Ogni mercoledì in USA esce quasi un centinaio di albi a fumetti, molti dei quali sono numeri di esordio di serie e miniserie, i first issue.
First Issue è la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata ai nuovi numeri uno in uscita negli States! In questo episodio #56 ci concentriamo sulle novità uscite mercoledì 16, 23 e 30 ottobre 2019.
Marvel Comics
“Ammettilo MJ…hai appena fatto centro“: si può parafrasare così la celebre frase pronunciata da Mary Jane Watson, per riassumere il primo capitolo della serie che la Marvel Comics ha deciso di dedicarle. Non ci si riferisce solo al fatto che nel racconto la fidanzata e un tempo moglie dell’Uomo Ragno (“finché Mefisto non vi separi”) abbia guadagnato un ruolo di primo piano in un film di Hollywood e forse uno spin-off da protagonista, ma anche al buon lavoro svolto dalla sceneggiatrice Leah Williams e dal disegnatore Carlos Gomez.
Dopo un incipit in medias res tutto azione con sorpresa, l’albo vira sul dialogo, dando grande spazio prima alla conversazione tra MJ – che vorrebbe una caratterizzazione più approfondita per il personaggio che deve interpretare e al contempo limitare la sessualizzazione della donna – e il regista della pellicola, poi tra la protagonista e Peter Parker.
Quella che in un cambio di medium potrebbe diventare una puntata di Al passo con Mary Jane narra una giornata quasi normale nella vita della modella e attrice, con un ritmo serrato e una serie di botta e risposta realistici: senza che lo stacco da una sequenza all’altra risulti macchinoso, attraverso le parole che pronuncia emerge la personalità della ragazza, talvolta profonda e attenta al mondo che la circonda e talaltra frivola, ma sempre alla ricerca della propria indipendenza.
La sua esuberanza emerge anche dalle scelte stilistiche di Gomez che abbonda nelle vignette di grandi dimensioni e negli sconfinamenti dalla gabbia, riuscendo a realizzare effetti particolarmente piacevoli come nella tavola che precede l’epilogo, nella quale il piede di MJ supera lo spazio bianco ed entra nel rettangolo di fianco, per toccare quello del fidanzato che si trova altrove. Ancora, l’artista, al quale si può rimproverare qualche deformazione eccessiva dei volti nel tentativo di accentuarne l’espressività, va oltre l’uso dello sconfinamento delle figure dalla griglia, sovrapponendo i corpi a riquadri troppo piccoli per contenerli e quindi relegati a mera costruzione formale.
Federico Beghin
Mentre gli esseri umani dormivano, il mondo è cambiato. Charles Xavier ha dichiarato Krakoa stato sovrano mutante e ha chiamato a raccolta ogni homo superior dai quattro angoli del globo. Tutti i mutanti, attraversando i portali creati dai fiori di Krakoa possono adesso raggiungere l’isola e vivere l´utopia di Magneto, Moira McTaggert e del Professor X. Tutti meno Kitty Pryde.
Con questa premessa misteriosa inizia Marauders, serie scritta da Gerry Duggan e disegnata dal nostrano Matteo Lolli.
L´idea alla base della storia è semplice: indagare il mistero dietro all´”esilio” di Kitty e usare questo stratagemma per esplorare il mondo fuori da Krakoa, nel quale la mutante si muove come tramite di Emma Frost e del Club Infernale per il commercio dei farmaci per umani creati dall´isola stessa: il parallelo con la compagnia delle indie accennato in House of X dalla bionda telepate diventa qui realtà, con Kitty nei panni di un vero e proprio capitano.
Gerry Duggan si inserisce molto bene nel mondo creato da Head of X Johnathan Hickman e a questo aggiunge un (necessario e auspicato) pizzico di leggerezza, di avventura audace e divertente, costruendo un gruppo variegato e ben caratterizzato, che interagisce con vivacità, naturalezza e familiarità (anche in casi di outsider come Pyro, destinato a regalare sorprese).
