Io che amo solo te: la necessità di amare e le sue conseguenze

Io che amo solo te: la necessità di amare e le sue conseguenze

Ricca di contenuti, messaggi e cuore, il nuovo fumetto di Giulia Argnani si dimostra un esempio da seguire tra le autoproduzioni.
Amo Solo Cover

C’è una canzone che Giulia Argnani cita a più riprese all’interno di questa storia, a partire dal titolo: Io che amo solo te di Sergio Endrigo. Questo brano romantico vede il protagonista confessare alla sua amata di aver avuto soltanto lei nella vita, promettendole che “non ti perderò, non ti lascerò, mi fermerò e ti donerò quello che resta della mia gioventù“. Parole belle e intense, legate a un ricordo di Federico, il protagonista maschile del racconto. Tuttavia, leggendo il fumetto si ha la sottile impressione – forse non intenzionale da parte dell’autrice – che questo testo assuma contemporaneamente un carattere negativo: una sorta di minaccia, un’ossessione, una maledizione legata a un’incapacità di crescere, cambiare, perdonarsi e dimenticare.

Federico e Sara, la controparte femminile della storia, vivono infatti una vita segnata da tragici eventi che hanno colpito le persone che amavano di più. Il padre di Sara è stato ucciso da due balordi durante una passeggiata con la figlia, che ha assistito alla scena restando nascosta dietro dei cespugli; e da quel giorno Sara si incolpa di averne provocato la morte, avendo insistito per fermarsi a giocare a nascondino con lui. Federico invece è stato abbandonato prima dalla madre, alcolista, e poi dalla moglie, che lui continua ad amare nonostante tutto.

Questi drammi hanno influenzato profondamente i due giovani, segnando per sempre le loro vite: Sara si è iscritta a una scuola di teatro e desidera con tutte le sue forze, in contrasto con i desideri della sua famiglia, diventare una scrittrice per onorare la promessa fatta a quel padre che non è riuscita a salvare. Federico, invece, è incapace di elaborare i suoi lutti e vive un’esistenza fatta di consulti psicologici, ansia, attacchi di panico, difficoltà di comunicare, relazioni vuote e l’incapacità di andare avanti con la sua vita. A salvare, metaforicamente e realmente, questi due giovani dai caratteri molto diversi e apparentemente incompatibili sarà proprio il loro incontro fortuito, e un lungo viaggio in auto attraverso la penisola che li costringerà a venire a patti col proprio passato, a ritrovare la loro voce e ripartire verso un futuro diverso e, si spera, migliore.

Amo Solo 2

Giulia Argnani, autrice completa e attiva dal 2002, che in passato ha pubblicato per Mondadori, Tunué ed Edizioni BD, sceglie per questo suo nuovo lavoro, al quale dimostra di tenere molto, la via dell’autoproduzione. Una scelta interessante, che rispecchia i tempi attuali e che l’autrice afferma di aver adottato per poter avere la massima libertà espressiva e per potersi permettere di non seguire le tematiche del momento ma ciò che sente più urgente per se. Affermazioni significative dalla cui realizzazione pratica è nata una graphic novel di oltre 200 pagine nella quale Argnani, libera di raccontare una storia che le sta a cuore, riesce – forse proprio per questo – a mettere in evidenza le sue doti di narratrice e disegnatrice/colorista.

Accattivante fin dalle prime tavole, la storia procede in maniera lineare prendendosi tutti i suoi tempi (l’incontro tra Federico e Sara, ad esempio, avviene solo a pagina 44) e dimostrando la competenza della fumettista nel trattare la materia narrativa e nell’imbastire scene dallo svolgimento dinamico, rapido, coinvolgente e tecnicamente pregevole. Le inquadrature, il susseguirsi delle vignette, la composizione delle tavole e la costruzione dei dialoghi, dei silenzi e delle atmosfere contribuiscono a creare un ritmo giusto per facilitare l’ingresso del lettore nella realtà che gli viene offerta.

