Dan Jurgens è un nome conosciuto da ogni fan del fumetto statunitense che si rispetti. In trent’anni di carriera ha lavorato sui più famosi personaggi della Marvel e della DC Comics, ma ha legato soprattutto il suo nome a Superman. Nel 1992, insieme ad un gruppo di scrittori come Roger Stern, Louise Simonson, Jerry Ordway e Karl Kesel, dà vita ad una delle più celebrate saghe del personaggio, la Morte di Superman. Da allora è tornato più volte a scrivere di Clark Kent e del suo alter-ego, non ultimo durante il rilancio Rebirth su Action Comics. Oltre a Superman, Jurgens è ricordato per aver creato Booster Gold, per aver scritto varie serie del periodo New 52 della DC Comics e per aver realizzato un lungo e controverso ciclo di Thor per la Marvel. Oggi è autore dei testi di Batman Beyond, serie dedicata alla versione futura di Batman.
Lo abbiamo incontrato per parlare della sua carriera, dei suoi fumetti e dei suoi progetti passati e futuri.
Sei nell’industria dei comics da più di 30 anni. Come si è evoluta la scena fumettistica statunitense in questo periodo? E come è cambiato l’approccio alla scrittura di un fumetto seriale?
Penso che uno dei più grandi cambiamenti sia che quando ho iniziato era molto insolito avere una serie mensile raccolta in un volume da libreria, i fumetti erano e restavano albi singoli. Ora sappiamo che generalmente tutto o quasi tutto ciò che stiamo scrivendo viene raccolto in volumi e di conseguenza questo cambia l’approccio di un autore al suo lavoro. Ci troviamo a scrivere storie serializzate che diventano poi volumi cartonati o brossurati che raccolgono sei numeri alla volta. Questo ha permesso una narrazione più espansa e una più profonda esplorazione caratteriale dei personaggi.
Nella tua carriera sei stato tanto sceneggiatore che disegnatore, anche se negli ultimi anni questo tuo ultimo aspetto è passato un po’ in secondo piano rispetto al primo. Maturando, sei più attratto dalla scrittura e dalla sceneggiatura piuttosto che dal disegno? È in esse che si esprime meglio la tua cifra autoriale?
Non è stato intenzionale, semplicemente è accaduto. Sono stato sempre più impegnato con il lavoro di sceneggiatura e adesso tutto quello che riesco a disegnare sono solo alcune copertine. Mi piacerebbe passare più tempo al tavolo da disegno, ma dovrei cambiare completamente l’attuale impostazione del mio lavoro affinché possa accadere. Ho sempre voluto tanto scrivere quanto disegnare, ma adoro anche sceneggiare per altri disegnatori, mi piace la collaborazione. Però alla fine non è mai stata mia intenzione scrivere soltanto e spero di poter disegnare di più in futuro.
Il fatto di essere anche un disegnatore, oltreché uno sceneggiatore, ti ha aiutato a capire meglio gli artisti con cui hai collaborato?
Assolutamente sì. All’inizio della mia carriera ho lavorato insieme a scrittori che erano anche disegnatori: uno era Mike Grell, un altro Jim Starlin. Ho scoperto che generalmente gli sceneggiatori che hanno un “lato artistico” comprendono un po’ meglio le esigenze di una tavola a fumetti. Mi piace pensare di scrivere per altri disegnatori nel modo in cui altri potrebbero scrivere per me, in modo che abbiamo più possibilità di esprimersi graficamente.
Negli ultimi trent’anni hai associato frequentemente il tuo nome a Superman, scrivendone storie fondamentali come la morte e tornando più volte sulle testate a lui dedicate. Che cosa ti lega al personaggio e, soprattutto, qual è la tua “formula” per trovare sempre nuovi spunti da cui sviluppare le sue avventure?
