“C’era una volta alla fine del mondo”: crescita e maturazione in un futuro arido

“C’era una volta alla fine del mondo”: crescita e maturazione in un futuro arido

Bao Publishing pubblica la nuova serie post-apocalittica di Aaron e Tefenkgi vissuta da due ragazzi che imparano a (soprav)vivere insieme.

Unnamed 6 768x1180C’era una volta, in un futuro (non troppo) lontano lontano… un mondo devastato da un non precisata apocalisse che ha quasi eclissato l’umanità. Non proprio l’inizio idilliaco che ci si aspetterebbe da una favola, ma C’era una volta alla fine del mondo di Jason Aaron e Alexandre Tefenkgi, pubblicata da Image Comics e portata in Italia da Bao Publishing, di fiabesco ha solo il titolo, che catapulta il lettore in una ambientazione post-apocalittica fatta di visioni distopiche e orrorifiche di un mondo in cui ognuno vive solo per sé senza curarsi del prossimo.

In questo contesto, in realtà abbastanza classico e con numerosi esponenti, Aaron decide di raccontare la storia servendosi di due binari narrativi diversi, quello di Mezzy e quello di Maceo, la coppia di protagonisti. La prima, diminutivo di Ezmeralda, è una ragazza forte, apparentemente priva di emozioni e temprata dalla vita e da un severo addestramento effettuato all’interno di una setta, dalla quale fugge proprio in apertura di volume per forgiare il suo destino e raggiungere la tanto agognata Oasi, un luogo che secondo i racconti dovrebbe essere incontaminato e non toccato dalla distruzione imperante che ha colpito il resto del mondo.
Maceo è invece un ragazzo che ha vissuto da recluso all’interno di un grattacielo per tutta la sua vita, dilettandosi a inventare e costruire strampalati marchingegni apparentemente inutili e che, spinto dal fortuito incontro con Mezzy, decide di abbandonare la sua comfort-zone per seguirla in quella che ai suoi occhi si preannuncia come una grande avventura.

I due diversi contesti di provenienza accendono una luce sui modi di fare e sulla mentalità di ciascuno dei protagonisti: Mezzy è infatti estremamente ancorata alla realtà, con i piedi ben saldi per terra e non si lascia andare a sentimentalismi, mentre Maceo è l’esatto opposto, pieno di sogni, speranze e di quella volontà gioiosa di scoprire il mondo che supera tutte le paure e le ansie che verosimilmente verrebbero a chiunque.
Come nei più classici racconti di formazione Aaron fa arricchire a vicenda i personaggi, con Mezzy che rende Maceo una persona in grado di sopravvivere all’aperto e con quest’ultimo che invece scardina, un pezzo alla volta, il rigido indottrinamento a cui è stata sottoposta la ragazza, facendole riscoprire il mondo sotto una nuova lente e soprattutto facendole conoscere un nuovo modo di vivere fatto di piccoli momenti e piccole gioie.

Once Upon A Time At The End Of The World 001 014Se inizialmente la storia sembra fissata esclusivamente in questo mondo post-apocalittico con i nostri giovani protagonisti, alla fine di ogni capitolo si fa un enorme balzo in avanti dal punto di vista temporale mostrando una situazione ancora più straniante e distopica di quella attuale, con un Maceo sensibilmente invecchiato e trasformato alla ricerca di una Mezzy altrettanto invecchiata, lasciando il lettore (per il momento) a chiedersi cosa possa essere successo per arrivare a quel punto.

Questo continuo portare avanti la storia con sprazzi di futuro rende la narrazione più accattivante, perché presenta il rapporto tra i due protagonisti in fase di crescita e in età adulta, con una progettualità narrativa che si dimostra ben salda. Interessante anche l’utilizzo della setta e della loro impostazione morale, estremamente antiquata e anaffettiva, con un parallelismo nemmeno troppo velato che associa la fine della società alla fine della socialità, con i membri della setta a cui è vietato poter creare relazioni al di fuori di quelle funzionali alla progressione del culto e incapaci di riconoscere la bellezza, in un mondo in cui l’unica cosa conosciuta è la sopravvivenza e l’odio per tutto ciò che non si conforma ai canoni del culto e che richiama apertamente i fasti di un passato ormai scomparso.
Proprio tramite questa dottrina si innesca uno dei grandi temi del volume, ossia la contrapposizione tra la curiosità, la voglia di sapere e di godersi la vita, tutti elementi demonizzati dal culto e visti come cause della distruzione dell’umanità. Questa dicotomia esplode nel momento in cui Mezzy scopre che grazie a Maceo può essere felice e non semplicemente sopravvivere di giorno in giorno senza nessuna prospettiva, ma vivere in modo completo nonostante tutto.