Lo scrittore dimostra fin da subito di avere nelle corde i personaggi, in particolare Kitty Pryde ed Emma Frost: la prima torna a incarnare l´anima più giovane ed energica degli X-Men, senza però trascurare l´esperienza e il carisma da leader maturati nel corso degli anni, la seconda è perfetta nel ruolo politico e “amministrativo” scelto per lei da Hickman e che Duggan sfrutta per mostrare il lato più cinico e al tempo stesso più umano della Regina Bianca.
Lo stile di Matteo Lolli, a metà strada tra quello tipicamente statunitense e quello europeo, con una spruzzatina di influenze nipponiche, si dimostra particolarmente adatto per la storia: le figure snelle e rapide realizzate dall´artista si muovono con agilità e dinamismo nelle scene di azione, ma è soprattutto nei momenti più rilassati che Lolli dimostra il suo talento: la mimica facciale dei protagonisti, resa con pochi semplici tratti che riprendono i tipici stilemi del fumetto per ragazzi, esalta i momenti più divertenti della storia, contribuendo al senso di leggerezza e di avventura della serie.
Completano l´albo le ormai classiche schede degli Hicks-Men, usate in maniera sapiente da Gerry Duggan, a proprio agio nel muoversi in questa rinnovata mitologia mutante.
Marauders si presenta quindi come una serie ricca di potenziale, pronta a farci esplorare un mondo oltre i mutanti, quel mondo cambiato a cui Hickman ha solo accennato e che si preannuncia pieno di opportunità e pericoli.
Emilio Cirri
Il nuovo status quo mutante, in particolare i portali aperti in tutto il mondo che permettono l’accesso a Krakoa a tutti i componenti della neonata nazione mutante paiono interferire con la dimensione parallela di Altromondo, l’universo magico in cui si trova Avalon e che ha in Capitan Bretagna il suo protettore. Un’anomalia si è infatti verificata su Krakoa: un portale che non nasce dall’isola mutante, bensì da Altromondo.
È da queste premesse che si sviluppa la nuova incarnazione di Excalibur, lo storico supergruppo britannico mutante affidato alle mani di Tini Howard, alle sceneggiature, e Marcus To con Erick Arciniega, rispettivamente ai disegni e ai colori.
Delle tre serie finora uscite dall’operazione Dawn of X, Excalibur in questo albo di esordio risulta essere la meno riuscita. Il difetto che immediatamente viene a galla a lettura conclusa è che, un nuovo lettore completamente all’oscuro della storia passata legata tanto alle varie incarnazioni del supergruppo britannico quanto del recente rilancio mutante di Jonathan Hickman, si sente sicuramente a disagio nel prendere in mano l’albo, con una comprensione quasi nulla delle vicende.
Howard dà vita a una narrazione estremamente verbosa che risulta spesso fuori contesto, con uno sviluppo e una gestione dei personaggi confusa e che dà per scontate una serie di informazioni che non è detto siano nel bagaglio di tutti i lettori.
I dialoghi sono vittime di una prolissità che uccide il ritmo e che non ha neanche il merito di spiegare e che non chiarisce la direzione narrativa che la sceneggiatrice vuol dare alla serie.
Alcuni personaggi vengono gestiti in modo molto approssimato, a cominciare dai fratelli Braddock. La reintroduzione di James, personaggio dalle enormi potenzialità narrative, appare completamente decontestualizzata e un nuovo lettore non riesce a percepire quanto importante possa essere la sua rinascita.
Sottolineare e dare più spazio ai legami arcani tra i mutanti e la magia – molto bene esplicati nella “solita” scheda hickmaniana a corredo dell’albo – sarebbe stato più importante, essendo questo il fulcro del racconto che Howard ha in mente di portare avanti.
Dal canto loro, i disegni di To sono dotati di uno storytelling chiaro e lineare e lasciano un vasto campo di azione alla colorazione di Arciniega, densa e accesa in ogni sfumatura, con un uso di una palette grafica molto ampia in fatto di toni cromatici.
Tirando le somme, un esordio da rivedere per questa aggiornata incarnazione di Excalibur, con un roster di protagonisti interessanti ma di cui per il momento resta avvolto nel mistero il motivo della loro presenza nella testata.
