Fenomenologia di Diabolik di Andrea Carlo Cappi è una interessante disamina del notissimo personaggio del fumetto italiano. Il saggio ricalca nel nome la famosa Fenomenologia di Mike Bongiorno di Umberto Eco (anche lui aveva una K nel nome, del resto).
Cappi, autore che ha lavorato a lungo sul personaggio, contestualizza l’affermazione di Diabolik nell’immaginario collettivo con un’ampia premessa dedicata alla figura del ladro gentiluomo emersa nella letteratura ottocentesca: si parte dalla figura reale di Vidocq, ai primi dell’Ottocento, per esaminare poi Raffles, Rocambole, Lupin e Fantomas, quello che più direttamente ha influito su Diabolik stesso. Si esamina poi anche il cinema, in particolare il genere caper in voga negli anni Cinquanta, molto vicino come temi e tempi a Diabolik. Curiosamente, vengono prese molto meno in considerazioni eventuali radici fumettistiche: se da un lato questo è coerente con la tesi di Cappi, che vede Diabolik come un personaggio influenzato in primis dalla letteratura, un confronto col vasto universo dei Crime Comics sarebbe apparso decisamente utile.
Per contro, affascinante la filologia della derivazione del nome dal romanzo e poi film Les Diaboliques (1955), che nel 1958 aveva ispirato un reale delitto a firma Diabolich in quel di Torino, subito ripreso dalla cronaca nera con grande clamore, ispirando anche l’immediata pubblicazione del noir di Italo Fasan dal titolo Diabolic: uccidevano di notte (Boselli Ed.). Il film del 1962 Totò Diabolicus è ispirato a questi fatti, e anche, quindi, il Diabolik delle Giussani ne sfrutta l’onda lunga.
Nei capitoli successivi Cappi esamina economia, psicologia e geografia del mondo di Diabolik, fornendo un punto di vista documentato e originale. L’elemento centrale è l’intrigante lettura economica, che dimostra in modo inoppugnabile come Diabolik sia uno dei fulcri essenziali dell’economia di Clerville, ineffabile Parigi/Milano con pochi cinema, quattordici carceri, infinite gioiellerie. Diabolik (e una nutrita scena del crimine: tutte quelle carceri non possono servire solo per lui) sottrae ricchezza improduttiva (i tesori dei ricchi) e la redistribuisce, tramite i cospicui investimenti necessari per i suoi colpi (numerosissime basi, tecnologia di alto livello in ogni campo…). Viene in mente la Favola delle Api di Bernard de Mandeville scritta nel 1705, cinica ma efficace dimostrazione che i vizi privati divengono pubbliche virtù.
Anche la lettura psicologica dei personaggi principali (tutti sotto il segno della Kappa: King, Diabolik, Eva Kant e Ginko) mette in evidenza la professionalità calvinista dei due protagonisti: rigorosamente monogami, godono in minima parte delle enormi ricchezze accumulate, ormai più che sufficienti per un buen retiro dorato, e le reinvestono immediatamente in nuovi colpi, spinti da una sorta di rigorosa etica del lavoro, sia pure ladresco. Con un provocatorio paradosso finale, Diabolik è quindi un fumetto educativo, “da leggere nelle scuole”, in grado di mostrare sotto la patina della fiction spettacolare la realtà del mondo così com’è, senza falsi moralismi.
Un saggio quindi agile e in vari punti brillante, rivolto idealmente a un lettore medio che conosca a grandi linee il personaggio, più che al neofita assoluto o all’appassionato alla ricerca di minuziosissimi particolari. Dispiace un po’ che Diabolik sia sostanzialmente staccato dal quadro del fumetto in generale, lasciando quasi a un lettore distratto la sensazione che questa rilevanza sia un unicum di Diabolik, e non di tutto il medium (e delle sue opere di livello).
Il volume resta comunque interessante, soprattutto per l’impostazione, che cerca di ragionare sulla rilevanza del fumetto come chiave di lettura possibile di un’epoca e di una mentalità, applicando una prospettiva critica sociologica che, se estesa ad altre opere e personaggi, potrebbe dare forse risultati altrettanto stimolanti.
Abbiamo parlato di:
Fenomenologia di Diabolik
Andrea Carlo Cappi
Edizioni NPE, 2017
112 pagine, brossurato – 12,00€
ISBN: 8894818101