Cronache tedesche: i burberi, amorevoli personaggi di Josephine Mark

Cronache tedesche: i burberi, amorevoli personaggi di Josephine Mark

Coppie di personaggi stranamente assortite, storie che intrecciano avventura, divertimento e riflessione: questi i mondi di Josephine Mark.

Come ho avuto modo di raccontare in alcune puntate precedenti di questa rubrica, il fumetto tedesco vive un periodo non solo interessante e vivace, ma anche contradittorio: da una parte si ha l’abbondanza di graphic novel biografici e adattamenti letterari molto pedissequi, dall’altra si cerca di sperimentare generi diversi. Il fumetto per bambini e ragazzi, in questo senso, unisce i due mondi con risultati molto gradevoli, ricchi di inventiva e di soluzioni narrative semplici ed efficaci, capaci di parlare a un pubblico trasversale.

Tra le autrici più interessanti in questo settore c’è Josephine Mark, illustratrice e graphic designer di Naumburg (in Sassonia-Anhalt) che da alcuni anni ha intrapreso anche la carriera di fumettista. Nelle sue storie, Mark riesce a mescolare bene azione e introspezione, dramma e commedia, esistenzialismo e divertimento, il tutto disegnato con uno stile minimale, fatto di pochi tratti molto chiari e ben definiti, capaci di definire tante espressioni e situazioni diverse, raccontate con chiarezza e ritmo narrativo da commedia d’azione.

In Murr (Zwerchfell Verlag, 2019), Mark mette di fronte un bandito senza scrupoli alla paura della morte, non la propria ma quella della persona (o del cavallo, in questo caso) amata: il contrasto che si crea tra un personaggio burbero e sboccato, sprezzante, quasi crudele che si trova a provare e la sua scoperta di sentimenti nuovi, quali la paura e l’amore, crea momenti di grande comicità e di profondo dramma, unendoli con tenerezza e delicatezza e facendo riflettere sulla transitorietà della vita con grande ironia.

Trip mit Tropf (Kibitz Verlag, 2021) è invece un racconto più orientato a un pubblico di bambin* e giovan* ragazz*, come si capisce già dai protagonisti, due animali antropomorfi che si ritrovano a fare un viaggio avventuroso e sgangherato: la coppia improbabile di un lupo senza branco e un coniglietto malato di una grave patologia (probabilmente un tumore). Anche in questo caso, Mark sfrutta un escamotage classico, quello di contrapporre due personaggi dalle caratteristiche molto diverse per creare situazioni divertenti ma anche momenti di confronto illuminante. In questo caso, soprattutto il personaggio del lupo cresce e cambia nel corso del racconto, dimostrando una natura complessa e profonda, onorevole e tenera, che lo porta a trovare un nuovo percorso per la sua vita: interessante è il ribaltamento del ruolo classico di questo animale, che assume in questa storia il ruolo di eroe riluttante e semplice, capace così di sconfiggere un pregiudizio profondamente radicato nella narrativa per l’infanzia, e dando così un messaggio di inclusività e speranza.

E proprio per capire meglio la genesi di queste opere e avere una prospettiva più vicina al fumetto per giovani lettori e lettrici in Germania, abbiamo posto qualche domanda all’autrice sulla sua carriera, sui suoi personaggi e sulle sue storie.

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Prima di parlare del tuo lavoro, vorrei presentarti al pubblico italiano: quando hai deciso di dedicarti all’illustrazione e al fumetto e quali sono stati i tuoi primi passi?
È stato un processo graduale. Da bambina ho sempre amato disegnare e anche scrivere storie. Per questo volevo studiare arte, ma non sono stata accettata all’università che avevo scelto. Così, dopo aver studiato educazione culturale (Kulturpädagogik), sono finita a lavorare come graphic designer in una grande istituzione culturale di Lipsia. Ho iniziato a disegnare vignette e a pubblicarle su varie piattaforma online. Nel corso del tempo, ho guadagnato una bella base di fan e ho iniziato ad affiancare al mio lavoro un numero sempre maggiore di progetti artistici: cartoni animati, illustrazioni, strisce a fumetti e infine anche fumetti brevi. Nel 2018 ho finalmente iniziato a lavorare come graphic designer e illustratrice freelance. A questo si sono aggiunti i fumetti dopo la pubblicazione del mio primo libro nel 2021. Da allora, mi guadagno da vivere con il mio lavoro di illustratrice e fumettista.