David Padovani
Di seguito, le copertine delle altre novità targate Marvel Comics.
DC Comics
Dan DiDio ritorna a scrivere le gesta del gruppo di androidi dotati delle proprietà dei metalli, a dieci anni di distanza, in una nuova maxi serie in dodici albi. L’autore decide di rinunciare, almeno in questo primo numero, a un ritmo serrato e alle scene d’azione, per concentrarsi sull’offrire uno sguardo approfondito nella psiche del dottor Will Magnus, creatore dei Metal Men. Egli appare come un uomo avvilito, tormentato dai dubbi e dai sensi di colpa per un segreto, in merito alla vera natura delle sue creazioni, che ha da sempre tenuto celato.
Attraverso un efficace monologo di Will, che fa da filo conduttore di tutto l’albo, l’autore illustra il rapporto che lo lega ai suoi Metal Men e che i lettori hanno imparato a conoscere e apprezzare nel corso degli anni, chiamando in causa anche episodi della loro storia pregressa. Un rapporto che, quando infine il segreto custodito dal dottor Magnus viene svelato, viene del tutto sovvertito, così come, di rimando, le aspettative dei lettori stessi.
Non mancano comunque accenni alla macrotrama che si svilupperà nel corso della serie, laddove inizia a prendere forma una particolare minaccia correlata al Dark Multiverse e in generale agli accadimenti della miniserie Dark Nights: Metal di Scott Snyder (elemento sul quale la DC sembra puntare molto ultimamente).
I disegni di Shane Devis convincono per un tratto definito, che risulta particolarmente efficace nel modellare le lucenti e levigate fisionomie degli androidi che danno il titolo alla serie. Il frequente ricorso a primi piani e inquadrature ristrette che si concentrano su particolari e dettagli danno poi modo di apprezzare la cura riposta nelle espressioni dei volti.
Marco Marotta
Scritto da Phillip Kennedy Johnson e disegnato da Riccardo Federici, The Last God è un’aggiunta atipica alla crescente schiera di titoli pubblicati dalla DC Comics sotto l’etichetta Black Label, in quanto è il primo (insieme a Basketfull of Heads di Joe Hill, uscito lo stesso giorno) ad abbandonare i personaggi della casa editrice, per creare una storia del tutto originale.
Fin dal prologo, dove una prosa di reminiscenza tolkeniana ci illustra l’antefatto della vicenda, è evidente la cura che l’autore ha riposto nella costruzione di questo universo narrativo: un immaginario fantasy classico, con elfi, nani, re e maghi, si amalgama con un substrato insalubre, fatto di orrori lovcraftiani ancestrali e raggelanti.
Nel regno di Tyrgolad si tramandano racconti di guerrieri valorosi e imprese eroiche ma l’atmosfera che si respira è malsana, decadente, avvisaglia di una gloria ormai sfumata. Un world building minuzioso, una narrazione ad ampio respiro, dal ritmo cadenzato, e dialoghi scritti con perizia garantiscono un elevatissimo coinvolgimento nelle vicende narrate ma ancora più entusiasmanti risultano i disegni.
Il tratto di Federici è iperdettagliato, soprattutto per quanto concerne la realizzazione dei personaggi, laddove ogni ruga, ogni pelo della barba e ogni piega dei vestiti è stata riportata su carta con attenzione certosina. Il disegnatore riesce poi a infondere enorme espressività ai protagonisti, attraverso un linguaggio del corpo dinamico e una mimica facciale sempre credibile. I disegni sono infine accompagnati più che adeguatamente dalla colorazione di Sunny Gho e Dean White, cupa e mefitica nella maggior parte delle tavole ma che non manca di accendersi all’occorrenza con tonalità calde e solari.
Marco Marotta
Di seguito, le copertine delle altre novità DC.
