Jacovitti: Beppe e co.

Jacovitti: Beppe e co.

In questo volume è presente una parte del materiale prodotto da Jacovitti negli anni Settanta. Accanto al surreale e metafumettistico Beppe, una lunga serie di “panoramiche”, un'affollata piazza di personaggi, interpreti e commentatori dell'attualità del periodo.

In questo volume è presente una parte del materiale prodotto da Jacovitti negli anni Settanta: accanto alle vignette del surreale e metafumettistico Beppe, che dà il titolo alla raccolta, troviamo una lunga serie di “panoramiche”, tavole composte da catene di sketch, senza spazi di divisione tra l’uno e l’altro, quasi a formare un’affollata piazza di personaggi, interpreti e commentatori dell’attualità del periodo. Battute fulminanti, omini legati l’un l’altro da demenziali metamorfosi, donnoni prosperosi, nonché i consueti salami, punte di matite, lische di pesce che costituiscono il marchio di fabbrica di Jacovitti.
Apre il tutto una pregevole introduzione di Gianni Brunoro, che porta alla luce due peculiarità narrative dell’autore dai natali termolesi: l’abilità coi giochi di parole e la trasfigurazione comica del sadismo, frequente nei giocosi disegni di personaggi mutilati, accoltellati, feriti in vario modo ma sempre in movimento, vitali e con la battuta pronta.
In Jacovitti il bizzarro si prende gioco della Morte, rendendo chiara la funzione catartica dietro la costruzione dei suoi surreali universi. Non a caso Brunoro cita le teorie freudiane sul superamento dell’angoscia mediante stravolgimento, e questo fa scattare un’analogia automatica con la moderna estetica comico-macabra di Quentin Tarantino, segno che essere definito “autore senza tempo”, nel caso di Jacovitti, non è mera retorica.

Le Panoramiche

Nella prima parte del volume le tecniche per generare la risata variano da alcuni classici meccanismi della commedia popolare (donne prosperose e mariti traditi), al gioco di parole che si trasforma in realtà. I personaggi maschili quindi ostentano corna vere e proprie, che assumono le fogge più disparate e funzionali alla battuta di turno, mentre quelli femminili soffocano coi loro giganteschi seni omini dalla risposta pronta. Una femminilità ingombrante, che ci fa ripensare alle figure familiari di donne forti che lo stesso autore rievocava parlando della sua infanzia, e che fornirono da ispirazione per personaggi come “La signora Carlomagno”. 
Una “scollatura a balconcino” può diventare nei disegni di Jacovitti un balcone vero e proprio, da cui si affacciano maliziosi inquilini, e chi “la fa troppo lunga” può essere punito con un dilatamento oltre misura del proprio collo. Perfino gli infermi e i mutilati partecipano al gioco, sottoponendosi a mutazioni e battute surreali, che cancellano ogni compatimento gratuito e trasformano la tristezza in gioco.
Pur dichiarandosi avverso alla folla, ai luoghi pubblici, e amante della solitudine, Jacovitti riesce a darne un ritratto pungente. Nelle Panoramiche sembra quasi di attraversare la piazza del proprio paese, ricavando una visione smontata e riassemblata in modo giocoso dei discorsi, dei tic, del conformismo popolare. Alcuni sketch sembrano proprio dialoghi e scenette viste per strada e riorganizzate in costruzioni mentali divertenti.
Le figure si susseguono senza sosta, in scambi di azioni e botta e risposta dove trionfa un umorismo immediato, perfetta sintesi tra parola e disegno che trasporta in senso fumettistico la pura energia da slapstick comedy. Perfino le pipette dei balloon partecipano alla battuta, arrivando anche a trafiggere l’omino di turno.
In questa armonia globale, in cui tutto ciò che è scritto e disegnato partecipa al divertimento del lettore, viene fuori l’espressività incontenibile, la voglia di riempire ogni singolo spazio bianco. I tanto famosi salami e lische di pesce, a detta di Jacovitti stesso, erano inseriti tra una scena e l’altra in attesa che scaturisse l’idea per la prossima battuta. Quasi una sorta di “respiro” grafico per scandire meglio il tutto.
Il bianco e nero in cui sono stampate le tavole lascia comunque intatte le trame di tratteggi che davano profondità alle forme, sostituendo egregiamente il colore. Anche all’occhiata più distratta appare chiaro come ci fosse un fortissimo senso della misura e della composizione nel modo di disegnare dell’autore termolese, poiché nonostante la pagina fosse piena zeppa, gli elementi di primo piano riuscivano a risaltare e a succedersi con matematica precisione.

Beppe

Nella seconda parte, attraverso le vicende del titolare del volume, continuano a susseguirsi i toni tra satira e grottesco. Si parte con le tavole in grande formato de “Il Grande Beppe”, che esordisce polemizzando con la TV, rea di privilegiare notizie dal mondo anziché concentrarsi su quelle italiche, costringendo lo speaker (visualizzato come un minuscolo omino che abita davvero dentro la TV) a rientrare e parlare finalmente del nostro paese.
Ma da subito la polemica sociale si alterna al sovvertimento del senso della realtà.
Il personaggio inizia a giocare con la percezione di sé stesso e con la visuale del lettore, camminando lungo “il soffitto” delle vignette, scomponendo e ricomponendo il proprio corpo, scambiandosi l’identità con il suo interlocutore. Le vignette di Beppe violano qualunque regola non scritta. Il disegno si rifiuta di rappresentare il reale, e preferisce prendersi gioco su carta delle sue limitazioni, con un umorismo che funziona anche con le vignette mute.
Nelle strip di formato più piccolo, “Little Beppe”, torna a farsi strada un umorismo più sincopato e veloce, che cerca di sfruttare al meglio i “tre tempi” che consentono le vignette della striscia.
Le azioni del personaggio continuano a giocare con la prospettiva del lettore e con le metamorfosi del corpo che obbedisce a concetti e linguaggio del senso comune (Beppe morso dalla sua stessa pipa per dimostrarci che “il fumo fa male” ).

Conclusioni

Oltre a rappresentare un pregevole oggetto di collezionismo, questo volume offre una fotografia dello Jacovitti più deformante e giocoso nei confronti del mondo in cui viveva, uno Jacovitti che smontava la realtà vera e propria piuttosto che veicolare il proprio stile all’interno di mondi costruiti appositamente (come quelli dei più celebri Cocco Bill o Zorry Kid). La raccolta di strip indipendenti offre l’occasione per uno sguardo più ravvicinato sulla parte più creativa ed estemporanea della sua arte.

Abbiamo parlato di:
Beppe e Co.
Jacovitti
Nicola Pesce Editore, 2010
88 pagine, cartonato, bianco & nero – 17,90€
ISBN:978-88-96681-07-7

Riferimenti:
Nicola Pesce Editore: www.nicolapesceeditore.it

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *