First Issue #80: l’esordio di Keanu Reeves nel fumetto

First Issue #80: l’esordio di Keanu Reeves nel fumetto

Ricca puntata di First Issue con l’arrivo dell’atteso BRZRKR di Keanu Reeves, l’esordio della nuova frontiera della DC e una nuova testata mutante Marvel.

Il martedì e il mercoledì in USA sono i giorni dedicati all’uscita dei nuovi albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questo episodio #80 ci occupiamo di alcune delle novità uscite nelle prime due settimane di marzo 2021.

Da questa puntata diamo il benvenuto, tra i True Believer che danno vita a questa rubrica, a Fabrizio Nocerino.

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Marvel Comics

Non Stop Spider-Man #1

Non-Stop Spider-Man 1Non Stop Spider-Man #1, titolo tristemente ironico visti i continui ritardi in fase di lancio – previsto originariamente quasi un anno fa – causa COVID-19, senza volerci girare troppo intorno è uno dei migliori fumetti dedicati all’arrampicamuri degli ultimi anni. Nick Lowe, editor delle testate ragnesche, aveva descritto la serie come il punto d’incontro tra l’Uomo Ragno e film d’azione ad alto tasso adrenalinico quali Crank o Speed e queste particolari premesse sono state esaudite, ma le 22 pagine scritte da Joe Kelly spostano l’asticella ancora più in alto.
Lo sceneggiatore di I Kill Giants è di ritorno su Spider-Man dopo il periodo del Brand New Day, che aveva lo scopo di riassestare la continuity del personaggio dopo gli eventi di Soltanto un altro giorno, prendendo diametralmente le distanze da questo tipo di iniziativa: Non Stop è ambientata nel periodo in cui Peter frequentava il college e proprio di quel frangente di storie, di Stan Lee e Steve Ditko, mantiene l’energia e lo spirito senza però la necessità di dover avere a tutti i costi una continuity pressante a inquadrare il personaggio.
Non è necessario dilungarsi sulla trama, semplice ma estremamente godibile, ma è giusto focalizzarsi su come Kelly decida di raccontarla, mettendo la sua penna al servizio delle tavole di Chris Bachalo, Tim Townsend e Marcio Menyz: lo scandirsi degli eventi, spesso anche più in contemporanea, cangiano di ritmo in base al momento in cui si svolgono – c’è un’alternanza di flashback che cambiano il passo della narrazione anche visivamente – e Bachalo, che a detta di Pepe Larrazpotrebbe disegnare una sedia in mezzo al nulla rendendola spettacolare” mantiene l’attenzione del lettore sempre costante tanto nelle scene d’azione che nei (pochi) momenti di calma.
Tagli di vignette audaci e una mole di dettagli “blink and you’ll miss it” nei momenti più concitati che si normalizzano, sia come impostazione della tavola che per palette di colori, nelle sequenze ambientate nel passato, rallentando di velocità solo per far rombare il motore al semaforo rosso per ripartire sgommando alla luce verde con il ritorno al presente. In questo caleidoscopio di emozioni non adatto ai deboli di cuore trova spazio per la prima volta su carta una versione del senso di ragno che sembra presa di peso dalle soluzioni visive del film Into the Spider-verse: non più una mezza maschera e delle “ondine” che modificano il volto del pavido Parker, ma vere e proprie parole che gli ronzano intorno gridandogli “ALZATI!” oppure “DIETRO DI TE!”.
Non Stop Spider-Man è quel tipo di fumetto in grado di accendere (o ri-accendere) l’amore nei confronti di un personaggio senza voler cercare di stupire a tutti i costi o stravolgendolo per consegnarlo a un improbabile o inesistente pubblico, semplicemente portando sugli scaffali delle fumetterie una storia semplice, bella, e disegnata egregiamente. Spesso “simply is better” è una via da seguire, e questo è innegabilmente uno di quei casi.
Poi però, chiuso l’albo, prendete una camomilla, vi servirà.
Emanuele Emma