C’è un’opera o un artista in particolare che ti ha portato a intraprendere questa carriera?
Anche in questo caso, è stato più che altro un caso: nel 2017 ho partecipato al seminario per fumettisti di Erlangen (uno dei più antichi e rinomati laboratori di fumetto in Germania). Quell’anno il docente era il fumettista tedesco Flix, che ammiro molto, e volevo davvero imparare da lui come funziona con i fumetti. La seconda docente era Birgit Weyhe, che all’epoca non conoscevo. Durante questo seminario ho iniziato a lavorare sul mio libro, Murr, e ho capito che mi piaceva molto sviluppare fumetti e che mi sarebbe piaciuto farlo a livello professionale – veri e propri libri. Da allora Birgit Weyhe è stata una sorta di mentore per me. Ha accompagnato tutti i miei fumetti nella loro creazione fino ad oggi e mi ha dato preziosi consigli per sviluppare storie e personaggi. Le devo molto: fare fumetti è un processo che comporta molti dubbi per me ed è bello avere qualcuno che crede in te e nelle tue storie, che ti fa le domande giuste.

Dal 2004 pubblichi strisce e fumetti online con il nome di puvoproductions. Come è nato questo progetto?
“puvo productions” è una sorta di etichetta o pseudonimo con cui pubblico i miei progetti artistici. All’inizio era importante per me non utilizzare il mio vero nome su internet, quindi lo utilizzavo per il mio blog e per Facebook. E così ho continuato a usarlo.

Il tuo stile è molto stilizzato, composto da linee curve e da una forte espressività attraverso poche e semplici linee. Come hai sviluppato questo modo di disegnare?
Questo stile ridotto e un po’ “sporco” è da un lato una decisione consapevole, ma e dall’altro è anche dovuto alla mia tecnica: disegno i contorni in modo classico con penna e inchiostro su carta acquerellata. Inoltre, disegno in modo relativamente piccolo. Questo significa che non posso essere troppo dettagliata e che a volte cedo molto controllo al materiale. Non tutti i tratti sono perfetti (né dovrebbero esserlo, secondo me). Sulla carta accadono molte cose, alcune delle quali non sono state pianificate…

Nel 2021 hai pubblicato Murr, un western molto divertente, brutale ma anche tenero a modo suo, in alcuni punti, con un cowboy scontroso e rude come protagonista che non ha paura della morte, finché qualcosa non cambia. Come sono nati quest’opera e il suo iconico protagonista?
Ho scritto la sceneggiatura di Murr nel 2017 per il seminario di Erlangen sul disegno a fumetti sul tema “dietro l’angolo”. In tedesco “portare qualcuno dietro l’angolo” è una parafrasi molto disinvolta per dire “uccidere qualcuno”, quindi appena ho letto il tema ho subito pensato a questo. In qualche modo, ho anche pensato subito al genere western – questo tono ruvido e una certa desolazione nello scenario. Volevo contrastare questo aspetto con un tema molto emotivo. Trovo entusiasmante trovare un mix così inaspettato di temi e generi per le mie storie. Il libro tratta della morte e di come affrontare la perdita e il cambiamento – e il protagonista è la persona più improbabile per questo argomento: un burbero bandito che non ha paura di niente e di nessuno…

E come sei arrivata a pubblicare con Zwerchfell Verlag? È un fumetto molto particolare e mi sembra che in Germania non ci siano molti editori aperti a questo tipo di lavori.
In effetti, inizialmente sono stata rifiutata da tutti gli editori a cui ho proposto Murr finché non ho incontrato Stefan Dinter di Zwerchfell al Comicsalon di Erlangen. Zwerchfell Verlag è una piccola casa editrice, ma è anche una vera e propria istituzione nel panorama e cerca sempre di dare una possibilità a titoli insoliti. Hanno accettato subito. Tuttavia, ci sono voluti altri due anni prima che Murr venisse finalmente pubblicato, per via della pandemia dovuta al Coronavirus. Sfortunatamente, Zwerchfell Verlag dopo trent’anni ha cessato le sue attività lo scorso anno, cosa che ritengo molto spiacevole per tanti motivi. Fortunatamente, Murr è stato ripubblicato da Kibitz Verlag a maggio 2024.

