Il secondo volume di Ascender edito da Bao Publishing raccoglie i capitoli #6-10 della serie Image Comics sceneggiata da Jeff Lemire per i disegni e i colori di Dustin Nguyen.
Andy e Mila, padre e figlia separati alla fine del primo tomo, vivono le loro avventure in due trame montate dall’autore in alternanza, con l’inserimento di due ulteriori archi narrativi personali a donare un respiro ancora più ampio alla vicenda. Proprio dai due innesti sul filone principale scaturiscono i momenti più interessanti de Il mar morto: si tratta dell’approfondimento psicologico di Telsa, compagna di viaggio di Andy in Descender, e della Madre, villain di questo sequel.
Il ritorno del primo dei due personaggi significativi per il racconto è accompagnato in alcune pagine da diverse gradazioni di rosso che lasciano intuire la drammaticità degli eventi. La presenza della donna offre la possibilità di pescare nel passato per aggiungere tasselli di raccordo tra la prima serie e Ascender, un’operazione in qualche modo analoga al world building svolto da Lemire e Nguyen nei primi cinque episodi, solo più scorrevole e meno suggestiva, poiché manca dell’effetto sorpresa. In ogni caso, le informazioni che si ricavano dall’analessi contribuiscono a chiarire le motivazioni per le quali i protagonisti si trovano a vivere in un universo desolato, in cui solitamente il grigio e il bianco abbondano e si rivelano tinte molto efficaci per esprimere la decadenza seguita alla venuta delle grandi macchine rinominate “Descender”.
Per ospitare la caratterizzazione della Madre affrontata nel nono capitolo, il piano dei ricordi e quello metafisico della magia si fondono in uno scenario dai toni azzurri e luminosi, in un paesaggio che rimanda ai territori al di là della barriera visti in Game of Thrones. Con un ritmo più lento rispetto a quello sostenuto degli albi precedenti e del successivo, che come il sesto e i primi cinque termina con il ritorno di un altro character noto, il registro, pur diventando prettamente informativo, resta comunque coinvolgente, soprattutto perché si riesce a provare simpatia per l’antagonista, una donna dal comportamento inaccettabile, dovuto però a una giovinezza di soprusi e sofferenze.
Lo sguardo sui fatti remoti è analitico e ha una tripla funzione: veicola l’idea che si debba conoscere il passato per guardare lucidamente al futuro; svela qualche dettaglio sul pregresso della vicenda e, infine, getta le basi per una svolta che probabilmente determinerà l’evoluzione e gli snodi narrativi della storia.
Accanto ai temi di cui sopra, Lemire sceneggia alcune sequenze dedicate ad argomenti importanti come l’elaborazione del lutto, con alcune delle sue fasi, il sacrificio e la perdita; cura il linguaggio con il quale si esprime un guaritore, che ripete ogni frase due volte, e quello sboccato adottato da vampiri di bassa lega. Sul piano lessicale si registra anche uno “scivolone”, ossia l’uso ricorrente del soprannome “piccola” affibbiato a Mila e l’inevitabile “non chiamarmi piccola” di rimando: un cliché ricorrente nella narrativa per immagini (e non solo) ormai diventato alquanto fastidioso.
Dal canto suo, Nguyen continua a catturare l’attenzione del pubblico con ambientazioni accattivanti, sebbene contrariamente a quanto ipotizzato nella recensione del primo volume nella seconda uscita i vari pianeti mostrati nelle fasi introduttive non vengano esplorati. Paesaggi innevati, specchi d’acqua, foreste e prigioni si popolano di creature mostruose e crudeli, di figure imponenti con tratti rozzi e spigolosi, posture e movenze talvolta dinoccolate, talaltra pesanti e inesorabili.
Per dare il giusto risalto alle scene di maggiore impatto, l’artista ricorre alle splash-page e alle vignette di grandi dimensioni; non mancano poi tavole organizzate secondo uno schema di tre strisce, ciascuna con due riquadri, usate soprattutto per dialoghi e primi piani. Tra questi, dal punto di vista estetico ma anche diegetico, sono significativi quelli dedicati agli incontri tra Telsa e due individui per lei importanti.
Anche se nel finale del volume gli elementi di stampo fantascientifico che hanno animato buona parte della prima serie rifanno capolino, il disegnatore statunitense dimostra di sentirsi particolarmente a proprio agio con le atmosfere e i personaggi tipici del fantasy. Grazie al suo lavoro, Il mar morto, un’opera in media più fredda rispetto agli standard di Lemire, acquisisce uno spessore emotivo maggiore e consente al lettore di farsi trasportare dai fatti narrati.
Abbiamo parlato di:
Ascender #2 – Il mar morto
Jeff Lemire, Dustin Nguyen
Traduzione di Leonardo Favia
Bao Publishing, 2020
130 pagine, cartonato, colori – 18,00 €
ISBN: 9788832735178