Dal 19 al 29 luglio, in occasione della Coppa d’Oro delle Dolomiti, la Little Nemo Art Gallery allestisce presso la Casa delle Regole di Cortina d’Ampezzo (Via Mons. Frenademez 1, info@littlenemoshop.it) un tributo a Guido Crepax. La retrospettiva, curata da Andrea Puppo, è composta da dodici grandi illustrazioni di tema automobilistico pubblicate nel volume “Trecento all’ora” (edito dalla Shell nel 1960), da due dipinti esecutivi per il quarto e il sesto Gran Premio di Monza, da sei tavole pubblicitarie risalenti anch’esse ai primi anni Sessanta, da alcune illustrazioni per la pubblicità realizzate in epoca più recente e da varie tavole a fumetti aventi per protagonista il più importane personaggio di Crepax, Valentina.
Pubblichiamo in anteprima il testo introduttivo del catalogo, firmato da Giuseppe Pollicelli.
Guido Crepax era trotskista. Ossia comunista, pur in uno dei diversi modi in cui era (ed è, volendo) possibile esserlo. Eppure le sue passioni sono state quelle di un borghese. Un borghese colto, raffinato e devoto ai piaceri della vita. Possiamo quindi affermare con ragionevole sicurezza che Crepax non fosse trotskista, ma semplicemente pensava di esserlo. O, per essere più esatti, si sognava trotskista. Naturalmente non era il solo a fare sogni di questo genere. Anzi, negli anni Sessanta e Settanta a sognare così sono stati milioni di persone. Milioni di borghesi. Qualche volta questi sogni si sono trasformati in incubi, o in deliri dalle conseguenze non di rado nefaste, ma non nel caso di Guido Crepax. Lui ha continuato a sognare imperturbabile, e i suoi sogni – che beninteso non consistevano solo nel credersi trotskista – li ha riversati, da maestro, in tavole a fumetti e illustrazioni.
Dicevamo delle sue passioni poco comuniste, decisamente più legate alla sfera del privato e delle gratificazioni materiali (e individuali) che non alla sfera della politica o del sociale. Innanzitutto le donne belle ed eleganti, come la sua Valentina. Poi i soldatini, di cui era un fervente collezionista. E ancora i giochi da tavolo, che di solito realizzava per conto suo, a beneficio proprio e dei familiari. Infine le automobili, in particolare quelle da corsa: eterno e fatale oggetto del desiderio dell’uomo borghese.
È stato lo stesso Crepax, in un suo scritto risalente al 1996, a dichiarare:
«Le macchine da corsa mi sono sempre piaciute, fin da bambino. Sono nato nel 1933 e ho fatto in tempo a sentire il clamore popolare per le imprese del grande Tazio Nuvolari. Seguivo la Mille Miglia, con passione, e nel dopoguerra sono diventato un acceso tifoso di Alberto Ascari, milanese come me».
Sì, il trotskista Crepax era irresistibilmente sedotto da motori e velocità, e del resto non è casuale che la prima storia di Valentina, datata 1965, si chiami “La curva di Lesmo”, cioè sia intitolata a un tratto del circuito automobilistico di Monza. Nel 1965, peraltro, alla Formula 1 Crepax aveva già reso omaggio, come artista, in più occasioni. E in tutti i casi in maniera splendida. Lo documentano i disegni esposti nella mostra “Guido Crepax: trecento all’ora!”, curata da Andrea Puppo e dalla Little Nemo Gallery. Disegni realizzati tra il 1959 e il 1963 e destinati a essere usati come immagini promozionali o pubblicitarie. O a impreziosire un libro di pregio edito dalla Shell nel 1960. Disegni in cui Crepax celebra la velocità, l’energia (umana e meccanica), le forme aerodinamiche dei veicoli che, talora, divengono il corrispettivo della tensione plastica dei corpi dei piloti e dei tecnici addetti al pit stop.
Un’altra cosa che piaceva a Crepax era la pubblicità, Come dargli torto? Nella pubblicità, a partire dagli anni Sessanta, si è espressa molta della migliore creatività italiana. Un’esperienza a cui Crepax, ogni volta che ha potuto, ha partecipato in prima persona. Da par suo, come comprova una parte consistente delle altre sue opere in mostra. Nel frattempo seguitava a sognarsi comunista di orientamento trotskista, insomma rivoluzionario. È un sogno, lo ribadiamo, che la borghesia occidentale ha sognato in massa. Ma è un sogno che non ci si è potuti permettere a lungo; un sogno legato a una stagione ben definita e circoscritta, a un momento storico del Novecento per tanti versi magico pur nelle sue contraddizioni e nelle sue inevitabili miserie. I sogni d’altronde non durano mai troppo. Dopo un po’ fuggono via, come i bolidi così ben ritratti da Guido Crepax. Indefesso sognatore che, per fortuna, il lusso di sognare se lo è concesso fino all’ultimo.
Mario
27 Luglio 2018 a 11:11
Bell’articolo ! Sarebbe bello un volume con tutte queste illustrazioni e magari anche le sue campagne pubblicitarie per la Shell e altro. Ma venendo al punto mi pare che per Crepax essere trotskista volesse dire non essere stalinista e in quegli anni in cui il presidente Napolitano salutava l’invazione sovietica dell’Ungheria come contribuito alla pace nel mondo non era poco.
In “Viva trotski” ricordo che tramite Valentina si domandava perchè accettare la rivoluzione comunista dovesse implicare la rinuncia all’arte occidentale, il Jazz, la pittura ect.
Giuseppe Pollicelli
3 Agosto 2018 a 15:22
Grazie, Mario.
La tua puntualizzazione è sicuramente corretta, resta il fatto che Crepax, come milioni di altri uomini di sinistra negli anni Sessanta e Settanta, conducesse una vita da perfetto borghese proclamandosi al contempo contestatore della borghesia.
Circa le immagini del libro edito a suo tempo dallaa Shell, sono state tutte riprodotte nel piccolo catalogo di cui il mio scritto è la prefazione. Puoi provare a chiedere alla Little Nemo di Torino, che lo ha prodotto, le eventuali modalità di richiesta.
Un saluto.