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Sei arrivata ai fumetti per bambini e ragazzi con Trip mit Tropf (traducibile in In viaggio con Flebo: sebbene tu abbia già lavorato come illustratrice di libri per bambini, questo è il tuo primo lavoro come autrice completa di questo genere. Innanzitutto, vorrei chiederti cosa ti piace e cosa trovi più affascinante dei fumetti per bambini e ragazzi.
Ad essere sincera, quando faccio fumetti non penso a categorie di età. Non scrivo per i bambini, gli adolescenti o gli adulti – scrivo prima di tutto per me stessa. Fare fumetti è un lavoro incredibilmente faticoso e noioso, in cui hai molto tempo per dubitare e mettere in discussione le tue capacità. Quindi devo essere sicura di divertirmi al 100% con la storia e non riflettere a su ciò che pensano gli altri. Questo mi blocca completamente… Quindi è ancora più bello per me vedere come i miei fumetti – soprattutto Trip mit Tropf – funzionino bene per un’ampia varietà di persone: alle mie letture noto sempre quanto sia vario il pubblico. Ci sono bambini di nove anni seduti accanto a persone di settanta e tutti si divertono o fanno il tifo per i personaggi. In sostanza, non credo che si debbano sottovalutare i bambini in termini di comprensione e amore per le storie complesse e ben realizzate. Mi piace l’idea che anche i bambini crescano nelle storie. Forse non capiscono tutti gli strati della storia quando sono molto piccoli, ma possono capirne la complessità.

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È un fumetto che mi ha davvero colpito: molto divertente e avventuroso, ha momenti molto teneri e affettuosi, ma anche drammatici: una storia con sfumature interessanti sia per gli adulti che per i bambini. Come è nata questa storia? E come hai lavorato per creare l’equilibrio tra questi diversi registri?
Grazie mille! Ho un legame molto personale con Trip mit Tropf: ho scritto la sceneggiatura mentre ero nel bel mezzo di un trattamento contro il cancro. Lavorare al libro era come una distrazione quotidiana. Probabilmente è per questo che è diventato così ambivalente: da un lato volevo scrivere una storia divertente e avventurosa per distrarmi e tirarmi su di morale, dall’altro in quel periodo dovevo affrontare questioni di sopravvivenza personale. Fondamentalmente, però, la combinazione di emozioni molto diverse è sempre stata una parte centrale del mio lavoro. Quando voglio lavorare su un certo argomento, penso sempre a cosa posso accostare per creare una rottura. Ad esempio, inserire una storia di malattia in una storia d’avventura. Oppure, come in Murr, far sperimentare a un bandito malvagio l’amore e la paura della morte…
Mi piace utilizzare l’intera gamma di emozioni nelle mie storie, perché è la natura stessa della vita. Non è sempre tutto brutto o tutto bello, solo stressante o solo noioso; e naturalmente questo intensifica la storia e ci si sente legati molto più intensamente ai personaggi quando non si può essere sicuri di cosa accadrà dopo.

Trip mit Tropf presenta un altro personaggio piuttosto scontroso che alla fine si rivela bonario. Mi sembra che questa sia una linea che segui spesso nei tuoi lavori: cosa ti spinge a scrivere questi personaggi, al di là del chiaro effetto comico che deriva dal contrasto tra questi tratti di personalità?
Cerco di non sviluppare i personaggi delle mie storie in modo monodimensionale, anche quelli minori. Hanno bisogno di spigoli, ma anche di qualcosa che li renda accessibili. Con alcuni personaggi questo aspetto è forse più sottile perché non è così importante per la storia stessa. E poi, ovviamente, è molto divertente durante il processo di scrittura far incontrare personaggi molto diversi e vedere quale dinamica si sviluppa tra loro.

