“Hitomi”: una storia di vendetta e samurai

“Hitomi”: una storia di vendetta e samurai

Con "Hitomi" Tak e Mazzanti danno vita a un Giappone rosso sangue affascinante e violento.

“La vendetta non è mai una strada dritta: è una foresta. E in una foresta è facile smarrirsi. Non sai dove sei né da dove sei partito.”

Hattori Hanzo affermava nel Kill Bill di Quentin Tarantino di come i propositi vendicativi di una persona possano portare ad uno smarrimento interiore capace di far perdere la bussola a chi ne viene pervaso. Hitomi si inserisce nell’immenso solco delle storie di vendetta, di crescita e di maturazione, per raccontare un’affascinante storia inserita in un contesto che ben si presta al genere: il Giappone feudale del 1590, luogo che già nell’immaginario richiama storie di onore e di vendetta di grande carisma. Hitomi è infatti la giovane protagonista dell’omonimo volume edito da Oblomov edizioni, una matagi (cacciatrice invernale) che intraprende un viaggio per trovare e uccidere il samurai di colore che ha sterminato la sua famiglia.

pop-hitomiQui avviene un incontro tra fantasia e storia: il samurai di colore, infatti, altri non è che Yasuke, figura realmente esistita e probabilmente primo straniero a diventare samurai intorno al 1580, per poi perdersi nell’oblio dopo la morte del suo signore Oda Nobunaga nel 1582. La storia del volume comincia otto anni dopo, immaginando uno Yasuke ormai smarrito, un ronin (un samurai decaduto, senza padrone) che si guadagna da vivere in piccoli spettacoli di lotta organizzati dal suo impresario. La sua storia si lega alla vendetta di Hitomi, mostrandoci un’evoluzione dei personaggi graduale e mai banale.

HS Tak gestisce perfettamente il ritmo narrativo dando ampio respiro alla storia, cominciando da un’introduzione dei protagonisti, dal loro incontro e dall’iniziazione di Hitomi alla via del bushido, proseguendo con gli insegnamenti che faranno di lei un samurai, fino ad arrivare all’affrontare i primi incarichi, violenti e fondamentali per la formazione del carattere dei personaggi. Il plurale è d’obbligo perché, se da un lato è vero che la storia ha come focus principale l’evoluzione di Hitomi mostrando la sua crescita da ragazzina desiderosa di vendetta a donna che segue un proprio codice, è altrettanto vero che a crescere è anche Yasuke, che da ronin diventerà un maestro e una figura quasi paterna, creando un rapporto unico con la sua allieva, addestrandola con polso fermo ma aprendosi lentamente anziché rinchiudersi in una vita solitaria e spoglia di qualsivoglia sentimento ed emozione.

Hitomi ci viene infatti presentata come una ragazza che già nelle prime pagine riceve un’importante lezione: se vuole seguire la via della vendetta dovrà seguire il bushido, la via del guerriero, per ergersi come pari del carnefice della sua famiglia e ottenere una giusta vittoria e di conseguenza una vendetta onorevole. Il concetto di onore è presente lungo tutta la storia, ma mai in modo soverchiante e stereotipato, come in altre produzioni che associano una visione del mondo giapponese e della vita dei samurai a un rigido codice immutabile e inflessibile ai limiti dell’inverosimile. L’onore ricercato e ottenuto nel volume è un qualcosa di reale, quasi di tangibile, che va perseguito senza per questo dover risultare un elemento capace di “forzare la mano” ai protagonisti. Emblematica, in tal senso, una delle prime scene con protagonisti Hitomi e Yasuke, in cui quest’ultimo evita lo scontro con tre balordi che avevano insultato Hitomi, onorando saggiamente l’intelligenza più della stupidità. Tak d’altronde presenta un concetto di onore mutevole, che si adatta a seconda del soggetto che lo applica, tratteggiando Hitomi come una ragazza che non riesce a scindere l’onore e la sua tutela da una vendetta contro tutto e tutti, mentre Yasuke si affida a un concetto più interiorizzato di onore, senza farsi sopraffare dalle emozioni.