Children Of The Atom #1

Children Of The Atom 1Quasi un anno dopo l’annuncio dell’uscita della serie, l’universo Marvel accoglie finalmente i nuovi Figli dell’Atomo, protagonisti di Children Of The Atom #1. In questo albo di debutto, lettori e lettrici fanno la conoscenza di un piccolo gruppo di supereroi mutanti in erba – normali, ma “straordinari” (qualcuno direbbe uncanny) adolescenti, dagli incredibili poteri e dal look sgargiante. Ma chi sono realmente e da dove sono saltati fuori?
L’introduzione ai protagonisti è diretta e maledettamente efficace. La scrittrice Vita Ayala sa esattamente quali corde toccare e, nel pieno rispetto della “formula Marvel”, i suoi super-adolescenti con super problemi risultano naturali, simpatici e arroganti quanto impacciati e insicuri. La rocambolesca scena action delle prime pagine è un buon modo per esaltare la componente artistica curata da Bernard Chang e Marcelo Maiolo: disegnatore e colorista mettono in evidenza gli splendidi design dei protagonisti principali e lasciano che lettori e lettrici prendano confidenza con le dinamiche del gruppo. Cyclops-lass, Cherub, Daycrawler, Gimmick e Marvel Guy si ispirano rispettivamente a Ciclope, Arcangelo, Nightcrawler, Gambit e Marvel Girl – ma non sono pallide imitazioni.
La seconda parte dell’albo è più lenta e corposa, ricca di testo, con maggiore spazio dedicato allo sviluppo dei personaggi. Ayala e Chang osservano da vicino la quotidianità dei cinque protagonisti, proponendo una sempre efficace unione tra teen drama e sempre intriganti topoi supereroistici. Parallelamente, gli autori aprono una finestra su Krakoa e alcuni storici X-Men – costretti a riflettere sul loro ruolo di mentori e guida per i giovani e inesperti supereroi.
Sin dall’inizio forte di una spiccata personalità, Children Of The Atom #1 esplode nel finale: lo scioccante cliffhanger rende questa nuova serie una lettura obbligatoria per tutti gli appassionati del grande mosaico mutante.
Fabrizio Nocerino

America Chavez: made in the USA #1

America Chavez - Made In The USA 1Originaria di un’altra dimensione, America viene inviata sulla Terra dalle sue due madri, nel tentativo di salvarla dal pericolo che incombe su Utopian Parallel. A prima vista sembra l’ennesima ripetizione del mito di Superman, a sua volta derivativo, ma ad attendere l’ospite non è un’infanzia tutta torta di mele e sogno americano. Già seienne viene accolta da una coppia di latinx che ha già un figlio e, inizialmente, rifiuta di parlare.
Il passato della futura Ms. America, questo il nome di battaglia della supereroina, si intreccia con il presente narrativo nel capitolo d’esordio di America Chavez: made in the USA, nuova miniserie sceneggiata da Kalinda Vazquez. Le maglie dell’intreccio si stringono portando a contatto la situazione che la protagonista si trova ad affrontare e ciò che accadde tredici anni prima della stessa. Lungo l’intero sviluppo dell’albo prevale una forma di supereroismo nella declinazione più classica, dallo scontro con alcune talpe giganti all’estinzione di un incendio, ma a rendere l’episodio interessante sono principalmente i flashback e le interazioni tra il personaggio creato da Joe Casey e Nick Dragotta, Kate Bishop (alias Occhio di Falco) e Ramone Watts (alias Alloy). Entrambe sono state sue compagne nei West Coast Avengers – la seconda è anche la sua fidanzata – e cercano di aiutare la ragazza a ritrovare se stessa.
Tutti i character chiamati in causa beneficiano della cura per i dettagli di Carlos Gómez: il disegnatore ne definisce attentamente fisionomie e movenze, cercando di mettere in risalto le peculiarità di ognuno. Così, America è potente e istintiva, Kate attende il momento giusto per scoccare le sue frecce, Ramone è esuberante al punto da travalicare i confini tra le vignette e l’Uomo Ragno, l’ospite d’onore, è agile e dinoccolato da par suo. A completare il quadro di tavole dalla composizione varia e dinamica sono le tinte scelte da Jesus Aburtov: il colorista si impegna per rendere realistici i riflessi sui costumi degli eroi e per restituire nel modo più naturale possibile la corretta luminosità degli ambienti.
Federico Beghin

Di seguito, le copertine delle altre novità della Marvel Comics.

