Davide Toffolo da autore a personaggio: Graphic novel is dead

Davide Toffolo da autore a personaggio: Graphic novel is dead

Il nuovo lavoro di Davide Toffolo è un'autobiografia un po' particolare, dove le varie anime dell'autore convivono e nella quale chiunque può riconoscersi.

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Un’autobiografia è sempre un’operazione rischiosa.

Trasformare se stessi da persona a personaggio, oltre che permettere ad alcuni di pensare che l’autore stia compiendo un’operazione autocelebrativa, mette lo scrittore nella condizione di venire giudicato in prima battuta: il lettore giudica l’opera, non l’autore, ma quando le due cose coincidono ecco che il confine sparisce e il narratore è nudo di fronte al pubblico.

L’autobiografia è quindi una forma narrativa matura, che solitamente si affronta solo quando si hanno le spalle abbastanza larghe per poter sostenere il peso delle conseguenze. Quando si è pronti a darsi completamente all’opera, a diventare personaggio appunto.
imagesMa per Davide Toffolo le cose stanno in modo leggermente diverso. Per lui diventare personaggio, metafora dell’essere “uguale fra gli uguali”, non è un problema ma anzi un’aspirazione, un ideale portato avanti da anni e frutto di un percorso che ha saputo portare avanti attraverso le varie manifestazioni artistiche: fumetto come autore e musica come frontman del gruppo Tre Allegri Ragazzi Morti, certo, ma anche intelligenti fusioni delle due forme d’arte e sagace riscoperta di temi culturali e d’attualità.

Il risultato di questo percorso è Graphic novel is dead, pubblicato a metà gennaio da Rizzoli-Lizard. Titolo provocatorio, che per il gioco degli opposti rilancia la potenza comunicativa della forma d’arte fumetto, esportabile e vendibile ovunque, in tutto il mondo. Toffolo gioca proprio con le possibilità offerte da questa forma d’arte, variando i colori delle tavole – curati da Alessandro Baronciani –, cambiando la struttura delle vignette e alternando pagine disegnate a fotografie che ritraggono l’autore durante il tour che i Tre Allegri Ragazzi Morti hanno condotto in vari stadi d’Italia la scorsa estate, aprendo i concerti di Lorenzo Jovanotti.
Il tutto per cercare di racchiudere le sue varie anime all’interno di quest’opera: non è la prima volta che Toffolo si rappresenta all’interno di un disegno o di un suo fumetto, ma è la prima volta che questo elemento rappresenta il fulcro dell’opera, la prima volta in cui l’autore riflette sul Toffolo persona, il Toffolo fumettista e il Toffolo musicista, cercando di mettere in luce affinità e differenze.

toffolo-142buonaL’autore parla molto: parla con se stesso, parla con il lettore sfondando la quarta parete, parla con i fantasmi del suo passato (il padre) e con quelli delle sue opere (Fiocco di Neve, Pasolini), e soprattutto parla con Pepito, il pappagallino silenzioso che accompagna il protagonista in questa spedizione dentro di sé, e che fa da spalla a Toffolo.
La parola è una componente importante, e si nota la particolare cura di registro a seconda degli interlocutori e del tema. Spesso colloquiale, dal taglio ironico e autoironico, riflessivo, a tratti noncurante per poi diventare appassionato. Può sembrare trascurato, quasi un “flusso di coscienza” senza filtri, ma analizzando i dialoghi e i monologhi con attenzione si può notare come in realtà tutto sia attentamente ponderato.