Se osserviamo chi è Superman, vediamo che è anche Clark Kent, un ragazzo cresciuto in una fattoria, in una piccola cittadina del Kansas, che è quasi nel centro degli Stati Uniti. Il mio background personale è in qualche modo simile a quello, essendo anche io cresciuto in una piccola città. Penso che in piccoli posti come quelli ci sia una sorta di particolare sensibilità, che spiega così tanto di chi sia veramente Superman, chi fosse quando era piccolo e chi è come Clark, allevato dalla famiglia Kent. Superman ha il potere di fare qualsiasi cosa, potrebbe avere tutto ciò che vuole nel mondo e tuttavia ha scelto di fare ciò che sta facendo per ragioni altruistiche. Questo è importante da ricordare, sempre: se consideri ciò e vedi ciò che sta accadendo oggi nel mondo, con così tante persone che abusano del potere che hanno, allora capisci che c’è sempre materiale per nuove storie.
27 anni fa è stata pubblicata per la prima volta la Morte di Superman, una storia che ha segnato uno spartiacque nel mondo del fumetto di supereroi e che ancora oggi ha un grosso riverbero, basti pensare al finale di Batman vs Superman: Dawn of Justice e al fortunato film animato prodotto da Warner Bros nel 2017. Quale pensi sia l’elemento chiave che ha decretato il successo di questa storia?
Penso ci siano un paio di cose che ne hanno decretato il successo. Prima di tutto, quando abbiamo deciso di realizzare una storia sulla morte di Superman, abbiamo scelto consapevolmente di non usare uno dei suoi classici antagonisti, ma invece abbiamo creato un personaggio completamente nuovo, Doomsday, che è l’opposto dell’eroe. Superman è ragionevolezza pura, mentre Doomsday è la completa mancanza di ragione, come una forza della natura, come un uragano.
Un’altra cosa che volevamo fare era mostrare l’importanza che Superman ha per il mondo, eliminandolo. È la stessa cosa di quando muore un personaggio importante: comprendiamo cosa significava per noi e cosa significasse per il mondo. Ucciso Superman, abbiamo iniziato a scrivere storie sugli altri personaggi e sulle loro reazioni quando hanno capito che era più importante di quanto pensavano. La cosa affascinante è che, quando lo facemmo, divenne immediatamente un evento: i giornali iniziarono a cercarci, a scrivere articoli. Per un breve periodo, realtà e fantasia si mischiarono insieme!
Hai un aneddoto particolare sulla nascita di quella storia che vorresti raccontare?
Ricordo solo che, mentre io e gli altri autori stavamo lavorando alla storia, alcuni dettagli di essa hanno iniziato a diffondersi tra la stampa, facendo capire che lo avremmo fatto davvero e allora ci siamo resi conto che sarebbe stato qualcosa di veramente grosso. Le aspettative del pubblico hanno iniziato a crescere e ciò ha aumentato la pressione su di noi per fare tutto al meglio. L’ultima cosa che vuoi che accada in un momento come quello è incappare in un flop, scoprire che i lettori pensano che hai realizzato una brutta storia! (ride) Fortunatamente siamo sopravvissuti alla prova del tempo, la storia è ancora là fuori e continua a essere adattata su altri media. Nel complesso, penso che ce la siamo cavata bene.
L’arrivo di Brian Michael Bendis in DC Comics ha fatto molto rumore nell’industria del fumetto statunitense. Cosa pensi riguardo alla sua attuale gestione di Superman? E più in generale, quali sono le storie con protagonista Superman che ti hanno più colpito?
Iniziando dalle storie, penso di essere ancora legato a quelle che ho letto quando ero un bambino, quelle di Curt Swan che è stato un autore di Superman per almeno trenta o quarant’anni! Il suo contributo al modo in cui io penso a Superman è stato decisivo. Poi, nel corso del tempo, c’è stato un artista come John Byrne che è arrivato e ha riscritto completamente il personaggio. Da allora, c’è stato un numero incredibile di autori, sia sceneggiatori che disegnatori, che hanno sviluppato le loro idee e la loro visione di Superman, aiutando a definire il personaggio. E Brian adesso sta facendo esattamente lo stesso. Penso che ci sia bisogno di almeno di un paio di anni per affinare davvero la propria visione del personaggio e far sì che resista nel tempo.
