I giocatori di Gillen: too old to Die young

I giocatori di Gillen: too old to Die young

Image Comics raccoglie in un volume brossurato i primi cinque capitoli di "Die", nuova serie fantasy sulla scia del famoso gioco di ruolo "Dungeons & Dragons" sceneggiata da Kieron Gillen per i disegni e i colori di Stephanie Hans.

La parola inglese “die” ha una doppia valenza: quando è usata come sostantivo significa “dado”, quando è usata come verbo significa “morire”. Ben consapevoli di questa ambivalenza ci si avvicina a Die: Fantasy heartbreaker, primo volume della nuova serie Image Comics sceneggiata da Kieron Gillen per i disegni e i colori di Stephanie Hans. Sebbene nella storia il termine venga utilizzato sempre nella prima funzione, visto lo sviluppo della trama è inevitabile pensare anche alla seconda.

Kieron Gillen ha una mente vulcanica: tra le sue creazioni più stravaganti si annoverano The wicked + the divine, Über, Phonogram e Young Avengers. C’era quasi da stupirsi che, dopo aver esplorato i mondi della musica, degli dei e la Storia, non si fosse ancora dedicato ai giochi di ruolo, soprattutto se ci si ricorda che il suo curriculum include la voce “giornalista videoludico”.
Come l’autore spiega nella lunga e approfondita appendice del brossurato, l’idea è balenata durante una chiacchierata con Jamie McKelvie (disegnatore e fidato partner in crime dello sceneggiatore) e Ray Fawkes. Piano piano il concetto ha preso forma e si è tradotto non solo in una serie ongoing grazie al tratto liquido e alle tinte metalliche della francese Hans, ma anche in un gioco correlato che il fumettista sta sviluppando.

Raccontare le vicende di individui che lasciano il mondo reale per entrare nei giochi non è una novità, tanto che recentemente sono stati prodotti vari manga e anime giapponesi che prevedono l’esplorazione in prima persona di universi ludici, da fruire soprattutto online. Per andare su scala ancora maggiore, è sufficiente menzionare il film Ready Player One di Steven Spielberg.

Niente di nuovo, dunque, ciononostante Die si presenta come un fumetto attraente tanto per gli appassionati del famoso RPG Dungeons & Dragons e de Il signore degli anelli quanto per coloro che desiderino semplicemente leggere un buon fantasy, magari richiamati dal nome dello scrittore o catturati da una rapida occhiata alle tavole o alle copertine dal forte impatto visivo, firmate dalla stessa artista francese.

L’incipit è semplice: il primo lancio di dadi durante una partita tra ragazzini si trasforma in un dramma stupefacente, dato che i giocatori si ritrovano all’interno di una realtà a forma di icosaedro, interpretando fino in fondo il ruolo scelto in fase di creazione del personaggio da usare nel corso del gioco. Circa trent’anni più tardi, diventati adulti che portano nell’animo le stigmate della magica esperienza, gli amici si ritrovano per risolvere un mistero legato al dado a venti facce.

Da qui in poi Gillen sviluppa la narrazione come una sorta di viaggio degli eroi, scegliendo di rivelare a poco a poco dettagli sul contesto e sulle personalità dei protagonisti, nascondendo fino alla fine del volume il segreto e le emozioni di Ash, leader del gruppo. Proprio questo riserbo tiene alta la suspense in vista del secondo arco narrativo, pur non essendo l’unico elemento di tensione di una vicenda che prende una piega inaspettata e feconda, proprio quando sembra che non abbia più nulla da dire.


Fatto un accenno al finale, è meglio fare un passo indietro. Il filo rosso che unisce i cinque capitoli è il desiderio dei partecipanti al dungeon di uscirne ed è antitetico rispetto alla sensazione che prova il lettore, che invece vorrebbe andare avanti, continuare a esplorare quelle terre mutevoli popolate da draghi, elfi, nani e uomini armati. E a essere soddisfatta è proprio la brama del pubblico, visto che lo sceneggiatore la asseconda, accentuando gli aspetti esplorativi, bellici e sociali dell’avventura, soprattutto nel quarto episodio, che segue a un capitolo che devia dalla narrazione, piuttosto lineare, di questo fumetto.
Nella terza parte, infatti, Gillen si serve di una comparsa per rendere più chiaro il contesto nel quale si muovono i protagonisti
: scavandone la psicologia riflette sull’importanza dei legami familiari e sulla disperazione che il loro troncamento coatto comporta.
Quello di Die è un mondo in guerra e, sebbene vi sia il tempo per la convivialità, non c’è possibilità di mettere fine ai conflitti continuamente rintuzzati dallo spietato Grandmaster.

L’autore, dunque, non concepisce il gioco di ruolo esclusivamente come un intrattenimento e, attraverso la messa in scena a tratti molto cupa di Hans, sottolinea il fatto che gli avventurieri non siano all’interno dell’universo-dado per divertirsi. Le regole e i meccanismi della partita, molto intuitivi anche per i non esperti, sono crudeli e da Fantasy heartbreaker esce una loro decostruzione. Sebbene nelle intenzioni del fumettista ci sia la volontà di ricostruire dopo aver distrutto – lo afferma egli stesso nella postfazione –, al termine del primo segmento diegetico la speranza sembra svanita, avendo ceduto il passo a desolazione e pessimismo.

A trasmettere il lato oscuro della sfida contribuisce la vena horror presente in diverse tavole, tanto in quelle con un’organizzazione standard, quanto in quelle con una suddivisione più originale. Girando le pagine capita di imbattersi in splash-page singole e doppie, sequenze di rettangoli orizzontali, spezzate da lunghi rettangoli verticali, e parallelogrammi diagonali. In alcuni casi lo spazio bianco tra le vignette contornate di nero abbonda, in altri si assottiglia fino a scomparire.

La disegnatrice, che è sempre brava a rendere palpabile l’atmosfera giocando con tonalità fredde e tenui da rischiarare con fiammate di rosso, cura con attenzione il character design e la mimica dei personaggi: ognuno di loro corrisponde a un archetipo e già attraverso abbigliamento e arsenale mette in luce le proprie qualità peculiari, esternate anche per mezzo dell’espressività facciale, statica e sommessa per il membro riflessivo del gruppo, dinamica e nervosa per la scheggia impazzita.

Se la prosa di Gillen appare spesso tagliente e ricercata pur nella propria concisione, il disegno di Hans avviluppa il lettore, senza però coccolarlo: piuttosto lo seduce quando il ritmo rallenta, per poi stritolarlo quando, nell’assecondare i colpi di scena previsti dalla sceneggiatura, ricerca la soluzione a effetto, così da spingerlo a voltare pagina per soddisfare un autolesionistico bisogno di sapere.

Abbiamo parlato di:
Die #1 – Fantasy heartbreaker
Kieron Gillen, Stephanie Hans
Image Comics, giugno 2019
184 pagine, brossurato, colori – 9,99 $
ISBN: 9781534312708

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