Il congresso degli animali. L’universo fantastico di Woodring

Il congresso degli animali. L’universo fantastico di Woodring

Con “Il congresso degli animali” il visionario Jim Woodring racconta in un storia lunga le avventure senza sonoro del suo “funny animal” Frank.

È opinione diffusa che un buon fumetto scaturisca dalla relazione convincente fra testo e immagine, fra la narrazione – ingabbiata o meno in balloon e didascalie – e la credibilità delle sequenze visive. Eppure questo medium, in oltre un secolo di storia, ha più volte scardinato la suddetta tesi, rimodulando in forme nuove e diverse la relazione (biunivoca) fra testo e immagine.

Ne è un esempio evidente il fumetto muto, in cui, come dice il nome, manca completamente la parte testuale: manca cioè quel patto implicito fra autore e lettore in cui lettere e segni diventano la trasposizione visiva di pensieri e parole dei personaggi, e come tali devono essere interpretati.

Fatta questa semplice premessa, possiamo allora accostarci a un fumetto muto, Il congresso degli animali di Jim Woodring – appena pubblicato in Italia da Coconino – ben sapendo che dietro le pagine prive di testo composte dall’autore americano c’è una lunga e nobile storia.

Proviamo a immaginare testo e immagine come gli elementi collocati su uno dei due bracci di una vecchia bilancia della nonna: se uno dei due viene meno, tocca all’altro sopperire all’assenza per mantenere in equilibrio la bilancia.
È questo, innanzitutto, che funziona perfettamente nella seconda storia lunga pubblicata da Woodring e che vede qui protagonista il suo noto Frank, “funny animal” antropomorfo dai denti di coniglio, già protagonista in passato di numerose storie brevi ambientate nel mondo immaginario di Unifactor.

Non c’è testo? Bene, sarà l’aspetto grafico a prendere su di sé l’intera responsabilità di accompagnare il lettore nelle oltre cento pagine (significativamente non numerate) che compongono il volume. Per fare questo, l’autore si affida al suo tipico e metodico linguaggio cartoonesco, su cui si innesta una potente vena surreale a costruire paesaggi e personaggi onirici di grande impatto visivo.

La trama è quanto mai semplice: l’apatico Frank passa le giornate nella sua casetta, fino a quando il mondo esterno lo spinge in un viaggio strampalato in cui sarà costretto a fare i conti con gli eventi che accadono tappa dopo tappa per far rientro alla sua tranquilla vita domestica.
La dinamica è quella tipica del viaggio dell’eroe (se così possiamo chiamare l’ingenuo e naïf Frank), ma ciò che colpisce è la straordinaria capacità creativa che Woodring mette in gioco per costruire il suo mondo fantastico.

“Se il radar è concepito per captare i segnali degli oggetti materiali noti, è fantastico che capti i segnali dei dischi volanti. Il segno distintivo del fantastico è quello di essere un’insorgenza insolita, un intoppo angoscioso alla regola riconosciuta, un’apparizione.”
[C. Roy, “Le arti fantastiche” (1960), ed. it., Il Saggiatore, Milano 1961, p. 14]

Così diversi anni fa Claude Roy definiva la categoria del “fantastico”, distinguendola dal più docile e rassicurante “meraviglioso”.

In linea con la categorizzazione di Roy, Il congresso degli animali è pienamente fantastico, per la sua capacità di spostare l’asticella degli eventi un po’ più in là, facendo precipitare il povero Frank in sempre nuove e mirabolanti avventure.
Prima ancora di capire come muoversi per andare avanti, infatti, il protagonista avrebbe da chiedersi dov’è e quali regole governano questo breve frammento di vita surreale. Ma Frank, dicevamo, è un ingenuo, e questo gioca a suo favore consentendogli di saltare in un sol balzo gli enigmi più pressanti.

Se vogliamo tentate un aggancio – o meglio, una suggestione – possiamo pensare alle avventure di Jones, il gatto di campagna creato rielaborando per immagini l’epica cantautorale dylaniana da un altro grande visionario del fumetto, Franco Matticchio. Entrambi gli autori mostrano una piena capacità di sguinzagliare la fantasia verso segmenti di mondi sempre nuovi, spingendo il loro piccolo protagonista a fare i conti con la perfida, affascinante mente del creatore.

È quasi come se la celebre Linea di Cavandoli – altro padre nobile del linguaggio – perdesse con Woodring la sua minimale essenza, per annegare in un ossessivo universo di oggetti, animali o creature antropomorfe dai multipli occhi – una sorta di mondo-panopticon – che si rifà ai visionari d’avanguardia Max Ernst o Dalì, per giungere ai silenzi metafisici dei Bagni misteriosi e delle Piazze d’Italia di de Chirico.

Il segno iperpreciso, quasi ossessivo, in cui la china simula abilmente i segni netti della stampa xilografica veicola un linguaggio visivo in cui il chiaroscuro è dato dagli spessori mutevoli delle linee ondulate, attraverso le quali Woodring dà sfogo a un horror vacui che non lascia fuori neppure il più minuto particolare di fondo, facendo risaltare per contrasto la semplice bonarietà del segno che crea lo stesso Frank, al contempo eroe e antieroe, chiaramente e sapientemente fuori luogo in questo visionario e complicato universo.

Abbiamo parlato di:
Il congresso degli animali
Jim Woodring
Coconino Press, 2017
112 pagine, brossurato, bianco e nero – 16,00 €
ISBN: 9788876183577

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