Non ci è dato sapere, per lo meno per ora, cosa ha causato questo scenario post-apocalittico, ma i continui richiami fatti tramite la dottrina della setta fanno presupporre che il motore immobile da cui sia partito tutto sia l’egoismo umano, un altro elemento che di fatto è sempre presente e che guida la narrazione mostrando come dal singolo isolato, autonomo e senza legami, ci si possa evolvere in un rapporto in cui ci si aiuta e ci si fa forza a vicenda.

In questo primo volume l’introduzione dei protagonisti e la nascita e successiva consolidazione del loro rapporto è ben resa e ben tratteggiata, a scapito di un world-building che lascia innumerevoli interrogativi, che cercano risposta nei volumi successivi. L’impressione è che lo sceneggiatore abbia preferito creare una storia in cui solo a trama inoltrata verranno date le nozioni per capire gli antefatti narrativi che giustificano il tutto, riservandosi i colpi di scena per il futuro, con un primo volume che intrattiene ma senza mai calcare il piede sull’acceleratore.

Once Upon A Time At The End Of The World 003 027Se ai testi troviamo un ottimo Jason Aaron, il lato artistico è opera di Alexandre Tefenkgi, che si occupa della quasi totalità delle tavole del volume, per cedere poi la matita a Nick Dragotta, autore delle poche pagine in cui vengono rappresentati i flashforward di ogni capitolo. I due stili sono perfettamente complementari e rendono il passaggio dal presente narrativo al futuro della storia armonioso senza risultare allo stesso tempo uno la copia dell’altro, con due identità ben precise che rispecchiano i toni dei diversi periodi. 

Tefenkgi, infatti, realizza tavole dettagliate e ben strutturate, con splash page ben piazzate che forniscono scorci del mondo vivido e realistico, contrapponendo però a questa rappresentazione globale precisa una caratterizzazione stilistica dei protagonisti più vicina ai fumetti mirati a un pubblico adolescenziale, con una connotazione dei volti che richiama più la stilizzazione dei manga che i fumetti americani. Questa scelta supporta una narrazione focalizzata sui protagonisti ancora adolescenti e in un rapporto emotivo in divenire che assume, nonostante il contesto e una certa maturità di fondo comunque onnipresente nel volume, dei toni squisitamente teen che ben si sposano con il tratto prescelto.

La virata è netta nelle tavole di Dragotta, in cui i flashforward trasudano un clima più maturo e adulto, in cui la rappresentazione dei protagonisti cede il passo a una visione meno edulcorata e più realistica, con un Maceo decisamente in là con gli anni ricoperto di rughe e cicatrici, tutte perfettamente visibili e ben dettagliate, come a segnalare lo stacco netto tra il contesto quasi fiabesco della storia ambientata nel momento in cui i due ragazzi si conoscono e il mondo del futuro in cui chiaramente questo clima è venuto meno per lasciare spazio a una realtà orrenda, sporca e cruda.

Il tutto viene completato dagli ottimi colori di Lee Loughridge per le tavole disegnate da Tefenkgi, in cui si predilige una scelta cromatica che richiama nemmeno troppo velatamente la palette di film come Mad Max, con un seppia predominante che richiama subito il contesto post-apocalittico e risulta facilmente associabile e apprezzabile. Le sequenze di Dragotta vivono invece grazie ai colori di Rico Renzi, che, nel seguire la rappresentazione più matura del disegnatore, abbonda con i toni scuri, in un tripudio di rosso e nero tipici dei fumetti horror connotati da scene graficamente violente.

C’era una volta alla fine del mondo si presenta come una lettura interessante, ben architettata e caratterizzata, dove tutto si incastra in modo armonioso e il lettore viene sapientemente sbalzato tra il presente e il futuro della storia senza rivelare troppo, lasciando quella curiosità di scoprire cosa riserva il prossimo volume. La storia di Aaron e Tefenkgi è un potenziale ottimo racconto post-apocalittico guidato dalle emozioni, che farà felici i lettori che cercano una storia non banale e non telegrafata.

È presto per poter parlare di opera riuscita o meno, considerando che ci troviamo ancora con solo il primo di tre volumi, ma le premesse fanno presagire una storia con un enorme potenziale e con dei personaggi che chiedono di essere sfruttati al meglio, lasciando ben sperare.
Ottima anche l’edizione italiana realizzata da Bao Publishing, che pubblica il tutto in un pregevole brossurato con alette e che in appendice arricchisce ulteriormente l’esperienza di lettura con dei dietro le quinte relativi alla sceneggiatura e alla composizione della pagina.

Abbiamo parlato di:
C’era una volta alla fine del mondo – Volume 1
Jason Aaron, Alexandre Tefenkgi
Traduzione di Leonardo Favia
Bao publishing, 2023
176 pagine, brossurato, colori – 21,00 €
ISBN: 9788832739541

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