DC Comics

Suicide Squad #1

Suicide Squad 1Dopo la prova data nella miniserie in due numeri legata a Future State, Robbie Thompson raccoglie ufficialmente il testimone dal talentuoso Tom Taylor come nuovo scrittore della Suicide Squad in una nuova serie regolare.
Il primo arco narrativo (il cui titolo, Assault on Arkham, è un rimando molto probabilmente intenzionale all’omonimo film d’animazione di Batman del 2014, incentrato proprio sulla Task Force X) inizia gettando quasi subito i lettori nell’azione e presentando la nuova formazione della squadra. Questa, guidata sul campo da Peacemaker (inserito verosimilmente con l’intento di far acclimatare il pubblico al personaggio, in vista del film di James Gunn di prossima uscita e della serie live action a lui dedicata) si trova impegnata in una missione per far evadere William Cobb, alias Talon, dal manicomio di Arkham, mentre Amanda Waller ordisce da dietro le quinte progetti sempre più ambiziosi e dalla discutibile moralità. Si diceva che getta “quasi subito” nell’azione perché, in effetti, l’incipit dell’albo, che accoglie i lettori con una sequenza dialogata di esposizione e rimanda solo a un secondo momento la vera e propria azione sul campo della Squad, appare un po’ troppo banale, didascalico e in generale poco stimolante. Un approccio più acuto alla sceneggiatura, magari invertendo l’ordine delle prime scene e cominciando la narrazione in medias res, avrebbe probabilmente giovato al coinvolgimento dei lettori e ne avrebbe carpito l’interesse fin dalle prime battute. Anche il finale, in realtà, avrebbe beneficiato di un’accortezza simile, laddove il colpo di scena presente nella penultima sequenza dell’albo sarebbe stato un cliffhanger decisamente più impattante col quale congedarsi dai lettori. A parte tali leggerezze strutturali, comunque, la scrittura di Thompson si rivela in realtà molto efficace nell’avvincere i lettori, grazie a un buon ritmo che scongiura il rischio di tempi morti e a inaspettati colpi di scena che contribuiscono a innalzare la curiosità e le aspettative per lo sviluppo della serie (sebbene, come detto, il loro posizionamento non sempre li valorizzi al meglio).
I disegni, realizzati da Eduardo Pansica con Julio Ferreira alle chine, convincono con uno stile iper-realistico e l’atmosfera di cupo pragmatismo che riescono a trasmettere. Un layout ordinato delle tavole garantisce una lettura estremamente scorrevole e il frequente ricorso a inquadrature inclinate mantiene costante il senso di tensione.
Marco Marotta

Di seguito, le copertine della DC Comics.

Image Comics

Di seguito, le copertine delle novità della Image Comics.

Altri editori

BRZRKR #1

BRZRKR 1Esordio al di sotto delle aspettative quello di BRZKR per i tipi di BOOM! Studios, con un numero uno molto chiacchierato e atteso. Un fumetto di una quarantina di pagine che porta nel titolo il proprio, personalissimo, manifesto programmatico: BRZRKR (condensato di Berzerker) che stride in bocca a pronunciarlo e che assomiglia nella forma ad un tag giovanile scritto su un muro cittadino. Veloce da leggere e tagliente da masticare, funge da anticipatore e indice di una iperviolenza senza sconti e senza ritorno fatta di sangue, pugni, ossa spezzate e pallottole, raccontata da una inedita coppia di sceneggiatori.
Questa non è una storia di supereroi con super problemi. Qui troviamo solo questi ultimi rappresentati da una missione top-secret nella quale il nostro protagonista dispensa morte e genera distruzione con grande mestiere ed efficacia, nelle vesti di una inarrestabile macchina da guerra. Un guerriero immortale che ricerca la via verso la caducità dell’esistenza, stringendo un patto con le alte sfere dell’esercito americano per essere aiutato a spezzare le catene che lo legano all’eternità, per poter quindi giungere a porre fine alla sua apparentemente millenaria vita. Sul piatto della bilancia, offerte quale merce di scambio, le sue abilità di implacabile assassino.
Keanu Reeves (al suo esordio fumettistico) e Matt Kindt formano un interessante e inedito duo attestando quanto di giusto si possa ideare in presenza di una forte sintonia ed una riuscita visione d’intenti, dando però l’impressione di non giungere mai a volare realmente in altro.
Ponendo le basi per presentare al mondo la loro deflagrante creatura, che prende il nome dai norreni Berserkir, guerrieri invasati dall’indomito spirito di Odino, gli sceneggiatori realizzano una trama priva di una reale separazione tra storia e azione, finendo per lasciare troppi spazi al semplice racconto per immagini e andando a intervenire marginalmente con testo e dialoghi. E proprio in queste parti sembrano affiorare le tematiche care a Kindt che ruotano attorno a questioni legate all’identità e alla memoria dei suoi personaggi. Poco altro sembra realmente emergere dalla sceneggiatura che pare più improntata a compiersi in forma di storyboard che in forma di copione da memorizzare e recitare.
A soccorrere un impianto letterario manchevole giungono le matite affidate a Ron Garney, pronte a dare forma ad una compiuta estetizzazione della violenza che, attraverso sequenze dal sapore cinematografico, mettono in scena l’inarrestabile ferocia del protagonista mediante l’utilizzo di un registro stilistico misurato e mai realmente eccessivo. Disegni che caratterizzano il nostro berzerker, dai tratti somatici del divo Reeves, quale figura possente e plastica capace di scagliarsi contro tutto e tutti senza il minimo timore.
Malgrado un inizio formalmente riuscito, BRZRKR non rende pienamente merito all’attesa e ai rumor legati alla sua pubblicazione. Presentando al debutto un altro personaggio superumano e duro a morire che si spera riservi, dopo una necessaria fase introduttiva, maggiore ambizione narrativa nel prosieguo delle sue imprese.
Ferdinando Maresca

