Intervista al collettivo Skeleton Monster

Intervista al collettivo Skeleton Monster

Antonio Fuso, Emilio Lecce, Stefano Simeone, Giorgio Pontrelli, Werther Dell’Edera e Daniele “Gud” Bonomo ci raccontano la loro nuova esperienza collettiva all’insegna del live painting e della commistione di arti e generi.

Skeleton Monster è un collettivo composto dai sei disegnatori, Antonio Fuso, Emilio Lecce, Stefano Simeone, Giorgio Pontrelli, Werther Dell’Edera e Daniele “Gud” Bonomo. Gli autori, che condividono insieme lo studio, hanno deciso di unirsi in un’associazione con l’intento di partecipare ad eventi di live painting, di disegnare stampe inedite, di portare a termine commission per aziende e molto altro ancora.

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Antonio Fuso lavora da oltre dieci anni come grafico, illustratore e fumettista. Ha prestato il suo contributo a Comics, DC Comics, IDW Publishing, Image Comics, BOOM! Studios, 2000AD, Sergio Bonelli Editore, Hasbro, Oakley, Royal Shakespeare Company. Tra i suoi ultimi lavori l’adattamento a fumetti della trilogia Millennium di Stieg Larsson.

Emilio Lecce – dopo piccole collaborazioni con Cagliostro, BD, edizioni, NPE, Tunué e Cut Up, Aurea Editoriale e dopo aver pubblicato la graphic novel Giancarlo Siani …E lui che mi sorride per la Round Robin Editrice, nel 2013 comincia a lavorare per il mercato americano con le case editrici IDW Publishing e BOOM! Studios.

Stefano Simeone è un illustratore e fumettista che collabora e ha collaborato con Red Bull, il Mucchio, XL di Repubblica, Sergio Bonelli Editore, Aurea Editoriale, Villain Comics, IDW, BOOM! Studios. Sue sono anche la graphic novel Semplice (Tunué) e Ogni piccolo pezzo (Bao Publishing).

Giorgio Pontrelli collabora e ha collaborato con Disney (Monster Allergy), Bonelli (Dylan Dog e Le Storie) DC comics , IDW, Heavy Metal, BOOM! Studio, Soleil, Aurea Editoriale, Trapassati inc, RW Lion, Edizioni BD, Rainbow Tridimentional, Arcadia Edizioni, Coniglio editore, Double Shot & Alien Press, Vittorio Pavesio, Edition Narrative, Il Manifesto Sportivo, Ide@, Tunuè, Rai tv, Roncaglia & Wijkander, Tortuga Film, 2B Team, R&C. Insegna dal 2003 presso la Scuola Internazionale di Comics (Roma, Jesi e Pescara).

skeletonpower_wertherWerther Dell’Edera, dopo aver disegnato John Doe e Garrett: ucciderò ancora Billy the Kid, inizia a lavorare per il mercato estero collaborando con la Marvel, con la DC, con IDW, Image. È uno dei disegnatori della nuova miniserie Bonelli Orfani.

Gud è autore di storie umoristiche, vignette, strips, racconti di viaggio e romanzi grafici per grandi e bambini collaborando con Acotel, AIE, Comicsprovider, Fiorucci, Masterchef, Magnolia, Newton & Compton, Next Exit, RCS Libri, SkyUno,Tunuè. Dal 2001 insegna fumetto e scenografia per l’animazione presso la sede romana della Scuola Internazionale di Comics.

Come è nato il progetto?
Antonio Fuso: Le radici del progetto sono già nel vecchio studio, il Michael Kane Studio, che era un luogo fisico che condividevamo con Gabriele Dell’Otto. C’era un nome ma non era un’associazione, una società, non c’erano scopi di massima. A quei tempi risale la realizzazione di Fuckland, ma finita quella esperienza ognuno si era concentrato sui suoi lavori ed è rimasto solo il nome del luogo fisico. Il che era anche una cosa piacevole, perché il lavoro del fumettista è un lavoro solitario e abrutente e noi avevamo risulto risolto lavorando insieme. Skeleton Monster è nato quando siamo venuti a conoscenza dell’organizzazione alle Officine Farneto, un locale che si trova nei pressi dello Stadio Olimpico, “Fermentazioni”, una tre giorni dedicati alla birra artigianale. Era un evento sulla falsa riga della presentazione di eventi newyorkesi: il filo conduttore era la birra artigianale, però nel contempo c’era la radio, la musica, una certa cura dell’estetica . Il locale voleva un’esperienza di tipo visivo da collegare all’evento. Io, Stefano Simeone e Giorgio Pontrelli abbiamo partecipato e ci siamo inventati appunto l’idea di realizzare live un’illustrazione, su un pannello di 3×2 metri, qualcosa di coreografico che ci siamo resi conto attirare molto l’interesse del pubblico. Perché si trattava di disegnare in un contesto altro dalle fiere del fumetto, dove un autore disegna per il libro che sta vendendo, un contesto alieno a quello della grafica, con gente che non masticava il linguaggio dell’illustrazione e tutto questo ha avuto un effetto ancora più dirompente. C’è stata molta partecipazione da parte del pubblico, tutti erano contenti e quindi ad un certo punto la volontà di creare qualcosa di altro tutti insieme si è concretizzata. skeletonpower_stefanoAbbiamo dato vita a Skeleton Monster, un’associazione culturale che si occupa di unire i talenti di sei disegnatori e convogliarli in qualcosa d’altro che al momento sono principalmente performance, happening e disegno dal vivo.

