Josif, il gorilla d’acciaio creato da Barzi e Ambu

Josif, il gorilla d’acciaio creato da Barzi e Ambu

"Josif - 1957" di Davide Barzi e Fabiano Ambu pone un'importante questione: dove finisce la storia e dove comincia la fantascienza?

Josif_Immagine in evidenza

La corsa allo spazio fu uno dei momenti culminanti della . La competizione tra blocco sovietico e blocco occidentale si fece così serrata da portare a un'innovazione dopo l'altra, da perseguirsi con ogni mezzo possibile. Sconfiggere il nemico – il mostro capitalista da una parte, il diavolo rosso dall'altra – era l'assoluta priorità. E cosa può essere disposto a fare un paese per soddisfare il suo leader, elevato quasi al rango di divinità?

Josif_1Il gorilla Josif Vissarionovic Dzugasvili nasce in un momento di transizione per la Russia, e porta appunto lo stesso nome del leader, meglio conosciuto al mondo come Josif Stalin, morto nel 1957 (piccola forzatura narrativa per far combaciare meglio gli eventi, in realtà morì nel 1953) per un'emorragia cerebrale.

Dopo il fallimento della missione con la cagnetta Laika (il cui vero nome era Kudrjavka, ovvero “Ricciolina”) il governo sovietico vuole ritentare con un animale più grande: un primate. Ciò sancirebbe il suo successo rispetto agli Stati Uniti, e il trionfo dell'ideologia comunista. Il gorilla viene quindi spedito nello spazio per una missione mai tentata prima.

Definire Josif non è un'impresa semplice. Di certo il fumetto va affrontato con una predisposizione flessibile, in quanto non è facilmente categorizzabile (e non si può certo dire che questo sia un male, ma bisogna esserne consapevoli). I suoi livelli di lettura sono infatti molteplici, dal momento che mescola storia, fantascienza, humor nero, denuncia politica, sociale e animalista.
La cura messa in ogni dettaglio, inoltre, rende Josif un'opera particolarmente interessante e innovativa sotto diversi punti di vista.
Mettendo sotto una nuova luce numerosi personaggi reali (come Pavlov, Stachanov e il presidente Hoover), con una sceneggiatura sagace e pungente, riesce a piegare gli eventi a suo piacimento, senza mai risultare fazioso o incoerente: quello che ci offre è il racconto verosimile di un avvenimento falso che potrebbe anche essere vero.
Un'operazione audace che, pur con il rischio di non essere pienamente apprezzata nella sua logica di sovrapposizione del reale e del fittizio, porta inevitabilmente a riflettere, in particolare sull'uso che facciamo degli animali per scopi atti a soddisfare solo esigenze belliche e politiche.

josif_2I disegni di fanno  buon uso della griglia narrativa, con un abile utilizzo di dispositivi narrativi anche diversi dal fumetto (le pagine 61-62 e 64-65, per esempio, sono un chiaro riferimento alla modalità di narrazione dei film muti); purtroppo, in alcuni punti appaiono frettolosi (in particolare nelle scene d'azione) e risultano leggermente caotici.
Tuttavia, grazie soprattutto ai colori di Rosa Puglisi con prevalenza di bianco, azzurro e rosso, l'intera scelta cromatica risulta di grande impatto, ricordando i colori netti e penetranti dei manifesti di partito del regime comunista.
La sequenza conclusiva, sempre sceneggiata da Barzi ma disegnata da Alberto Locatelli, è di un surreale, grottesco ma apprezzabile umorismo.

Il dossier finale, a metà strada tra la realtà storica e un mockumentary ben fatto, è la conclusione perfetta, capace di far sfumare del reale in quello degli insondabili coni d'ombra della storia umana.
Perché, come dice Luigi Bignami nell'introduzione al volume:

“Con il fumetto invece, realtà e fantascienza si incontrano e, quando necessario, l'una sa esaltare la verità dell'altra e viceversa.”

Abbiamo parlato di:
Josif – 1957
Davide Barzi, Fabiano Ambu, Rosa Puglisi
, 2015
128 pagine a colori, brossurato con alette – 13, 95 €
ISBN: 9788899288075

 

2 Commenti

2 Comments

  1. Massimo Tessitori

    18 Ottobre 2015 a 10:33

    Credo che questa recensione sia troppo indulgente.
    Dato il mio interesse per la storia dell’astronautica sovietica, io ho commesso l’errore di comprare questo fumetto, ma non sono riuscito ad arrivarne al finale.
    Comincia dipingendo il leggendario progettista di missili Korolev come un folle sadico che si diverte a far uccidere i suoi scienziati in modi fantasiosi per motivi banali (a quel ritmo, quanto tempo si starà a far fuori tutto l’establishment scientifico?) poi continua con la trovata di mandare nello spazio un gorilla assassino che ammazza quasi tutti quelli sui quali mette le mani (visto che termoregolare la sonda in cui trova posto un cane era troppo difficile, perché non provano con un animale più piccolo?).
    Il lavoro prosegue in modo sempre più inverosimile: il gorilla, mandato in orbita, entra in una stazione spaziale abitata da strani personaggi (ma come, poco tempo prima avevano fallito a far sopravvivere un cane in una sonda, e ora hanno già una stazione spaziale abitata?), e poi…
    Basta, credo di avere scritto troppo per un fumetto che non sono neppure riuscito a proseguire fin alla fine.

    • Giulia Prodiguerra

      19 Ottobre 2015 a 10:58

      Ciao Massimo, innanzitutto grazie per il tuo commento. Al di là della personale valutazione su quelli che possono essere dei punti deboli della trama, credo che l’idea che ci si può fare dell’opera cambi molto a seconda dell’approccio che si ha durante la lettura (e ciò non implica che ce ne sia uno giusto o sbagliato, semplicemente sono diversi): tu, visto la tua passione per l’astronautica sovietica, hai ricercato un approccio più storico e fedele, che però non viene soddisfatto, che io ho percepito molto di più nell’ottica del puro mockumentary, che parte da basi storiche reali per stavolgerle e creare una storia completamente diversa. Come ho scritto anche nella recensione, uno dei punti più ambigui dell’opera è proprio la sovrapposizione costante di reale e fittizio, non sempre chiara.

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