Image Comics
Un tatuaggio, probabilmente, salverà il mondo o forse sarà solo in grado di svelarvi ciò che vi attende: la storia della vostra vita o della vostra morte. Leggendo il numero di esordio di The Marked è impossibile non pensare al personaggio creato da Ray Bradbury negli anni ’50: L’uomo illustrato, un vagabondo tatuato con disegni capaci di animarsi e divinare eventi di vita o raccontare storie suggestive, imbevute di magia e verità. Ed è sicuramente al mondo della magia, declinata in chiave moderna, che appartiene questa serie edita da Image Comics, fumetto che costruisce attorno alla figura della giovane disegnatrice Saskia un mondo fatto di società segrete, avatar, glifi e, appunto, tatuaggi. Proprio questi ultimi, collettori della magia, consentono ai prescelti di divenire guerrieri che per il tramite del loro corpo inchiostrato, canalizzano e liberano il loro potere al servizio del bene. David Hine e Brian Haberlin presentano ai lettori una storia solida e abitata da characters femminili moderni e attuali, alle prese con l’esplorazione, l’affinamento e la gestione delle proprie abilità. Personaggi formalmente in bilico tra tradizione e progresso, intenti a scardinare le regole della “vecchia” concezione di magia, in favore di una ibridazione di questa con le nuove tecnologie e la scienza.
Nonostante qualche momentaneo déjà-vu e qualche ammiccamento di troppo a mode e tendenze giovanili, questa prima uscita dà la piena sensazione di riuscire a collocare tutte le tessere narrative nella giusta posizione. Descrivendo un mondo che sembra conosciuto e familiare ma che, nelle pieghe, nasconde qualcosa di oscuro ed inatteso, gli sceneggiatori vestono la loro creatura di un interessante abito urban fantasy nel quale dimostrano di muoversi a proprio agio.
Ben congegnata l’interazione tra i diversi personaggi, ai quali è garantito il giusto spazio e un’equa dose di personalità, espressa in dialoghi qui essenziali al pieno disvelamento della natura del singolo. Sotto l’aspetto grafico le matite risultano convincenti, sfruttando luci ed ombre per donare profondità e mistero a luoghi e persone. Giocando sulla commistione visiva di elementi fantasy e magici, inseriti in ambienti realistici, Brian Haberlin regala una particolare aura ai protagonisti rendendo vividi e affascinanti i glifi/tatuaggi/avatar, la mimica facciale e la rappresentazione peculiare dei diversi poteri incantati, vere e proprie esplosioni di luce.
I colori di Geirrod Van Dyke completano poi il quadro visivo, efficaci e di sicuro impatto nelle scene d’azione e nella definizione dei personaggi, accentuandone l’esuberanza giovanile e le sfumature caratteriali.
Il primo numero di The Marked si presenta ai lettori con un impianto narrativo ben costruito ma non particolarmente originale. Una storia che si sviluppa partendo dal quotidiano e che, grazie a personaggi credibili, sembra nascondere sotto una patina fantasy una riflessione sull’essere adolescenti nel mondo moderno. Un luogo carico di chiaroscuri nel quale è facile prendere la direzione sbagliata e ritrovarsi improvvisamente soli, privi di tutte le nostre personali certezze.
Ferdinando Maresca
Di seguito, le copertine delle novità Image Comics.
Editori indie
Roku è il nome di battaglia di Angelina Alcott, metaumana ex-agente del Mi6 britannico. Utilizza i suoi lunghi capelli rosso sangue come corde o lame e ha poteri psicocinetici che le consentono di muovere corpi e leggere la mente delle persone. Assassina a pagamento e avversaria di Ninjak, Roku è personaggio dalla forte presenza scenica ma tutto sommato di supporto nelle vicende dell’Universo Valiant e questa miniserie eponima – scritta da Cullen Bunn per i disegni di Ramon F. Buchs e i colori di Stephane Paitreau – si muove quindi nella scarsità di informazioni per aumentare la definizione di quello stesso contesto.
