“Mi piace tanto andare a spasso di notte… Sento i rumori e non so chi è… come fa scuro non ho paura! Quando che è giorno si che ho paura!”
(Silenzio)
Qualche anno fa Didier Comès ha lasciato questo mondo. Aveva 71 anni e un talento davvero sorprendente come narratore d’immagini. Penso a opere come Le lacrime della tigre oppure Eva o Iris o ad altre sue opere; qualunque opera di Comès mi venga in mente non posso far altro che pensare al suo modo di narrare, al suo bianco e nero con cui definiva le immagini. Quando penso a questo grande autore mi vengono in mente i suoi personaggi, delineati con quel suo particolarissimo tratto dilatato che sembrava uscire dal suo pennello con la stessa magica facilità con cui un colore esce da un tubetto di tempera o di olio.
L’arte di Comès è magica e non lo dico tanto per dire, vista l’attrazione che l’artista aveva per l’occulto e la stregoneria, due ingredienti che lo portarono alla realizzazione del suo capolavoro, Silenzio, splendida e intensa parabola sulla diversità e sulla bontà di chi (come il nostro protagonista Silenzio) nasce in un clima d’odio ma riesce a superare le rancorose barriere della brutalità provando sentimenti di una purezza veramente spiazzante.
Silenzio è un personaggio per molti versi atipico nel panorama del fumetto; ritenuto diverso perché sordo, da molti considerato stupido in quanto buono solo a fare lavori pesanti, in realtà Silenzio ha dentro di sé quella voglia di ricerca interiore e quella curiosità sempre ostacolata dagli abitanti del paesino di Belsogno, nelle Ardenne; lui, nella sua eterna fanciullezza, riesce ad essere quello che i suoi compaesani non sono: un’anima buona, capace di non odiare il suo brutale padrone e di avere una comunicazione spontanea con il mondo degli animali che sembrano gli unici in grado di comprenderlo.
Ma la storia di Silenzio ruota attorno a un’altra storia, che affonda le radici nel mondo gitano, libero e spensierato, capace di sfuggire all’orrore della persecuzione nazista ma che cade vittima del peggior orrore riservato all’umanità: l’ignoranza. Un’ignoranza che domina nel piccolo paese dal nome sognante ma dalla realtà sprezzante, popolato da uomini e stregoni malvagi che si odiano a vicenda e che hanno paura di ciò che è diverso da loro.
Un’opera bella e piena di grandi emozioni come le parole non dette di Silenzio; queste vengono racchiuse da Comès nei suoi pensieri, quasi a voler creare un rapporto stretto e diretto con i lettori che a questo punto sono gli unici capaci di comprenderlo. Silenzio si muove con una purezza tipica dell’essere che non conosce il male, di chi quando lo conosce cerca di non farsi catturare da esso, di chi non cova desideri di vendetta e di chi apprezza la vita e le sue meraviglie: l’immensità del mare da lui visto solo in fotografia, una conchiglia da cui poterne sentire il rumore, una barchetta giocattolo su cui sognare di cavalcarne le onde.
Un affresco di un mondo contadino rude e legato alla stregoneria e alla superstizione (che nella storia assumono un ruolo determinante) assolutamente imperdibile; Comès lo dipinge con un bianco e nero impeccabile, un bianco e nero fatto di ombre e oscurità, dalla quale emerge uno dei personaggi più inusuali e poetici degli anni ’80. Puro come il candore della neve che lo accompagna nelle ultime sequenze di questo fumetto affascinante.
Curiosità
Didier Comès è nato in pieno conflitto mondiale (1942); prima di approdare alla professione di fumettaro ha lavorato come disegnatore industriale. Anche la musica ha influito notevolmente sulla sua vita tanto da renderlo un noto percussionista jazz apprezzato anche oltreoceano.
Evidenti in Silenzio le influenze del collega e amico Hugo Pratt; le uniche sequenze in cui si vede il mare sono un dichiarato omaggio all’autore di Corto Maltese.
Edizione consigliata
Quella consigliata è della Milano Libri e risale a trent’anni fa: cartonata, ben rilegata e, dettaglio importante, stampata in bianco e nero. Reperibile senza particolari difficoltà in rete o nelle fiere specializzate.
Altre edizioni
Nel 1998 la Lizard ripresentò l’opera di Comès in un formato tascabile a un prezzo contenuto.
300 volumi essenziali per una biblioteca che copra l’intera storia dei fumetti:
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