Un irlandese ubriacone e vagabondo – che col suo nome dà il titolo alla serie –, la Londra del 1800 (abbandonata nel giro di poche pagine), qualche espediente iniziale piuttosto brusco e mal giustificato, belle donne di famiglie nobili, intrighi fumosi non di semplice comprensione e giustificazione, tribù del medio oriente, e qualche individuo di origine francese: è un calderone di ingredienti disomogenei quello che compone la serie francese Lester Cockney per Cosmo edizioni. Uscì a colori e a puntate sulla vecchia rivista Comic Art, ora viene rispolverata nel formato bonellide. Le tavole in formato ridotto e in bianco e nero risultano leggermente difficili da seguire e leggere, non tanto a causa della riduzione in sé, quanto per la costruzione audace di certe pagine fatte di diverse vignette, spesso sovrapposte o piccole. La qualità del disegno realistico e dettagliato di Franz non è da mettere in discussione, lo si potrebbe dire più godibile in formato più grande, ma per contro ne va ammessa anche la scarsa originalità. Siamo lontani da un Hermann, la cui ispirazione è evidente. La storia non è delle più limpide, come invece siamo abituati a leggere per tradizione italiana popolare in questo formato. I due episodi di 48 pagine (due albi della classica foliazione francese) mostrano un eroe poco appassionante, e comprimari che agiscono senza troppa coerenza, ma soprattutto una sceneggiatura che non riesce a rivelarsi chiaramente al lettore, fattore essenziale per una storia di avventura.
Abbiamo parlato di:
Lester Cockney #1 – I Folli di Kabul
Franz
Cosmo Edizioni, ottobre 2012
98 pagine, brossurato, bianco e nero – 2,90€
Lobo
17 Ottobre 2018 a 14:30
Non condivido. Ho letto LC ai tempi su Grandi Eroi edito Comic Art e il formato grande a colori lo valorizza moltissimo. la storia va letta con gli occhi del tempo, e di fine anni 70 e quindi certe ingenuità vanno perdonate. Poi in giro ci sono cose nettamente peggiori.
Buono.
la redazione
17 Ottobre 2018 a 23:15
Beh, sul formato dai ragione alla recensione, ovvero che nel piccolo (e in bianco e nero) si ha la sensazione di perdersi qualcosa. Troviamo un poco discutibile il concetto del “si trovano cose peggiori”: la valutazione è sul singolo fumetto, il fatto che ci siano cose molto più brutte, come il fatto che ne esistano di altrettante molto più belle, non dovrebbe cambiarne il giudizio. Al massimo lo contestualizzano.