 

Dead Dog’s Bite #1

Dead Dog's Bite 1Dead Dog’s Bite inizia con una tavola a griglia 3×3 a inquadratura fissa e prospettiva centrale: siamo nel bel mezzo di un incrocio, guardando la strada che si inoltra fra due blocchi di palazzi. Colori tenui, volumi ben definiti e una specie di pavimentazione piastrellata del manto stradale con al centro un tombino. Decisamente, si respira aria di linea chiara. Nella vignetta centrale, il tombino si apre: ne vien fuori un tipo con un completo carta da zucchero, camicia bianca e cravatta rossa, chiude il tombino, consulta l’orologio e finalmente, nell’ultima vignetta della tavola, ci guarda e ci saluta: “Hello, and thank you for being here”. Poi, inizia a raccontarci la storia.
Dead Dog’s Bite, realizzato da Tyler Boss come autore unico e pubblicato da Dark Horse Comics, ci porta a Pendermills, piccola cittadina da poche migliaia di abitanti: l’evento cardine (per il racconto e la cittadina) è la sparizione di Cormac Guffin, giovane ragazza del posto: ci sono campagne di ricerca, discorsi pubblici e indagini, ma senza risultati. In effetti, sembra che la comunità abbia metabolizzato l’evento, neutralizzandone gli aspetti inquietanti e trasformandolo in una storia che consente di uscire dalla piattezza di giorni tutti uguali. Le ricerche appaiono però un gioco fine a se stesso e solo Josephine “Joe” Bradley, amica (innamorata?) di Cormac, sembra tenere veramente a ritrovarla.
Dopo le prime tavole in stile linea chiara e ambientate in interni, usciamo con Joe attraverso le vie di Pendermills: è notte, il buio avvolge le figure e il colore rosso dominante crea un’atmosfera di tensione continua, I corpi sono ora definiti da una linea spessa e caratterizzati con largo uso di ombre. Alcuni incontri iniziano a comporre il panorama delle relazioni fra Joe, Cormac e gli altri personaggi, finché ci ritroviamo nel luogo della scomparsa, un parcheggio a mezza collina, molto usato dalle coppie per appartarsi, sul limitare del bosco e dal quale si vede tutta Pendermills illuminata. Ecco che ricompare il narratore, apparentemente visibile solo a noi e non ai personaggi (gimmick efficace o primo mistero della vicenda?), che con le sue osservazioni chiude questo primo capitolo.
Dead Dog’s Bite è un racconto quasi impalpabile a una prima lettura, ma che, una volta terminato, si riprende dalla prima tavola, come a cercare qualcosa che abbiamo percepito con una visione periferica ma non individuato. Pagina dopo pagina, infatti, emerge un piccolo mondo, dalle apparenze ordinarie ma che ci inquieta proprio nella sua chiara volontà di normalizzare e al tempo stesso tesaurizzare la scomparsa di Cormac. L’onnipresenza del buio che avvolge le figure amplifica la sensazione di qualcosa di nascosto appena oltre la superficie delle cose, quella superficie, come dichiara il narratore, che è come la pelle sotto la crosta di una ferita: liscia come la pelle di un bambino e che dà l’illusione dell’innocenza.
Curiosità: la miniserie (quattro numeri) di Boss sarebbe dovuta uscire ad aprile 2020, ma la sua pubblicazione fu rimandata nell’ambito della generale riorganizzazione provocata dalla prima ondata della pandemia.
Simone Rastelli

 

Di seguito, le copertine delle altre novità.

Per questa puntata è tutto. Vi diamo appuntamento al 31 marzo 2021 con First Issue #81, mentre la prossima settimana vi attende un First Issue Presenta dedicato all’esordio di Steve Orlando sulle pagine della rivista Heavy Metal.
Stay tuned!

 

 

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