Crescere nel Cile della speranza: la formazione di Pedro Atias

Crescere nel Cile della speranza: la formazione di Pedro Atias

In “Là dove finisce la terra” Désirée e Alain Frappier raccontano la vita di Pedro Atias nel Cile degli anni ’60 e ’70: un percorso di formazione che si intreccia con le vicende sociali e politiche di una nazione che accarezza la speranza del cambiamento per poi piombare nella tragedia.

In Là dove finisce la terra, Désirée e Alain Frappier restituiscono in immagini il racconto biografico di Pedro Atias, cresciuto negli anni del fermento e della speranza di un Cile libero, socialista e democratico, diventato attivista politico e infine riparato in Francia per evitare la morte per mano delle squadre speciali mobilitate dal Governo Pinochet dopo il sanguinoso colpo di stato dell’11 settembre 1973.

Racconto denso di cronaca e storia, Là dove finisce la terra è visivamente costruito per trasmettere un’impressione di realtà tangibile: moltissime immagini appaiono elaborazioni di fotografie, alcune ripropongono pagine di quotidiani o riviste. A tenerle insieme, la voce narrante del protagonista, che ci guida attraverso gli eventi mostrati e compone un vero e proprio documentario. Da questo costante rimando al mondo concreto e quotidiano, sebbene il tratto rimuova ogni plasticità e solo raramente conceda profondità allo spazio, deriva l’intensa suggestione di materialità di ciò che vediamo.

La componente soggettiva delle parole di Pedro Atias è complemento di uno sguardo che cerca di catturare i moti di una società vasta e stratificata giunta a un punto di crisi e di una generazione che tenta di prendere possesso del proprio futuro, e immaginando un mondo diverso e una vita personale e collettiva animata da valori propri, spesso in conflitto con quelli dominanti.

Fig. 1. Désirée Frappier, Alain Frappier, Là dove finisce la terra, add Edizioni, 2019.

Elemento fondamentale dell’impatto emotivo del racconto è proprio la resa dei volti e delle figure umane, sempre colte in un attimo di vita reale in istantanee graficizzate in toni di grigio, che fermano espressioni e momenti (Fig. 1). L’assenza di colore amplifica la forza del richiamo al passato tanto quanto i dettagli materiali: abbigliamento, tagli di capelli, automobili e così via.

Attraverso l’assenza di una struttura regolare nelle tavole e l’utilizzo di immagini scontornate disposte sulla pagina, i Frappier materializzano un flusso di memorie che fanno scorrere davanti ai nostri occhi in blocchi, in modo tale che ogni sequenza appare come uno sguardo su una manciata di fotografie sparse su un tavolo.
Noi seguiamo la voce di Pedro, che ci guida dall’una all’altra, aprendo il racconto su aneddoti personali e riflessioni generali, riportando in vita persone (tantissime uccise dalla repressione della dittatura) e speranze. Il suo percorso esistenziale e i suoi pensieri fanno da struttura portante di questa costruzione e l’equilibrio fra le piccole vicende quotidiane e quelle di cronaca, giocato sul tono caldo che avvolge le prime e il distacco con cui sono porte le seconde, evita tanto il patetico quanto il didascalico.

Fig. 2. Désirée Frappier, Alain Frappier, Là dove finisce la terra, add Edizioni, 2019.

Le memorie familiari – Pedro è figlio di Guillermo Atias, famoso scrittore e attivista politico cileno, per due volte eletto Presidente dell’Associazione degli Scrittori Cileni (SECH) – e del proprio percorso di formazione sentimentale, culturale e politico si intrecciano a una storia ben nota: il tentativo di ricostruzione socialista e democratica del Cile, promosso da Salvator Allende, viene stroncato dai militari, guidati da Augusto Pinochet e appoggiati dagli Stati Uniti.

Fig. 3. Désirée Frappier, Alain Frappier, Là dove finisce la terra, add Edizioni, 2019

L’entità dei crimini commessi dalla dittatura si è svelata nel corso dei decenni e il racconto di Atias ci ricorda comunque che quel regime ha tuttora i suoi estimatori, sia in patria sia all’estero, che giustificano senza troppi dilemmi morali le sue atrocità.

Eppure, nonostante la densità di riferimenti alla temperie sociale, Là dove finisce la terra non scade nel bignami di cronaca, ma resta compiutamente storia di un individuo, della sua formazione caratteriale, culturale e, certamente, politica.
Questo ci trasmette una fondamentale caratteristica dell’epoca: il profondo intreccio fra vita individuale e politica, un’alchimia che è successivamente andata perduta nel tempo, di pari passo con l’accettazione diffusa del mondo in cui viviamo come l’unico possibile.

La scelta di dedicare relativamente poco spazio al racconto della repressione che stroncò vite e speranze trasmette infine la forza e l’importanza degli ideali di uguaglianza, libertà e solidarietà rispetto a quelli di sopraffazione e dominio difesi dalla dittatura, che vengono in questo modo catalogati come reazione e paura del nuovo: mentre i primi hanno il palcoscenico e cercano di creare e costruire, ai secondi – sempre e comunque contestualizzati nello scenario storico, culturale e politico nazionale e internazionale – è riservato il ruolo di agenti di attrito capaci solo di distruggere.

Abbiamo parlato di:
Là dove finisce la terra. Cile 1948-1970
Désirée Frappier, Alain Frappier
Traduzione di Silvia Manzio
ADD Edizioni, 2019
264 pagine, brossurato, bianco e nero – 19,50 €
ISBN: 9788867832194

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