In quest’opera c’è anche un forte tema di diversità, pregiudizio e incontro con l’altro. Era questo il messaggio che volevi trasmettere?
In realtà, la combinazione di una “strana coppia” – due personaggi diversi e un po’ stravaganti – è diventata in qualche modo un filo conduttore delle mie storie. Da un lato, si tratta di una scelta narrativa consapevole, perché personaggi così contrastanti racchiudono molte dinamiche e potenzialità narrative: conflitti, svolte inaspettate e spazio per lo sviluppo. Ma ho anche due voci molto diverse nella mia testa che dialogano tra loro e si infastidiscono, si sfidano e si spronano a vicenda, ma anche si incoraggiano e si sostengono a vicenda quando le cose si fanno difficili: questo ovviamente si riflette anche nelle mie storie. Il fatto che le storie possano essere lette come un inno alla diversità e all’abbattimento dei pregiudizi è ovviamente una cosa che mi fa molto piacere e sono pienamente d’accordo con questa interpretazione, anche se forse non è il mio primo pensiero quando sviluppo i personaggi.

Abbiamo parlato di fumetti per giovani e bambini, che mi sembra vivano un buon momento in Germania: non solo i grandi classici come Topolino, ma anche nuove storie di autori e scrittori tedeschi. Come valuti lo stato di questo genere dal tuo punto di vista?
In Germania stanno accadendo molte cose al momento. I fumetti stanno vivendo una grande crescita, soprattutto per quanto riguarda la promozione della lettura. Ci sono progetti nelle scuole in cui gli autori di fumetti vengono invitati a workshop o letture. Ci sono intere case editrici specializzate in fumetti per bambini e ragazzi (come Kibitz Verlag, che pubblica i miei fumetti). I fumetti sono sempre più riconosciuti come un modo per introdurre i bambini al divertimento della lettura e della narrazione.

Il tuo lavoro in questo settore continua con la pubblicazione di Der Bärbeiß. Cosa ci puoi dire di quest’opera e come si inserisce nello stato attuale della tua carriera?
Der Bärbeiß mi è stato suggerito dal mio editore. Si tratta di un adattamento a fumetti di un libro per bambini di Annette Pehnt e dell’illustratrice Jutta Bauer. All’epoca ero già impegnata nella stesura del mio prossimo fumetto (un romanzo poliziesco). Per questo motivo Der Bärbeiß inizialmente doveva essere solo un piccolo progetto secondario per me, in cui avrei consigliato Annette e Jutta. Ma in qualche modo il libro è finito sulla mia scrivania nella sua interezza. Si trattava di un progetto completamente nuovo per me, perché lavoravo con materiale già esistente. È stato un gioco di equilibri: da un lato era importante per me avere la massima libertà artistica, ma dall’altro volevo rendere giustizia al libro originale e creare un libro che potesse piacere sia ad Annette che a Jutta. Siamo tutti molto soddisfatti del risultato e ora non vedo l’ora di vedere se e come piacerà ai lettori! E ora non vedo l’ora di continuare a lavorare al mio fumetto thriller!
Intervista realizzata via mail tra febbraio e marzo 2024

Josephine Mark

Jomark

Josephine Mark è nata a Naumburg/Saale nel 1981. Ha studiato educazione culturale e ai media e educazione ai media a Merseburg e allo stesso tempo ha disegnato copertine di dischi, poster e volantini per band e progetti studenteschi. Dal 2004 pubblica fumetti e cartoni animati con l’etichetta puvo productions. Attualmente vive e lavora come illustratrice, fumettista e graphic designer vicino a Lipsia.
Nelle sue storie, per lo più umoristiche e spesso riflessive, affronta temi di filosofia quotidiana e di questioni sociali. Le illustrazioni di Josephine Mark si trovano in libri come
Ich bin Flocke (autore: Maren Damman, pubblicato da Ueberreuter) o Das große Glück der kleinen Dinge … und wo es sich versteckt (autore: Charlotte Caspa, pubblicato da Lappan). Una prima raccolta delle sue vignette è apparsa con il titolo Tiere sind auch nur Menschen dell’editore Pattloch* (che cosa signiica l’asterisco? Fa parte del nome della casa editrice?). Il suo fumetto di debutto Murr è stato pubblicato nel 2021 da Zwerchfell. Il suo pluripremiato road movie a fumetti Trip mit Tropf è stato pubblicato da Kibitz, così come il suo adattamento a fumetti della serie Bärbeiß di Annette Pehnt e Jutta Bauer.

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