
Purtroppo, però, esso non si rivela capace di trasmettere le emozioni e l’importanza dei fatti che racconta.
La storia di Claudio Falco e Marco Ferrandino non segue la tipica costruzione giornalistica in cui i fatti vengono raccontati seguendo esclusivamente l’iter della vicenda umana, giuridica e politica della famiglia Englaro; i due scrittori, al contrario, scelgono di raccontare in parallelo la vita di Eluana e di Laura– un personaggio creato per questa storia, ideale sorella della protagonista – e da questo costruiscono un rapporto di vicinanza ma anche contrapposizione tra le due, tra vita e morte, che procede di pari passo fino alla fine del volume. Sebbene la trovata narrativa sia interessante, anche se non originale, il soggettista e lo sceneggiatore non riescono a sostenere questa scelta con continuità.
Se da una parte va dato loro atto di non aver piegato la storia a una narrazione patetica e ruffiana, dall’altra la linea del racconto non trova mai una voce precisa e univoca, ma resta sempre sfilacciata e incompiuta.
All’inizio, Falco e Ferrandino sembrano intenzionati a inserire la vicenda di Eluana nello scenario più grande di un paese spaccato e fiaccato da mafia, corruzione, scontri di piazza, costruendo la storia come una tragedia moderna.

Nel terzo capitolo, l’attenzione si sposta verso la discussione giudiziaria e i diritti, mentre nel quarto si fa un breve accenno alla questione politica degli ultimi, concitati momenti della vicenda.
In mezzo a questi continui cambi di registro, si perde tutta la potenza tragica della storia di Eluana, che viene ridotta spesso a mero sfondo per raccontare altro. La narrazione non riesce mai a trovare un punto fisso e anche le considerazioni sul tema del fine vita non emergono in maniera organica dal racconto, ma appaiono posticce e banali, quasi inserite a forza, e tutto questo impedisce al lettore di emozionarsi o riflettere. Solo il finale riserva qualche emozione: il dolore e il rimpianto affiorano contemporaneamente, grazie all’efficace costruzione delle ultime quattro pagine.
Le matite di Martina Sorrentino seguono il registro della scrittura. Molte sono le incertezze nell’esecuzione tecnica, a partire da sfondi anonimi, dettagli poco curati – in particolare quelli dei volti, che non trasmettono drammaticità – e prospettive che in alcuni passaggi schiacciano oggetti e personaggi sulla pagina. Ma a parte la tecnica, sono soprattutto le emozioni a restare imprigionate nella matita: la voce della disegnatrice rimane sospesa a metà tra la ricerca del realismo e la spinta evocativa, non riuscendo a convincere pienamente.
L’unica nota davvero positiva del volume è l’intervista a Beppino Englaro, ulteriore testimonianza della sua forza e dell’importanza della sua esperienza.
Ma questo è comunque troppo poco per un fumetto da cui ci si poteva aspettare di più, visto che la vicenda ha rappresentato una pagina difficile, straziante, vergognosa, che, a più di vent’anni dal suo inizio, è sempre attuale e imprescindibile per la battaglia dei diritti civili in Italia.
Abbiamo parlato di:
Eluana 6233 giorni
Claudio Falco, Marco Ferrandino e Martina Sorrentino
001 edizioni, giugno 2015
128 pagine, brossurato, bianco e nero – 15,00€
ISBN: 978-88-99086-34-3
