Vincitore del premio Polar per la migliore opera crime al festival di Angoulême 2022, Fendente segna l’esordio nel mondo del fumetto di Antoine Maillard.
Edito da Coconino Press, il lavoro dell’autore francese risulta notevole sia dal punto di vista della scrittura, grazie a un’interessante interpretazione del genere thriller psicologico, sia da quello grafico, per il segno elegante e ricercato.
Fendente è ambientato in una cittadina rivierasca dove un serial killer, armato di mazza da baseball, uccide due giovanissime liceali. Nella comunità inizia a serpeggiare la paura e, soprattutto fra gli adolescenti, si sviluppano reazioni emotive non del tutto prevedibili.
Nonostante l’idea di base sia un cliché, il modo in cui Maillard sviluppa la storia colpisce positivamente: l’autore sceglie una trama corale dove agiscono una serie di personaggi ugualmente importanti e slegati dagli stilemi dell’eroe classico. Allo stesso modo gioca con i generi, appoggiandosi al thriller psicologico ma mischiando elementi del noir e dello slasher, con tanto di final girl, ma anch’essa lontana dagli stereotipi.
Pur lineare, la narrazione procede a volte con particolari scelte di montaggio, proponendo al lettore due sequenze parallele che in certi casi si intersecano. A tavola 56, ad esempio, si incrociano a più riprese le linee narrative di quattro personaggi che passeggiano, in coppia, ai lati opposti di una strada, in una sorta di piano sequenza ben congegnato.
Sono architettate a dovere anche alcune scene volutamente ingannevoli, dove Maillard si destreggia fra sogno e surreale. Nonostante ciò il clima generale della storia punta sempre al crudo realismo, come dimostrano alcuni intermezzi nei quali, per approfondire la psiche del serial killer o fornire aggiornamenti sulle indagini, vengono utilizzati dei telegiornali con interviste a esperti psichiatri.
Proprio il fattore psicologico è la tematica centrale di Fendente, al punto che alcuni degli adolescenti protagonisti presentano dei tratti patologici simili a quelli del killer. Ognuno dei personaggi sembra quindi avere due volti, a dimostrazione che la follia si può nascondere dietro a una facciata di normalità o a un carattere docile. In tal senso a colpire di più, ma in modi differenti, sono Pola e Ralph, compagni delle liceali uccise, che nel finale subiscono i cambiamenti più significativi. Ma la crescita dei personaggi, non necessariamente da una condizione positiva a una negativa, coinvolge tutto il cast di Fendente. Merita attenzione, ad esempio, la vicenda di uno dei ragazzi più grandi che, dopo una serata a base di droga con il coinquilino immischiato in un traffico di stupefacenti, cerca di fare la cosa giusta.
Maillard si concentra, più che sulle indagini della polizia o sulle attività del serial killer, sui rapporti fra adolescenti e genitori. Da questi ultimi, alcuni quasi alcolizzati, altri più normali e perfino bigotti, traspare una sensazione di distacco, cinismo o apprensione negativa. Una perenne incapacità di comunicare, che rende le relazioni strazianti e a tratti feroci, basate su un’impostazione educativa superficiale oppure legata a cliché sociali. Il risultato è che le madri di Fendente non hanno idea di cosa facciano o pensino i figli, e la cosa peggiore è che non sembrano interessarsene, per via di preconcetti insormontabili. Con persone del genere è impossibile discutere e l’autore interviene anche visivamente per sottolinearlo, con la sovrapposizione di balloon che cancellano le parole dell’adolescente, durante una discussione a senso unico con la madre.
Maillard lascia tuttavia che siano i suoi protagonisti a trasmettere emozioni nel lettore, senza mai cedere alla tentazione di esprimere un parere più diretto, magari attraverso didascalie o commenti di figure secondarie. Una cosa traspare però in modo inequivocabile: i genitori sono incapaci di comunicare e di capire i figli.
È altrettanto vero che alcuni degli stessi adolescenti, sottomessi, frustrati, imbarazzati, timidi, violenti o avventati, non sembrano in grado di comprendere se stessi: in certi casi, impotenti davanti a un evento imprevisto o incapaci di resistere a gesti all’apparenza senza senso, sembrano domandarsi: “come ho fatto a trovarmi in questa situazione?”, oppure, “perché mi comporto così?”.
I testi sono bene associati ai personaggi: ad esempio i ragazzi utilizzano un linguaggio sciolto e diretto, caratterizzato da tipiche espressioni giovanili. È evidente però il desiderio di Maillard di lasciar parlare il più possibile le immagini: sono infatti presenti lunghe sequenze, anche di due o tre tavole, del tutto prive di testi, ma non per questo meno comunicative o coinvolgenti.Abbinati a una storia di qualità, i disegni rappresentano un vero punto di forza di Fendente. Il segno è impostato sul realismo e basato su una matita dalle linee morbide, in grado di trasmettere tutte le sfumature del bianco e nero grazie all’interpretazione del grigio, delle ombre e dei contrasti. In tal modo l’autore raggiunge l’esaltazione dei neri pieni e soprattutto dei bianchi, a volte così luminosi da sembrare abbaglianti. Un’abilità che non è fine a sé stessa: ad esempio le ombre vengono sfruttate per nascondere il volto del killer o di persone ubriache.
La particolarità più importante, estesa a tutto il fumetto, è la scelta di eliminare lo spazio bianco fra le vignette, che risultano fuse l’una all’altra con l’effetto di elisione limitato ma non annullato. Questo aspetto richiede uno sforzo di concentrazione in più al lettore, perché la lettura della sequenza non è immediata, ma al tempo stesso lo soddisfa costringendolo a cogliere gli aspetti più rappresentativi del lavoro, cioè la meticolosità sulle sfumature e sui contrasti.
In tavole sempre a due o tre strisce, intervallate da alcune belle illustrazioni a tutta pagina, l’autore utilizza frequenti vignette doppie o quadruple, regolari, e si nota una grande attenzione al dettaglio fisico: spesso vengono inquadrate le mani, che in base alla posa o a oggetti impugnati sottolineano stati d’animo o intenzioni. Ma in una scena nel finale, durante una festa, l’autore dimostra di essere a suo agio anche nella gestione di vignette con numerosi personaggi.
La lunga serie di sentimenti dei protagonisti è spesso comunica solo con le immagini, attraverso posture, lacrime, guance arrossate, sudore o un misto di questi elementi: un cocktail di emozioni disegnate, una delle quali non esclude l’altra ma, in certe situazioni, può prevalere.
La strada intrapresa da Antoine Maillard, con questo suo Fendente d’esordio, sembra puntare verso l’originalità e l’innovazione. Il primo passo è nella giusta direzione, anche se appaiono un po’ forzati, ma in un mercato alla continua ricerca di nuovi fenomeni è inevitabile, i paragoni con registi del calibro di David Linch e John Carpenter, apparsi sulla stampa francese.
Abbiamo parlato di:
Fendente
Antoine Maillard
Traduzione di Emanuelle Caillat
Coconino Press, 2022
152 pagine, brossurato, bianco e nero – 20,00 €
ISBN: 9788876186127