Dopo l’affermazione di Gipi nel 2006 con il “Prix du meilleur album” per Appunti per una storia di guerra, un’altra interessante realtà italiana si è meritata i riflettori del “Festival International de la Bande Dessinée” d’Angouleme, in Francia. Il “Prix fanzine et BD alternative” 2007 assegnato a Canicola, rivista-laboratorio italiana già vincitrice di importanti premi nazionali e internazionali, è infatti un segnale importante che dimostra come sia possibile creare prodotti esportabili partendo da una forte identità e da un preciso progetto artistico.
Canicola nasce dall’esigenza reale di fare sperimentazione e ricerca artistica e di pubblicare senza dover far fronte alle gabbie editoriali e distributive del mercato. Il gruppo, divenuto in seguito associazione culturale, è composto da Edo Chieregato, Andrea Bruno, Davide Catania, Liliana Cupido, Giacomo Monti, Giacomo Nanni, Michelangelo Setola, Alessandro Tota e Amanda Vähämäki.
Autori dagli stili grafici e narrativi diversi e personali, le cui strade ed evoluzioni rimangono ben separate e riconoscibili. “Penso che ognuno cerchi di esprimere se stesso, con modalità narrative e segni eterogenei, perché siamo diversi. Ogni scelta stilistica ci svela un po’.” (Edo Chieregato)
Eppure, rispetto ad altri collettivi d’autori, è proprio il gruppo Canicola che, al di là di ogni giudizio qualitativo, si presenta con l’identità più forte, decisa e riconoscibile; con l’omonima rivista è nato un vero e proprio laboratorio creativo, dove la forte personalità dei suoi componenti si esalta nelle differenze stilistiche quanto nelle reciproche comuni sensibilità artistiche. “…c’é qualcosa che lega tutti: un’impostazione e una propensione a mettere nel lavoro tutto il possibile senza risparmiare energie, senza pensare troppo alla fruibilità. È un atto di sincerità e di passione…” (Michelangelo Setola)
Una progettualità che si avverte sin dal primo numero e che si conferma nel tempo; a volte ostica, difficile da avvicinare, non sempre perfettamente mirata ma viva e ficcante. Dietro a un apparente elitarismo si muovono voci da ascoltare attentamente, potenzialità narrative e esplorazioni preziose del fare fumetti.
Come dice Andrea Bruno: “La nostra ricerca è la nostra comunicazione.“
Come avete accolto il premio ricevuto ad Angouleme?
Siamo stati contenti anche perché era la prima volta che lo vinceva una rivista italiana. Già da un po’ abbiamo avuto diversi apprezzamenti da molti autori e addetti ai lavori internazionali ma il premio è servito per avere maggiore attenzione dal pubblico francese e dai distributori per l’estero che hanno immediatamente raddoppiato le richieste tanto che non siamo riusciti a soddisfare gli ordini.
é solo un’impressione che Canicola goda di una forte considerazione al di fuori dell’Italia, forse più che in Italia stessa?
Probabilmente all’estero è stata apprezzata l’identità del progetto editoriale: contemporanea e tradizionale nello stesso tempo. In Canicola non si fa ricerca fine a se stessa, c’é attenzione per il racconto che in progetti analoghi al nostro, all’estero, non sempre c’é. In Italia, tolta la tiepida accoglienza delle fumetterie che sono un problema per molti, va bene. Molte nostre produzioni sono esaurite. Collaboriamo con diverse realtà, L’Internazionale, Lo Straniero, ad esempio, e abbiamo diverse occasioni per esporre i nostri lavori. Stiamo lavorando ad alcuni progetti importanti. Campo di Babà di Amanda Vahamaki è stato pubblicato in due lingue quest’anno e presto usciranno altre tre edizioni. Il pubblico c’é anche in Italia, bisogna solo informarlo dell’esistenza di prodotti di qualità. Non possiamo credere che nel paese dove Frigidaire e AlterAlter vendevano migliaia di copie, non ci sia un pubblico per dei fumetti che hanno qualcosa da dire.
Il quinto numero è stato presentato a Lucca Comics & Games 2007. Ce ne volete parlare?