Durante le serate organizzate vi dedicate al live painting e alla creazione di un pannello a tema. Come vi coordinate per l’ideazione del pannello?
Giorgio Pontrelli: intanto ci confrontiamo con il cliente in base al tema e ai colori e poi ci confrontiamo tra noi, proponendo ciascuno delle idee più o meno bizzarre. Alcune, le migliori, vengono poi proposte al cliente che decide quale sia la più adatta e infine passiamo alla fase di sviluppo.

Come è stata concepita la campagna mediatica sul Web?
AF: Sapevamo di dover partecipare a “Fermentazioni”, ma eravamo comunque già partiti con l’organizzazione di Skeleton Monster. Quando abbiamo avuto una data certa per l’evento abbiamo calibrato i tempi di messa on-line del sito e di lancio della campagna virale che ha preceduto l’annuncio ufficiale.La campagna che abbiamo portato avanti non è stata originalissima. Quando mancavano 15 giorni al lancio del sito, abbiamo cominciato a suscitare la curiosità del pubblico, aggiungendo via via un tassello alle informazioni che rilasciavamo. Il filo conduttore del vyral sono state sei illustrazioni – che poi abbiamo portato ai nostri eventi – che recavano tutte l’hashtag #feedthemonster. Una volta finito il giro di illustrazion #feedthemonster abbiamo lanciato il sito e abbiamo iniziato a pubblicizzare il nostro primo evento, che si è tenuto dal 23 al 27 aprile presso il Teatro dell’Orologio di Roma, nel contesto del festival di danza contemporanea Eden. Quella del 25 è stata la serata clou, durante la quale eravamo tutti presenti e che abbiamo filmato, realizzandone un video. Attualmente stiamo organizzando altri eventi, perché il primo è stato un successo, con grande partecipazione di pubblico.

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Vi state aprendo attraverso le illustrazioni, ad un pubblico diverso da quello del medium fumetto. A quale scopo?
AF: Per come ci stiamo muovendo adesso, diciamo che stiamo uscendo dall’ambiente fumetto.
GP: più che un bisogno, lo troviamo interessante e divertente.
AF: Vogliamo sottolineare il fatto che uscire dal media fumetto non vuol dire disconoscerlo. Tutti noi, singolarmente, continuiamo a fare fumetti, ma uniti facciamo altro. Una cosa che abbiamo sempre notato è che il fumettista nella scena italiana vive in un ambiente asfittico: siamo in pochi, ci parliamo fra noi, compriamo i fumetti dei nostri colleghi, restiamo chiusi nelle nostre stanze e ci incontriamo alle fiere. Talvolta ci lamentiamo perché il Fumetto non viene preso in giusta considerazione dagli altri media e, quando viene fatto, viene fatto in modo errato, sbagliando nomi e date e solo allora rivendichiamo riconoscibilità e prestigio per il nostro lavoro. Ma, in concreto, nessuno fa qualcosa per rompere queste barriere e, se lo si fa, è solo per promuovere i fumettisti in un modo diverso dal solito. Il fumettista non è solo quello che disegna i fumetti, ma anche un artista che è in grado di disegnare, è in grado di dialogare disegnando con il pubblico e noi tentiamo di farlo. È come se un musicista, finita la fase di composizione, di registrazione del disco non uscisse di casa e cominciasse ad incidere il disco successivo; mentre c’è anche tutta la parte dei live che, anzi, è fondamentale in un momento di crisi per la discografia come quello attuale. Invece noi fumettisti bypassiamo completamente questa parte, limitandola agli incontri durante le fiere, dove siamo comunque chini sui nostri fogli e semplicemente disegniamo in un posto diverso dal solito.

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 Che emozioni provate a esibirvi live?
GP: La cosa più interessante, secondo me, è che conosci tutti i tipi di persone, nel senso che non incontri soltanto l’appassionato o il lettore.
AF: La parte divertente è stata quella del momento partecipativo, soprattutto nella serata a teatro. Ad un certo punto abbiamo iniziato a distribuire pennarelli tra la folla e tutti si sono uniti a realizzare il pannello.
GP: La gente voleva partecipare e aveva qualcosa da dire, da condividere e da disegnare.
AF: Le persone disegnavano accanto a noi, si scherzava e si rideva ma in maniera spontanea e divertita da parte di tutti. Quando tu disegni per uno che è abituato a vedere disegnare altre persone, o per un appassionato autentico, c’è la felicità della partecipazione, ma c’è anche una sorta di disincanto dato dal fatto che lo vedi fare quella cosa da anni, non ti stupisce neanche più. Invece quando lo fai con persone, che non hanno mai parlato di fumetto e di illustrazione, che giudicano nella misura che quella che vedono sia o meno una bella immagine, e per questo partecipano in maniera più gioiosa, ti viene trasmessa una gioia. Per quanto mi riguarda, quando finisco di fare fumetti mi sento stanco, mentre quando finisco una serata di questo tipo sono felice, carico di energia e mi viene voglia di ricominciare.

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Dei professionisti che si avvicinano al pubblico. Una scelta di questo tipo me la sarei aspettata più da un esordiente…
AF: Fuckland era nato con questo intento, come una sorta di processo inverso.
Nel periodo d’oro dei grandi studi, quando questi si univano per trovare una rampa di lancio per carriere individuali, noi per fortuna , chi più chi meno, abbiamo avuto l’opportunità di tornare indietro e di ricercare il divertimento. Come esperienza è stata molto divertente, ha fatto gruppo, ma non ha raccolto in termini concreti. Adesso stiamo facendo le cose un po’ più “da grandi”. Ci siamo rodati, abbiamo toccato con mano le criticità, abbiamo capito come interagire e stiamo cercando di raggiungere lo step successivo.

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Sito di riferimento:
www.skeletonmonster.com

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