“Al di là dell’immagine, dei motivi narrativi e dell’elemento fantastico nel Cavaliere Oscuro, Miller è riuscito a creare un’autentica leggenda in Batman, introducendo l’elemento senza il quale tutte le vere leggende sono incomplete, e che tuttavia non pare mai essere presente nel normale fumetto, ossia il tempo.”
(Dall’introduzione di Alan Moore)
Non credo di poter aggiungere qualcosa di nuovo ad un’opera così importante e famosa e di cui, francamente, si è scritto talmente tanto che la stessa pagina dedicata al Cavaliere Oscuro da Wikipedia è fortemente esaustiva. Ma ero in edicola quel gennaio del 1988, tredici anni appena compiuti, ad acquistare il numero 52 della rivista Corto Maltese, e proprio in essa compariva la prima avventura del Ritorno del Cavaliere Oscuro.
Che bomba! Passatemi il termine, visto che era proprio così che appariva ai miei occhi l’opera di Frank Miller in quel preciso momento: una bomba la cui eplosione aveva disseminato una quantità tale di vignette, che si sovrapponevano tra di loro generando delle tavole che erano dei capolavori di composizione. Ma quando, a pagina 44 della rivista, fece la sua prima apparizione Batman, in un vignettone a tutta tavola, con tutta la sua prepotenza e possenza, in tutta la sua dinamicità, beh fu lì che mi resi conto di essere davanti a qualcosa di nuovo, di epocale.
Ricordo che anche mio padre, abituato a leggere fumetti molto più classici, ebbe la stessa impressione: “Questa è una roba di tutt’altro livello!” esclamò sorpreso. Ed aveva ragione. Il ritorno del Cavaliere Oscuro era un’opera fuori dagli schemi, di un autore neanche trentenne che aveva alle spalle già un capolavoro come Davil: Rinascita. Il Cavaliere Oscuro fu un’altra cosa però: fu il fumetto che portò il genere supereroistico ad un livello molto più adulto, rispetto alla percezione che al tempo si aveva degli eroi in calzamaglia. Io stesso, appena comprato il n. 52 di Corto Maltese, rilessi la storia almeno tre volte, per apprendere meglio la storia; soprattutto perché, se è vero che la storia è adulta, è vero anche che i disegni non sono da meno.
Lo stile era nuovo, fresco, dinamico, realistico e nello stesso tempo grottesco; i corpi dei personaggi, soprattutto quello di Batman, erano dei veri concentrati di energia sul punto di esplodere. “Un segno inquietante, doloroso, tormentato, violento, quasi inciso al laser nel videotape da un pollice, con attenzione pressoché maniacale al particolare.“ scrive Enzo G. Baldoni nella sua prefazione al volume, e continua dicendo: “Tanto che, inevitabilmente, si finisce per rileggerlo e centellinarlo con calma, un frame alla volta…“. Infatti è inevitabile la rilettura di questa storia in cui, in una Gotham City la criminalità è dilagata da quando Batman è stato avvistato per l’ultima volta, dieci anni or sono. Il suo alter ego Bruce Wayne ha deciso di appendere al chiodo la maschera, dopo il brutale assassinio del suo fido compagno Robin per mano del Joker. Molti supereroi sono costretti alla clandestinità e Superman lavora per il governo. Ma dieci anni sono tanti, le brutalità elencate ogni giorno dai media sono tante, troppe per lasciare indifferenti Bruce Wayne. A 50 anni suonati, riprende maschera e mantello e il suo simbolo torna e illuminare l’oscurità di Gotham.
“The Dark Knight è molte cose insieme. Uno stupendo romanzo sulla malinconia, capace di restituire il senso più profondo dell’immaginario contemporaneo […] Ma è anche il saggio più intelligente e appassionato che mai sia stato scritto sul variopinto bestiario di supereroi…“ scrive il sociologo Sergio Brancato, “Il risultato è stupefacente, l’universo dei superuomini in costume si rianima nelle tavole cupe e terribili di The dark Knight…“
Come non essere d’accordo? Ancora oggi, la lettura del Ritorno del Cavaliere resta una delle mie preferite, perchè non c’è solo l’atmosfera cupa nell’opera di Miller, ma anche una splendida consapevolezza artistica che non ti abbandona più. Il segno di Miller fu bello, potente, fresco, nuovo e l’associazione con i colori di Lynn Varley è praticamente determinante per decretarne la dicitura di capolavoro assoluto. Benché qualcuno ha ripublicato The Dark Knight anche in bianco e nero, i colori, in questo fumetto, giocano un ruolo determinante, sia per l’abbinamento con il segno di Frank Miller, sia perché rappresentano dei veri bagliori di luce nell’oscurità che caratterizza la storia.