Dopo il quarto, in cui abbiamo presentato autori internazionali inediti in Italia, con il quinto Canicola siamo tornati al nucleo originario con solo un’ospite (Marco Corona) proprio come abbiamo fatto in precedenza con l’invito di Gipi. Ma ciò che importa per noi è mantenere forte l’identità con autori che sentiamo in sintonia o con storie che chiediamo appositamente per la rivista. Un po’ tutti stiamo lavorando a un progetto editoriale e non appena ci sembreranno maturi faremo libri. Continueremo a proporre grandi autori stranieri, americani, cinesi, baresi, quello che ci sembrerà più necessario, anche se difficile per il nostro mercato. È anche per questi motivi che ci siamo costituiti in associazione culturale, poi ci affidiamo alla distribuzione, ai buoni librai, a critici svegli, lettori curiosi, asini con le ali.
Canicola si è posta da subito all’interno di un circuito indipendente internazionale che comprende riviste come Stripburger, Forresten, Glomp, Orang e che porta a un interscambio culturale e stilistico di una ricchezza unica. Cosa significa per un progetto come Canicola queste collaborazioni?
Significa viaggiare molto e conoscere gente fantastica. Questo riempie di energia. Nascono poi le collaborazioni con gli artisti e le realtà che più si amano, aumenta la voglia di fare, ci si sente meglio.
Cosa accomuna al di là dei confini il movimento fumettistico indipendente?
Come per la musica, si formano dei gruppi e ci si autoproduce. Il computer ed internet hanno reso tutto molto più semplice in questo senso. Si gode di una grande libertà, di azione e anche di gusto. Sfogliando le riviste indipendenti ci si accorge di come alcuni disegnatori privi di quella che è abitualmente considerata “capacità tecnica” (dominio dell’anatomia, della prospettiva illusionistica, della teoria delle luci) proprio in virtù di questa mancanza, sviluppano talenti nuovi, e soluzioni grafiche e narrative prima inaspettate.
Il primo numero della rivista Canicola è uscito nella primavera del 2005. Ottanta pagine spillate nelle quali è già possibile percepire la validità del laboratorio: sperimentazione narrativa e artistica con la volontà di arrivare ad un pubblico quanto più vasto possibile, anche attraverso la traduzione delle storie in inglese. Una progettualità ben marcata fin dalla confezione spartana, dalla grafica asciutta e dalla totale mancanza di redazionali all’infuori di un editoriale, quasi un manifesto programmatico. Niente sovrastruttura ingombrante, quindi, ma molto contenuto: fumetti dalla forte identità eterodossa, non di semplice lettura e fruizione, tutti alla ricerca del linguaggio personale e della strada meno comoda per raccontare a fumetti. Lo standard qualitativo è già alto: su tutte le prove di Andrea Bruno, Giacomo Monti e Amanda Vähämäki. Canicola #2 (autunno 2005) ha inquadrato meglio la politica editoriale della rivista, che si divide tra storie uniche e fumetti a puntate. Contemporaneamente fa le sua comparsa nelle librerie anche il primo volume monografico, “Campo di Babà” di Amanda Vahamaki. Nella primavera 2006 l’arrivo del terzo numero. Tra gli autori presenti, un ospite davvero d’eccezione: Gipi.
Bisogna aspettare un anno e mezzo prima di vedere la quarta uscita: un’attesa ripagata. Con l’apertura delle pagine ad autori stranieri sconosciuti in Italia la rivista compie un ulteriore salto qualitativo. Il quarto numero di Canicola consta di 192 pagine, più del doppio rispetto ai precedenti, per accogliere 20 storie e 7 nuovi autori, passando dall’originale spillato a una più consona brossura. Tra gli ospiti, si distinguono Marko Turunen e Anders Nilsen. Un numero che segna la consacrazione definitiva per Canicola, e non è un caso che nel 2007 la rivista, già vincitrice nel 2006 del premio ANAFI, vinca il premio al Festival di Angouleme.
Il 2007 è anche l’anno dell’uscita di “Morte alle Calcagna” di Marko Tururen e di “Brodo di Niente” di Andrea Bruno, una delle migliori letture dell’anno. Proprio Bruno è stato premiato con il Gran Guinigi nel corso di Lucca Comics & Games 2007 come miglior autore unico. Sempre durante la mostra è stato presentato il nuovo numero di Canicola, il quinto.
Riferimenti:
Canicola, il sito: www.canicola.net