Se la forma – delle parole e dell’estetica – è importante e studiata, altrettanto lo sono i contenuti. Toffolo parla di sé, tocca temi personali come quello della figlia, ma ciononostante è in grado di dipingere un affresco capace di andare oltre la “storia di una vita”: riflette sulla morte, sull’eredità che si lascia quando si abbandona questo mondo mortale, e questo sfocia nel concetto di farsi personaggio, forse uno dei più vecchi inni alla sopravvivenza. Le performance sul palco con i TARM vanno in questo senso, con tutta la “liturgia” che si portano dietro e con i “camuffamenti”, che oltre alla maschera da teschio contano ormai anche il costume da Yeti di Toffolo stesso. La sua presenza al Napoli Comicon 2013, si legge chiaramente nell’opera che stiamo analizzando, è stato un tassello fondamentale per questo intento. E Graphic novel is dead è un parziale punto di arrivo del concetto di “uguale fra gli uguali”: nonostante la sua vita sia particolare, è comunque costellata da esperienze comuni come una gioventù difficile, la ricerca della propria identità, il senso di claustrofobia della città in cui si cresce, l’adolescenza (forse il più grande conto aperto di Toffolo), una vita famigliare difficile, desideri, aspirazioni, dolori fisici e dell’anima. Toffolo autore si annulla nel Toffolo personaggio, diventano una cosa unica al punto da non lasciar capire più chi sia la maschera e chi l’identità. E con un “personaggio” la gente può immedesimarsi: persone diverse tra loro possono immedesimarsi, e Toffolo stesso si immedesima nel suo “Io” di carta.
Uguale fra gli uguali

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In alcuni momenti, comunque, l’autore pecca per quello che forse è da indicare come eccesso di trasparenza, o volontà di lasciare interdetto e spiazzato il lettore. Posto che per Davide Toffolo il luogo migliore per parlare a cuore aperto è sotto le lenzuola, analisi anche condivisibile per certi versi, tale considerazione non richiede per forza che queste scene vengano rappresentate anche nei dettagli più espliciti e grevi. La trasparenza in questi casi confina direttamente con l’esibizionismo, e per quante sovrastrutture filosofiche possano esserci alla base resta il fatto che certi passaggi mostrati senza una ragione vera e propria, possono lasciare perplessi e, a seconda dei casi, anche infastiditi.
Si tratta di un difetto che comunque non inficia un lavoro molto sentito e dal quale traspare la volontà di Toffolo di portare tutto se stesso al pubblico.

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Il volume si presenta bene. Non tanto nell’idea delle quattro variant cover, la cui unica differenza reciproca sta nel colore di copertina, quanto piuttosto nel disegno della cover e nella scelta di “fumettare” anche la seconda e terza di copertina, dove Toffolo e altri personaggi vengono ritratti in modo stilizzato e minimale nell’atto di recitare le strofe di alcune canzoni tratte da Nel giardino dei fantasmi, il più recente album dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

Una soluzione stilistica molto simpatica, che fa da calzante corona all’insieme di suggestioni messe in campo dall’autore.

Abbiamo parlato di:
Graphic novel is dead
Davide Toffolo
Rizzoli-Lizard, gennaio 2014
143 pagine, brossurato con alette, colori – € 16,00
ISBN: 9 788817 068239

3 Commenti

1 Commento

  1. GiovanniMarchese

    14 Aprile 2014 a 09:45

    Lavoro indecifrabile, a tratti imbarazzante, sopratutto se confrontato con pezzi da novanta quali Il gorilla bianco o L’inverno d’Italia. Personalmente mi ha lasciato alquanto perplesso.

    • la redazione

      24 Aprile 2014 a 13:57

      Anche in redazione ha sollevato pareri discordanti. Quello che è certo è che è un lavoro che fa parlare, e in questo Toffolo si dimostra comunque un autore che non passa lasciando indifferenti.

  2. GiovanniMarchese

    26 Aprile 2014 a 12:51

    Ebbi le stesse sensazioni anche rispetto all’ultimo lavoro di Corona (La seconda volta che ho visto Roma), tuttavia in quel caso la struttura generale seppur labile riusciva a reggere l’impalcatura dello story-telling. Le “macchie” di Corona facevano il resto. Toffolo invece sembra navigare a vista, senza un piano unitario, esprimendo quasi un rifiuto per la narrazione in sé per sé. E colpisce in tal senso proprio tenendo a mente l’autore letto sin dai tempi dei Cinque allegri ragazzi morti e fino a L’inverno d’Italia passando per gli altri lavori (da Carnera a Pasolini e al Gorilla Bianco) dove si rimaneva incantati di fronte a un autore dal linguaggio solidissimo.

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