Sappiamo quanto tu sia legato a Booster Gold: nella tua lettura del personaggio come inquadri la recente caratterizzazione che Tom King ne sta dando su Batman e su Heroes in Crisis?
È bello vedere Booster Gold continuare a essere presente nelle storie. Se guardiamo alla storia del personaggio, è stato creato negli anni ’80 e in quel momento stavamo assistendo a grandi cambiamenti nella cultura popolare. Negli Stati Uniti c’era una rivista, People’s Magazine, dedicata alle celebrità. Esisteva uno show televisivo intitolato Entertainment Tonight, anch’esso incentrato sulle celebrità. Ritengo che il mondo attuale si concentri ancora di più su questi personaggi, quindi penso che il posto occupato da Booster Gold sia ancora più rilevante in questo momento rispetto a quello che era trent’anni fa.
Sì, e in questo momento, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere incastrato per omicidio in Heroes in Crisis…
È stato decisamente incastrato! (ride)
Sei ormai da quattro anni lo scrittore di Batman Beyond, l’Uomo Pipistrello del futuro che si sta dimostrando una delle serie più interessanti nate dall’evento Rebirth. Che cosa ti diverte nello scrivere questo personaggio? Quanto della legacy batmaniana reputi importante mantenere in storie ambientate nel tuo “possibile” futuro del personaggio?
Ciò che mi piace è che, avendo una sua serie mensile e un suo universo, possiamo raccontare qualsiasi storia vogliamo. Se desideriamo usare il Joker e fargli succedere qualcosa, per esempio, possiamo farlo! In queste storie Bruce Wayne ha 75 anni e ha iniziato qualcun altro alla carriera di Batman. Quel Batman è più umano di quanto lo sia mai stato Bruce, quindi possiamo iniziare a giocare con temi diversi e raccontare una storia di un personaggio più umano e più bello, mentre Bruce Wayne ha sempre un aspetto tagliente del suo carattere che penso che non debba mai perdere. La capacità di raccontare una storia ambientata trentacinque anni nel futuro ci offre un’opportunità unica per esplorare nuove idee e mostrare ai lettori quale strada potrebbe intraprendere Batman. E penso che anche al pubblico piaccia leggere cosa succede al loro personaggio preferito nel futuro! Personalmente mi piaceva leggere questo tipo di storie quando ero un bambino e mi piace scriverle adesso, lo trovo affascinante!
Per un periodo abbastanza lungo hai lavorato anche per la Marvel, in particolare su Thor. Il tuo ciclo ha polarizzato molto i giudizi del pubblico: cosa ricordi di quel periodo e del lavoro per la “concorrenza”?
Mi piacerebbe iniziare dall’origine del fumetto su Thor: Stan Lee e Jack Kirby hanno introdotto un dio, un vero dio, nei fumetti. Era un concetto assolutamente nuovo, nessun altro personaggio prima aveva definito se stesso un dio, ancora meno una divinità mitologica! Così sono partito da questa idea e con l’intento di portarla fino alle estreme conseguenze: cosa succederebbe se Thor fosse davvero un dio e fosse direttamente coinvolto nelle attività degli uomini, proprio come nella mitologia. Thor è così diventato una forza guida onnipresente sull’intero pianeta Terra. Penso che alcuni lettori abbiano trovato logico questo sviluppo e lo abbiano apprezzato. Di sicuro, a noi autori ha fornito un modo originale di guardare al personaggio.
Come detto, hai scritto molte storie e molti personaggi: ne è rimasto uno, in Marvel o in DC, che vorresti raccontare? O magari un nuovo personaggio tutto tuo che vorresti creare?
Penso che ci siano molte storie, io ho sempre così tante idee per la testa e il punto è trovare il giusto modo di raccontarle. Ciò che conta è l’idea di una storia, indipendentemente dal personaggio. Solo dopo penso a come posso raccontare meglio quella storia, quale sia il miglior formato e il miglior personaggio adatti a essa. Ma di sicuro ho sempre un sacco di idee che mi frullano in mente!
Grazie mille Dan e a presto!
Intervista realizzata dal vivo il 24 marzo 2019 a Lipsia
Traduzione di David Padovani