Corre l’anno 1997 quando un personaggio fuori dal comune fa la sua comparsa nel mondo del fumetto giapponese: si tratta di Goro Inogashira, pacato titolare di una ditta di import.
Uomo dedito al lavoro per il quale è spesso costretto a viaggiare, non ha famiglia e non lascia trasparire molti dettagli della propria vita privata. A dispetto della sua assoluta ordinarietà (caratteristica poco comune tra i protagonisti dei manga, spesso estremi nel loro modo di essere), la fama dell’“eroe” creato da Masayuki Quasumi e Jirō Taniguchi – il primo ai testi, il secondo ai disegni – travalica presto i confini del Sol Levante.
Il fascino di Goro Inogashira è dato dall’entusiasmo che manifesta nella sua più grande passione, il cibo. L’uomo è infatti una buona forchetta e, a causa dei frequenti spostamenti, è alla costante ricerca di un locale che possa soddisfare il suo appetito.
L’appagamento di Goro trascende dalla semplice sazietà; per lui, la consumazione del pasto costituisce un vero e proprio rituale col quale celebrare la sua filosofia di vita. Ciò non significa che egli sia solito frequentare ristoranti di gran classe: nel suo perenne vagabondare lo vediamo fermarsi in posti di ogni genere, dalla trattoria casalinga al chiosco ambulante.
Atmosfere, gesti abituali, modi di servire le pietanze e tanti altri elementi si fondono nell’esperienza sensoriale del gourmet, che riesce ad elevare un’attività quotidiana a qualcosa di straordinario. In effetti si può dire che la passione di Goro, più che il cibo in sé, sia l’intero atto del mangiare.
Ciascun capitolo di Gourmet 2 prende il nome dalla pietanza provata dal protagonista e dal luogo in cui si reca di volta in volta (come, ad esempio, Capitolo 1: oden in brodo dei vicoli di Aoba, a Shizuoka, prefettura di Shizuoka). È raro, comunque, che Goro si limiti a pasti di una singola portata: lasciandosi guidare dall’istinto, dagli odori o dalle scelte degli altri clienti nel locale di turno, ordina vari piatti provando a trovare la migliore combinazione per un menù bilanciato, fino a quando non è completamente sazio e soddisfatto.
Benché Gourmet costituisca un viaggio intensivo nella cucina giapponese, talvolta possiamo osservare il buongustaio alle prese con qualche specialità esotica. Nel secondo capitolo lo vediamo entusiasmarsi per i piatti del Perù, mentre nell’ultimo lo seguiamo addirittura durante una trasferta a Parigi, dove si lascia andare ai ricordi in un ristorante algerino già visitato in precedenza. I lettori italiani dovranno chiudere un occhio nel capitolo cinque, quando Goro accosta ingredienti insoliti sulla pizza, annaffiandola poi di salsa piccante e rimuginando fra sé: “Dicono che in Italia non si usi il tabasco, ma mangiare mettendo tabasco messicano in abbondanza e bevendo Coca-Cola americana, è lo stile giapponese”.
A proposito di cose che potrebbero sembrare strane agli occhi di un occidentale, vi è il fatto che il gourmet banchetti rigorosamente da solo. Ciò costituisce una negazione del concetto di socialità e condivisione che colleghiamo immediatamente al cibo, tanto siamo abituati a vivere le occasioni in cui si mangia fuori casa come un evento aggregativo.
Eppure con Goro non c’è spazio per il senso di solitudine o per la noia: le vignette sono costantemente riempite dal dialogo che l’uomo ha con sé stesso, dalle sue riflessioni e dai commenti sull’aspetto e sul sapore delle vivande. Non ci sono mai silenzi, nemmeno nelle vignette che “fotografano” le pietanze nel dettaglio: Inogashira indica il nome di ogni cosa, ne descrive con dovizia di particolari l’aspetto e in che modo è servita, a seconda dei casi ne commenta l’abbondanza o la scarsità.
Come già accennato, il protagonista non dice granché sul proprio conto. Per lo più si lascia riempire da ciò che accade intorno a lui, non imponendosi nell’ambiente circostante. Si sofferma mentalmente sui piccoli dettagli e annulla la propria presenza, beandosi del godere indisturbato e senza fretta del suo più grande piacere (anche se in Gourmet 2 è presente una piccola ma significativa eccezione a questo comportamento, quando Goro si scontra con un avventore molesto che turba la sua inossidabile calma).
Osservandolo attentamente, si notano le contraddizioni che lo animano: nel suo girovagare per ristoranti e taverne, alterna indecisione e risolutezza, istinto e ragionamento ponderato, riservatezza ed entusiasmo. È un uomo distaccato, ma quando mangia si lascia prendere da una impetuosa voracità. A volte, viene da chiedersi se nel suo rapporto con il cibo si nascondano insoddisfazioni e vuoti legati alla sua vita privata.
Un esempio è dato dalla donna misteriosa che compare saltuariamente in entrambi i volumi di Gourmet: con lei Goro ha una relazione sentimentale della quale si sa poco, persino se sia conclusa oppure no; nei suoi ricordi, anche lei è sempre legata al cibo. Mangiare potrebbe quindi essere per lui anche una fonte di conforto emotivo ed affettivo. Non a caso, le emozioni più forti le prova sempre quando sta mangiando: sorpresa, piacere, senso di familiarità, disappunto, nostalgia.
I disegni sono senza dubbio il punto forte dell’opera. Il tratto di Taniguchi, elegante e incredibilmente realistico, rende alla perfezione tutti quei dettagli che calano il lettore nell’atmosfera dei locali giapponesi. La minuziosità con la quale sono illustrati i cibi è sorprendente, e ad accentuarla vi è il fatto che le vignette in cui vengono serviti i vari piatti presentino la visuale soggettiva del protagonista. Solo una simile perizia grafica poteva sorreggere adeguatamente una storia di fatto senza trama.
Per contro, è anche su questo che si regge la bellezza dei testi di Masayuki Qusumi: anche dopo tanti anni, il piacere di osservare il suo gourmet solitario è immutato. Ci immedesimiamo in Goro, restiamo affascinati dal candore che gli permette di rifocillarsi senza alcun senso di colpa, ci lasciamo guidare volentieri in un viaggio all’interno di una cucina – e di una cultura – completamente diversa dalla nostra.
Gourmet 2 è il degno seguito del numero precedente e, pur mantenendo inalterate le caratteristiche che hanno reso il titolo un classico del fumetto, è arricchito da nuovi elementi (oltre a essere disegnato ancora meglio del primo, nonostante potesse sembrare difficile).
L’unica pecca del volume è il prezzo un po’ alto, specie considerando il formato ridotto. Tuttavia la bella copertina e il contenuto, compresi gli apparati redazionali, compensano questo difetto. Un piccolo gioiello di cui è difficile non innamorarsi, specie se si amano allo stesso modo cibo e graphic novel.
Abbiamo parlato di:
Gourmet vol.2
Masayuki Qusumi, Jiro Taniguchi
Traduzione di Susanna Scrivo
Panini Comics, ottobre 2016
144 pagine, brossurato, colori/bianco e nero – 14,90 €
ISBN: 9788891263377