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Argnani sa passare con disinvoltura dai momenti più leggeri a quelli più intensi, gestendo abilmente gli stacchi e i raccordi tra le scene e creando dialoghi realistici e mai didascalici. I suoi protagonisti sono ben costruiti, realistici, riconoscibili e resi vivi dai rapporti che li caratterizzano e li legano, inizialmente resi turbolenti da bisticci e incomprensioni ma grazie ai quali entrambi attraverseranno un percorso di cambiamento e accettazione che ce li fa ritrovare alla fine del racconto sempre simili a loro stessi ma nello stesso tempo cambiati, più maturi, più adulti, più consapevoli. Tutto questo non attraverso facili risposte, magiche compensazioni o miracolose risoluzioni, ma tramite un’accettazione del passato e un riappropriarsi di emozioni sopite o respinte che ha il suo culmine in un evento catartico che rappresenta il cuore del racconto, e che Argnani riesce a narrare con efficacia. 

L’unico appunto che mi sentirei di fare, ma che non inficia la qualità della graphic novel, è il fatto che il “grande evento” al quale Federico e Sara (più la seconda che il primo) dovrebbero partecipare, uno dei motivi del loro lungo viaggio, alla fine non venga mostrato affatto. Ne vediamo delle conseguenze indirette, e la scelta narrativa dell’autrice è stata per una legittima cesura; pure – da lettore – mi avrebbe fatto piacere assistere all’arrivo degli eroi, al confronto che sicuramente li avrebbe attesi in Puglia, e alla maniera in cui si sarebbero comportati, forti delle loro nuove consapevolezze. Come diceva Čechov, se in una storia appare una pistola, prima o poi quella pistola deve sparare. Se un elemento viene presentato deve avere una sua funzione narrativa, altrimenti rischia di sembrare superfluo.

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Valido anche lo stile di disegno: molto immediato, stilizzato al punto da apparire in alcuni tratti più simile a un layout (forse uno stile più “completo”, dettagliato, preciso, avrebbe giovato alla storia, rendendola più personale e ricca, e anche alla rappresentazione degli occhiali di Federico – lo dico con ironia), ma sempre in grado di trasmettere al lettore la giusta immagine, il giusto sentimento.

Funzionale anche la scarna palette basata su una base di grigio e due toni colore – il giallo per il presente e il rosso per il passato – che ha l’obiettivo (riuscito) di vivacizzare le pagine e aiutare nella gestione dei tempi narrativi. Bella la copertina, e ottimo il messaggio che il racconto veicola. L’interesse, la passione dell’autrice per la vita e le sue incognite, per l’incomprensibilità di certi eventi che sfuggono al nostro controllo e ai quali spesso non esiste un rimedio perfetto, è palpabile; così come il suo affetto per i personaggi di cui narra le vite. Sembra che, oltre a loro, sia Argani stessa a cercare risposte, o forse stia tentando di sollevare domande interessanti, significative; quelle che ci rendono umani.

Io che amo solo te è  un buon lavoro. Un’opera che sa coinvolgere, piena di cuore e sentimento, frutto del lavoro di una fumettista che sa destreggiarsi bene con le dinamiche narrative e la costruzione di una trama. La lettura trasmette la sensazione di grande competenza teorica, e che il numero di pagine utilizzate sia “quello giusto”, dettato unicamente dalle esigenze della storia. Nonostante qualche ripetizione troppo insistita dei flashback l’impressione è che Argnani abbia trovato la dimensione ideale per il suo racconto: non ci sono lungaggini eccessive o stiracchiamenti di idee, tentativi di riempire tavole inutili con testi e disegni che girano a vuoto, ma piuttosto il sincero desiderio di prendersi tutte e pagine necessarie perché racconto e personaggi emergano pienamente e completamente.

Sono ormai lontani i tempi in cui la parola “autoproduzione” era spesso legata a prodotti di scarso valore tecnico, materiale e contenutistico; e Io che amo solo te contribuisce a fissarne verso l’alto l’asticella della qualità.

Abbiamo parlato di:
Io che amo solo te
Giulia Argnani
Autoproduzione, 2024
219 pagine, brossurato, toni di grigio e colore – 22,94 €
ISBN: 9798340933409

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