Possiamo tranquillamente affermare che dopo The Dark Knight, niente nel fumetto sarà più lo stesso. Frank Miller ebbe piena libertà creativa, che del resto aveva già iniziato a sperimentare qualche anno prima con un altro suo capolavoro, Ronin, un preludio, se vogliamo, al Cavaliere Oscuro. In quell’anno, il 1986, qualche mese dopo, uscirà anche Watchman di Alan Moore, l’altro fumetto che si spartirà con il Batman di Miller il titolo di capolavoro del genere. E qualche anno più tardi, Batman sarà protagonista di altre due storie che chiuderanno in bellezza gli anni 80: The Killing Joke e Arkham Asylum. Un decennio che vede anche la pubblicazione di Maus, di Art Spiegelman, che pone su di se i riflettori di tutta la critica rilevante. La stessa critica che, una volta letto The Dark Knight Returns, non potè restare indifferente e iniziò a riconoscere al fumetto l’importanza e la rilevanza culturale che da tempo si aspettava.
Quindi capite che il fumetto di Miller è una di quelle opere di cui si è talmente scritto che, onestamente, non c’è tanto da aggiungere se non la percezione che tutta la mia generazione ha avuto, quando ha sfogliato per la prima volta il numero 52 della rivista Corto Maltese: dopo la storia di Miller, c’era la riproposta dell’Isola de tesoro nell’adattamento a fumetti di Hugo Pratt, quasi a voler mettere insieme la nuova con la vecchia generazione di autori.
Ecco, se vogliamo azzardare un paragone, allora possiamo dire che quello che realizzò Hugo Pratt con Una ballata del mare salato, lo realizzerà Frank Miller quasi vent’anni dopo con The Dark Knight.
Frank Miller non ha solo creato un capolavoro immortale, ma ha cambiato il nostro modo di leggere i fumetti.
Curiosità
Il fumetto di Miller, prima di essere assunto come graphic novel, uscì come miniserie in quattro albi: Il ritorno del Cavaliere Oscuro, Il trionfo del Cavaliere Oscuro, Caccia al cavaliere oscuro, La caduta del Cavaliere Oscuro. A Miller venne concessa piena libertà creativa da Janette Khan, allora presidente della DC Comics.
Miller realizzò tutte le matite e per gli inchiostri si fece aiutare da Klaus Janson, che aveva già affiancato Miller nella realizzazione della saga di Daredevil.
Il personaggio di Eobin è qui proposto in versione femminile da Frank Miller, su un’idea di John Byrne. Il personaggio fu poi sviluppato dalla colorista Lynn Varley, moglie di Miller.
Negli anni Miller ha realizzato due seguiti dell’opera: tra il 2001 e il 2002 esce Batman: il Cavaliere Oscuro colpisce ancora, mentre tra il 2015 e il 2017 esce Cavaliere Oscuro 3 – Razza Suprema. Esiste anche un prequel, The Dark Knight Returns: the last crusade, realizzato nel 2016 con Brian Azzarello (già co-sceneggiatore di Razza Suprema) e John Romita Jr.
La rivista TIME annovera The Dark Knight Returns tra le migliori graphic novel di sempre.
Nella sua prima apparizione italiana, sulla rivista Corto Maltese, l’oper venne presentata come Il Cavaliere Oscuro ritorna, successivamente modificato in quello che tutti conosciamo.
Edizione Consigliata
Se è vero che nel tempo sono uscite edizioni molto più eleganti, raffinate e, talvolta, esagerate dell’opera di Miller, a mio parere l’edizione da possedere in una biblioteca essenziale rimane la prima, realizzata dalla Milano Libri, importante sia per il contesto storico sia per la cura con cui venne relaizzata: grande formato, carta di grammatura pesante e buona qualità di stampa visto il periodo. C’è da dire che alcuni tratteggi di Miller si perdono nei passaggi più scuri, ma nel complesso rimane una gran bell’edizione, la più affascinante, che vanta un’introduzione di Alan Moore, l’altra del grande giornalista Enzo. G.Baldoni, e le postfazioni di Alberto Abruzzese e Sergio Brancato.
Traduzione dell’opera di Enzo G. Baldoni e del grande Ranieri Carano.
Altre Edizioni
Come dicevo, tante, forse troppe e tra le più diverse. A partire dall’edizione Planeta De Agostini, fino a quella deluxe della RW-Lion che mise sul mercato un mastrodontico, e francamente inutile, cofanetto “slipcase” che raccoglie tutti e tre i capitoli a un prezzo esorbitante. L’ultimo, in ordine di tempo, è quello della Panini, uscito nel 2020, che ha rilevato gran parte dei diritti DC Comics e ha ristampato l’opera nella collana DC Library.
Nel 2005, Il cavaliere Oscuro uscì in edicola nella serie I Classici del fumetto di Repubblica – Serie Oro.
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