La torrida estate giapponese, due ragazzi liceali, uno sperduto paese di montagna. Questi sono i sapori dell’Estate in cui Hikaru è morto – Hikaru ga shinda natsu in originale – l’opera di Mokumokuren portata in Italia da J-POP a fine giugno. Uscito in Giappone nel 2022, il titolo ha riscosso un grande successo fin dai primi numeri, tanto da venire nominato ai premi Next Manga Award e Manga Taisho, e vincere il premio Kono Manga Ga Sugoi! nel 2023.
Il fumetto si apre con un’atmosfera molto densa che cattura l’attenzione del lettore sin dalle prime pagine e lo trascina con sé lungo una spirale di emozioni. È subito chiaro che c’è qualcosa di non detto, un alone di mistero che si infittisce a mano a mano che la storia prosegue, e quando alcuni dettagli vengono svelati altri se ne aggiungono a mantenere alta la suspence. Grazie anche all’utilizzo di flashback, che danno ritmo e movimento alla narrazione, il lettore rimane incollato alle pagine mettendo insieme il puzzle un pezzo per volta.
I protagonisti sono Yoshiki e – ovviamente – Hikaru, amici d’infanzia legati da un forte sentimento: il primo è taciturno, cupo e insicuro, il secondo è chiacchierone, allegro e diretto. Uno ha i capelli scuri, l’altro i capelli chiari. La quotidianità dei due ragazzi viene raccontata alternando scene di forte serietà e tensione a momenti d’ilarità e allegria. Questa sorta di dualità viene portata avanti per tutto il volume, andando a esacerbare il senso di disagio, soprattutto nel momento in cui alcune verità riguardo a Hikaru vengono a galla.
Ogni dettaglio delle scene è al servizio dell’ambientazione dark, compreso il largo utilizzo di onomatopee come il frinire delle cicale o il rumore delle ruote delle bici sulla strada, che vengono quasi spogliate del loro significato e usate invece in modo evocativo: in alcuni passaggi i suoni prendono completamente il posto delle parole, veicolando messaggi in modo non verbale. Anche i dialoghi fanno la loro parte, mediante l’utilizzo di un linguaggio forte e diretto e mai allusivo o simbolico.
L’angolazione delle inquadrature nelle tavole è spesso particolare e inaspettata – fisheye, punti di vista dal basso, primi piani drammatici – e ha sempre il medesimo scopo: trasmettere paura, disagio, attesa. Il risultato è un forte coinvolgimento dei sensi durante l’intero volume, che immerge il lettore nel racconto.
La linea del disegno è netta, le immagini virano verso il grottesco, in particolare dove necessario esacerbare l’atmosfera di tensione e mistero. L’autore gioca con le zone d’ombra per conferire intensità, ad esempio sui volti dei personaggi, ma anche con le ombre in generale, allungandone e distorcendone le forme. Le tavole sono dettagliate e spesso, come già detto per le onomatopee, le immagini si sostituiscono alle parole dando una chiara visione e un chiaro sentore degli avvenimenti. Viene spontaneo fare un parallelismo con Junji Ito, maestro del genere: seppur in certi passaggi il tratto realistico e forte possa ricordare le sue opere, i volti dei personaggi rimangono meno asciutti e taglienti – per non menzionare le ambientazioni, che sono più legate alla quotidianità e meno riferite al soprannaturale. Infine, nonostante si parli di horror, le scene non sono mai splatter e questo rende il manga adatto anche a una fascia di lettori meno inclini alla tipologia.
Un primo volume che lascia il segno e instilla il desiderio di scoprire l’evoluzione della storia, ponendo le basi per una buona narrazione: un manga seinen, un horror soft con elementi che strizzano l’occhio al boys love (il rapporto tra i due personaggi principali è piuttosto stretto). Non resta che attendere i successivi volumi – attualmente in patria ne sono usciti tre – per valutare se il livello dell’opera riuscirà a mantenere le alte aspettative promesse in apertura.
Abbiamo parlato di:
L’estate in cui Hikaru è morto Vol. 1
Mokumokuren
Traduzione di Matteo Cremaschi
J-POP, 2023
192 pagine, brossurato con sovraccoperta, bianco e nero con pagine a colori – 6,90 €
ISBN: 9788834920787