. Nell’intento di mostrare il dietro le quinte della vita immaginaria delle protagoniste mette in scena il sesso senza alcun senso di colpa o vergogna, comunicando direttamente con la parte intima del lettore, attraverso l’uso della pornografia rivisitata in chiave artistica. Tra le sue pagine si aggirano personaggi straordinari, dichiaratamente incapaci di alcuna finzione e per i quali, come nel caso di Alice che assurge a pietra angolare del racconto, non è azzardato fare un paragone con altre figure letterarie create da Alan Moore: Ozymandias di Watchmen e Mina Harker di The League of Extraordinary Gentlemen. In sottofondo il rumore bianco della guerra, protagonista aggiunta e dissonante rispetto alle scene di sesso, inarrestabile e brutale nella sua gestualità di morte e distruzione, incapace di osservare le sue lugubri fattezze nello specchio della verità.
Riferimenti:
Il sito della Casa Editrice: http://www.magicpress.it/
Il sito dell’Editore inglese: http://www.topshelfcomix.com/
Intervista ad Alan Moore su Ultrazine.org: http://www.ultrazine.org/um032a.html
Neil Gaiman su Lost Girls: http://journal.neilgaiman.com/2006/06/lost-girls-redux.html
Lost Girls su Wikipedia.org: http://en.wikipedia.org/wiki/Lost_Girls