Jiro Taniguchi

Nato nel 1947 a Tottori in Giappone, Jiro Taniguchi inizia giovanissimo a dedicarsi completamente al disegno, un anno dopo aver conseguito il diploma liceale. Svolge per alcuni anni il ruolo di assistente presso un autore già affermato e firma la sua prima storia La stanza arida nel 1970.
È l’inizio di una lunga carriera prolifica e ricca di premi, sia come disegnatore che come autore completo, nel 1976 comincia a collaborare con lo scrittore Natsuo Sekikawa, con cui produce molti manga hard boiled, come Tokyo Killers. Nel 1980 inizia a lavorare con lo scrittore Caribu Marley, con cui realizza storie ambientate nel mondo della boxe, come Live Odissey.
Nel 1985 vince il prestigioso premio Osamu Tezuka Award grazie alla serie Ai tempi di Bocchan, una delle sue opere più famose, basata sul classico della letteratura giapponese composto da Soseki Natsume. Per questa stessa opera vince il premio Attilio Micheluzzi al Comicon di Napoli nel 2004. Nel 1990 e nel 1992 scrive due serie di racconti brevi che lo renderanno famoso in occidente: L’uomo che cammina e Allevare un cane, che vince il premio Shogakukan. Nel 1995 realizza Al tempo di papà e nel 1999 In una lontana città, romanzi a fumetti incentrati sull’esplorazione del tema della paternità. In una lontana città gli frutta un ulteriore riconoscimento: il premio Alph’Art al Festival di Angoulême per la migliore sceneggiatura nel 2003.
Al 1996 risale la sua collaborazione con Moebius, resa possibile dal successo delle sue opere in Francia, purtroppo la serie realizzata insieme, Icaro, viene sospesa a causa delle scarse vendite in Giappone. Nel 1997 viene pubblicato Gourmet, serie di brevi racconti incentrati sulla gastronomia giapponese, opera manifesto dello stile del mangaka, che in essa celebra l’esaltazione di una vita vissuta consapevolmente e dai ritmi lenti. Nel 2011 viene decorato con la medaglia di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres.
È morto l’11 febbraio 2017 dopo una lunga malattia, nel settembre di quest’anno La foresta millenaria, sua opera postuma, sarà pubblicata da Rue de Sèvres, a cui si deve l’edizione del fumetto Si chiamava Tomoji, realizzato nel 2014 con Miwako Ogihara e distribuito in Italia da Rizzoli.

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