Il debutto di Roku è adrenalinico: la figura della protagonista, una mercenaria incaricata delle più varie missioni, è tratteggiata attraverso la sua voce narrante che accompagna l’azione, sempre in primo piano e senza risparmio di violenza. Seguiamo prima l’assassinio di un gruppo di criminali a Hong Kong, poi il tentativo di furto di una misteriosa nuova arma intelligente a Mosca. Proprio questa seconda missione apre lo scenario del racconto sul passato della protagonista, che ci aspettiamo quindi essere il tema dello svolgimento della serie. Ricordiamo infatti che per Roku la segretezza è condizione di sopravvivenza. Ma nella missione moscovita scopre che qualcuno/qualcosa conosce le sue origini.
Il racconto è segnato da atmosfere cupe, trasmesse tanto dalla natura delle scene e dei dialoghi quanto dalle scelte cromatiche, che avvolgono le immagini di oscurità; questo primo numero propone il setting della serie, introduce le protagoniste – i personaggi principali sono al momento tutti femminili – e il clima di alta violenza ed efferatezza nel quale si muove l’assassina.
Tutto scorre con facilità, le scene d’azione, sempre rese con ottimo senso del movimento sono costruite tenendo in sottofondo i pensieri della protagonista, ma evitando l’effetto telecronaca, mentre il ritmo e la costruzione guidano l’attenzione secondo schemi tipici: dopo la prima missione abbiamo chiare le caratteristiche principali della protagonista, siamo in grado di seguire le trattative che portano alla seconda missione e di apprezzare le svolte della vicenda.
La costruzione è lineare, la leggibilità alta e, merita sottolineare, le vicende sono godibili anche senza una conoscenza specifica dell’universo narrativo: Roku si pone quindi come un buon punto accesso al mondo Valiant, ma la sua stereotipia, che si manifesta come concatenazione di luoghi narrativi ricorrenti di un hard boiled supereroico, risulta in un racconto fortemente tipizzato, che non offre al lettore elementi per percepire le particolarità di quel mondo.
Simone Rastelli
Di seguito, le copertine delle altre novità degli editori indipendenti.
Wednesday Warriors
Nella puntata #47 di Wednesday Warriors su Dimensione Fumetto, Fabrizio Nocerino si è occupato di Spider-Man Full Circle, la risposta della Marvel Comics al DC Challenge creato negli anni ’80 dalla DC Comics.
Nella puntata #48, invece, Andrea Gagliardi ha analizzato il #0 del crossover internazionale Batman/Dylan Dog, fresco di stampa dalla Lucca Comics 2019.
Amazing Spider-Man: Full Circle riunisce sedici dei migliori autori della Casa delle Idee in un’unica storia. 90 pagine a disposizione: nessuno schema né mappe, né possibilità di interazione.
L’apertura dell’albo è semplice ma efficace, capace di impostare immediatamente il tono leggero e “privo di conseguenze”. I neri densi di Chris Bachalo e Tim Townsend si stagliano contro le pareti giallastre e l’aria satura di gas di una stazione spaziale che vaga in orbita intorno alla Terra.
L’Uomo Ragno, in costume nero, sbuca fuori da una camera di stasi, confuso quanto il lettore: Jonathan Hickman, attraverso la voce di Nick Fury e i ricordi del Ragno, illustra la premessa dell’intera storia – che non potrebbe essere più vaga ed “aperta”.
LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA QUI
L’incontro tra Dylan Dog e Batman diventa così un incontro dal sapore quasi mitologico, che non si limita a mettere a confronto due personaggi ma estende la dialettica a due differenti immaginari: “il miglior detective del mondo incontra il peggiore”.
Questo numero zero è quindi una forte dichiarazione d’intenti, che cerca di forzare e di sfruttare le regole dei crossover interaziendali, che pur dicendo pochissimo dal punto di vista dell’intreccio riesce a trovare una chiave di lettura interessante a quella che poteva essere una semplice trovata commerciale fine a se stessa.
LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA QUI
Per questa puntata è tutto. First Issue ritorna tra due settimane, con la puntata #57 il 20 novembre 2019.
Stay tuned!
[Un ringraziamento al nostro Paolo Garrone, che cura la gallery delle cover sulla pagina Facebook de Lo Spazio Bianco per ogni puntata di First Issue.]