pop-hitomi-02File rouge della trama è infatti il rapporto onore/vendetta che funge da vero e proprio motore narrativo, permettendo all’autore di giocare con il ritmo del storia, rendendola più dinamica quando prende il sopravvento l’aspetto vendicativo per poi cedere il passo a un ritmo più riflessivo e disteso laddove entri in gioco l’onore.
La storia non risparmia inoltre momenti graficamente ed emotivamente forti, in cui i personaggi si mettono a nudo col lettore, con dialoghi mai complessi che riescono però a restituire momenti di grande trasporto, umanizzandoli e restituendo una visione del mondo che non è né bianca né nera, ma complessa come i protagonisti. La sceneggiatura di Tak dà il meglio di sé proprio nel coltivare il rapporto tra i due, mostrando la crescita che compiono sia insieme ma soprattutto nel momento in cui si separano, evidenziando la connessione sviluppata tra i due lungo tutto il volume.

Questo dinamismo narrativo è reso egregiamente dai disegni di Isabella Mazzanti, che restituiscono non solo scorci mozzafiato propri del periodo storico considerato, ma anche scene d’azione graficamente dinamiche e violente al tempo stesso, con una pagina che abbandona la struttura classica per lanciarsi in composizioni più articolate in cui il tratto non viene ingabbiato ma si articola in splash con inquadrature cinematografiche che, indirizzando l’attenzione dai protagonisti alle azioni compiute, restituiscono una lettura capace di trasporre su pagina quello che i migliori film di genere realizzano su schermo.

Ulteriore caratteristica dei disegni di Mazzanti è il voler richiamare anche l’arte giapponese legata a quel periodo storico, dando vita a tavole che richiamano visivamente gli ukiyo-e, una forma di stampa artistica giapponese nata proprio nel periodo Edo (1603-1868) e che ben si sposa con la storia raccontata. Questa commistione di stili rende l’esperienza più immersiva, perché si ha la sensazione di leggere un’opera che non solo parla del Giappone, ma che al Giappone è implicitamente legata anche nella forma visiva prescelta, pur mantenendo al tempo stesso una chiara matrice occidentale. Lo sviluppo artistico del volume riesce inoltre ad avere sequenze molto suggestive e oniriche, permettendo ad una storia ancorata al mondo reale di poter osare anche sotto questo aspetto, con visioni distorte ed eclettiche capaci di dare sferzate improvvise di vita e di colore che arricchiscono il tutto, stupendo il lettore.

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Il connubio tra disegni e sceneggiatura risulta valorizzato da una composizione generale del volume che non appesantisce mai la pagina, con tavole mai eccessivamente ricche di dettagli che in più casi accompagnano la narrazione quasi minimale di Tak, rendendo il fumetto scorrevole e frenetico con giusto delle pause mirate, che aiutano a riprendere il fiato prima di rigettarsi a capofitto nell’azione.

Hitomi è un ottimo fumetto d’azione che fa suoi i migliori elementi di genere calandoli in un contesto, storico e grafico, di tutto rispetto capace di attrarre a sé non solo i lettori abituali di storie d’azione ma anche coloro che vogliono avvicinarsi al genere, con qualcosa di non impegnativo ma non per questo di scarsa qualità. Un plauso va inoltre all’edizione italiana confezionata da Oblomov Edizioni, che pubblica il tutto in un unico volume di grandi dimensioni rispetto alla controparte originale (pubblicata invece nel formato comic book standard), permettendo quindi di poter godere al meglio delle tavole e dell’opera in generale.

Abbiamo parlato di:
Hitomi
HS Tak, Isabella Mazzanti
Traduzione di Elena Fattoretto
Oblomov Edizioni, 2023
152 Pagine, brossurato, colori – 20,00 €
ISBN: 9788831459884

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