Il 2003 fu un annus mirabilis per il fumetto con gli zombie quali protagonisti, visto che nell’ottobre di quell’anno fece il suo esordio The Walking Dead. Ma, strana coincidenza, il mese precedente dall’altra sponda dell’Oceano Atlantico, sul numero 141 della storica rivista francese Metal Hurlant, usciva la prima storia de Gli zombie che divorarono il mondo. Il racconto era sempre a base di zombie ma tono, punto di vista e sviluppo narrativo erano ciò che di più lontano si potesse pensare rispetto all’opera di Robert Kirkman.
ll successo di editoria e l’ascesa a fenomeno multimediale di livello mondiale consolidatisi nei successivi dodici anni, fino ai giorni nostri, ha riconosciutoTWD quale opera principe degli anni 2000 nel suo ridare vigore ai morti viventi, che mai dai tempi delle pellicole di Romero erano stati così vivi.
Eppure la coeva per nascita opera francese scritta da Jerry Frissen e in larga parta disegnata da Guy Davis – di cui Salda Press ha da poco pubblicato il terzo volume italiano – è uno di quei fumetti che meritano di essere letti e riscoperti: dissacratorio,intelligente e con un originale (all’epoca dell’esordio) punto di vista sugli zombie, tanto da risultare apprezzabile anche da chi non ami particolarmente il genere.
La vicenda prende il via nella Los Angeles del 2064, calata in un mondo dove i morti ritornano in vita e nel quale i governi, incapaci di affrontare il fenomeno di aumento della popolazione, si limitano a imporre la convivenza pacifica tra vivi e ritornati. Se si eccettua l’odore di carne putrefatta che emanano, gli zombie non sono fastidiosi o pericolosi; dotati, anzi, di una seppur ridotta capacità intellettiva, essi vengono in più occasioni riaccolti nelle famiglie di provenienza.
La nuova convivenza crea tuttavia non pochi problemi, soprattutto per il fatto che gli zombie, avendo ormai davanti un’eternità da vivere, non si preoccupano minimamente delle normali mansioni della società civile. Da questo sentimento di odio diffuso da parte dei viventi si genera una nuova professione, quella del cacciatore di zombie, inteso come colui che si occupa di recuperare i morti viventi e di “farli sparire” in modo che, ai parenti vivi, non resti semplicemente che denunciarne la scomparsa. Karl Neard, sua sorella Maggie e il loro amico belga Eddie Merckx (chiaro omaggio, nel nome, al famoso ciclista) abbracciano questa professione, nella speranza di arricchirsi in modo facile e veloce.
Su tale impianto narrativo, l’autore belga Jerry Frissen imposta una vicenda dai toni dissacranti e a tratti blasfemi, dalla quale traspare una feroce critica soprattutto verso alcuni atteggiamenti politici e religiosi tipici della società occidentale, statunitense in particolare. Frissen arriva anche a impostare una sorta di critica nel momento in cui, nell’arco dello sviluppo della storia, lo scrittore affronta il problema della presenza dei non morti quale nuovo elemento della società; essi non possono essere relegati al semplice ruolo di sfruttati o segregati senza che ciò non generi dinamiche potenzialmente distruttive per l’equilibrio sociale.
Tuttavia questo aspetto rimane solo accennato e non approfondito da parte di Frissen, andandosi progressivamente a perdere nel corso della narrazione, per lasciare spazio a sfoggi di umorismo nero e violenza gratuita ai massimi livelli, addirittura politically incorrect, che alla lunga divengono ripetitivi e, a tratti, noiosi.
Tale criticità è amplificata anche dal progressivo mutamento della struttura narrativa della serie. Iniziata come una sequenza di storie brevi autoconclusive, legate tra loro dalla presenza degli stessi protagonisti e da una leggera trama orizzontale1, la storia prosegue con la narrazione di vicende di più ampio respiro2, fino a diventare un’epopea divisa in due tomi, raccolti nel volume dato alle stampe di recente da Salda Press.
La struttura episodica delle prime storie faceva del veloce sviluppo e della risoluzione delle vicende uno dei punti di forza della serie, rafforzando l’elemento sarcastico e regalando al lettore gag e momenti ilari racchiusi nell’arco di poco più di una decina di pagine che trovavano, in quella dimensione, la perfetta misura di fruibilità e godimento.
L’allungarsi degli archi narrativi e il progressivo allontanamento dall’elemento caratteristico e primario della serie – la problematica convivenza tra zombie ed essere viventi, relegata sempre più a fondale delle storie – appesantiscono non poco la narrazione, che si riduce a uno sfoggio di esempi di violenza, turpiloquio e cattivo gusto un po’ fini a se stessi. Una sorta di avventure di Lobo3 liberate dall’edulcorazione dovuta al Comics Code.
A questa sensazione contribuisce anche l’avvicendamento dei due disegnatori della serie. I primi quattro tomi de Gli zombie che divorarono il mondo4 presentano ai disegni la matita di Guy Davis, artista statunitense affermatosi sulla serie DC Vertigo Sandman Mystery Theatre e su B.P.R.D., la serie spin off di Hellboy edita dalla Dark Horse. Davis è dotato di un tratto caricaturale ricco di dettagli, che si presta alla narrazione, a tratti estremamente violenta, di Jerry Frissen, stemperandola e rendendola irreale quel tanto che basta per essere accettata e apprezzata dal lettore.
A questo si aggiunga l’estrema dovizia di particolari con i quali Davis arricchisce le tavole: ogni vignetta di ogni singola pagina è carica di minuzie, dagli ambienti agli arredi, fino ai vestiti. Le atmosfere di un mondo futuribile, ma decisamente vicino alla nostra realtà attuale, sono rese ottimamente dal disegnatore, così come molto efficace è la sua interpretazione degli zombie. Gli stessi protagonisti risultano funzionali, con fattezze fisiche che rispecchiano la loro mediocrità d’animo e la loro discutibile moralità.
La storia del terzo volume viene invece disegnata Jorge Miguel il quale, se da un lato cerca di mantenersi nel solco stilistico di Guy Davis, è dotato di un tratto molto più realistico e in un certo senso “tradisce” l’immagine dei protagonisti costruita nei numeri precedenti, rendendoli non solo meno caricaturali ma anche esteticamente più apprezzabili, in special modo i fratelli Karl e Maggie Neard.
Le tavole di Miguel restano comunque ben realizzate e studiate, con un layout di facile lettura, seppur caratterizzate da un minor grado di dettaglio delle varie vignette.
Gli zombie che divorarono il mondo si rivela dunque una buona lettura, un punto di vista originale e “fuori dal coro” riguardo al genere zombie, anche se, viste le premesse narrative e l’inizio della serie, una volta conclusi i tre volumi della Salda Press resta l’impressione di un’occasione se non mancata, certo non completamente colta dagli autori.
Abbiamo parlato di:
Gli zombie che divorarono il mondo Voll #1-3
Jay Frissen, Guy Davis, Jorge Miguel, Charlie Kirchoff
Traduzione di Guido Maggiore (vol #1-2), Vania Vitali (vol #3)
Salda Press, 2010-2015
108 (vol #1) – 96 (voll #2-3) pagine, brossurato, colori – 12,50 €
ISBN: 97888888435381 – 97888888435404 – 97888869190339