Brat: quando la sovversione diventa banale

Brat: quando la sovversione diventa banale

Eris Edizioni porta in Italia una graphic novel di Michael DeForge, nella quale l'autore esplora temi interessanti grazie ad un segno personale e molto lontano dalla corrente mainstream.

Brat è la prima graphic novel di Michael DeForge pubblicata in Italia da Eris Edizioni dopo la raccolta di storie brevi Dressing. La protagonista dell’opera è Miss D, una star della delinquenza giovanile che si ritrova nel bel mezzo di una crisi artistica e individuale. Miss D è quindi costretta a cercare una soluzione all’oblio che sente crescere intorno alla sua figura, mentre la sua vita è inframmezzata da diversi episodi, come i problemi con l’alcol, l’assunzione di una stagista e le vicende sentimentali.

DeForge riesce a giocare in maniera efficace con i generi, restando in equilibrio tra dramma, commedia, grottesco e assurdo, inserendo tematiche di spessore e analizzandole con un taglio particolarmente acuto.

Per sviscerare la complessità dell’opera è necessario partire da uno dei temi fondamentali dell’intero volume: la fine della sovversione. Miss D è una figura praticamente leggendaria che ha nobilitato il concetto stesso di delinquenza, portando il mondo quasi ad un’accettazione passiva di molti atti sì divertenti, ma efferati.

Nel momento in cui lei diventa fenomeno di massa, con schiere di ammiratori, giovani pronti ad emularla e strati della società ammaliati da performance ormai considerate artistiche, la sovversione si svuota del suo contenuto ribelle e anti-sistema, per trasformarsi in un evento ormai quotidiano e banale, che DeForge mostra sempre in maniera molto distaccata, rappresentando così la totale assuefazione di tutto il pubblico all’eversione, compresi gli stessi lettori.

Miss D diventa quindi una star come un’altra, l’ennesima macchietta pronta ad essere rimpiazzata dalla prossima novità disponibile. Una situazione incontrollabile che la porta ad affrontare nuovi e pressanti problemi: la paura di non essere ricordata, la nostalgia di un passato ormai perduto e l’incognita del futuro. Le suddette questioni si riflettono poi nelle relazioni prive di significato con la sua stagista, perennemente in bilico tra ammirazione e ricerca di una propria consapevolezza, o con i giornalisti, ammaliati e bistrattati.

Brat quindi si rivela sì uno spaccato della vanità della fama e di quanto possa essere effimera e deleteria, ma è anche una potente riflessione sullo stato dell’arte, sul suo ruolo nella società e sulla stessa carriera di Michael DeForge. In un mondo in cui tutto sembra diventare arte, cosa lo è veramente? Cosa distingue un atto criminale da un’istallazione artistica? L’autore spinge all’estremo questo concetto, senza pregiudizi o preconcetti di sorta: non esiste un limite preciso, un confine invalicabile, e sta solo al pubblico e ai media stabilire cosa possa essere “artistico”, se un paio di graffiti sul muro, un fiore che spruzza aceto negli occhi del papa o entrambi.

Nonostante la mancanza di una chiara definizione su questo punto, l’arte ha la forza sconvolgente di cambiare la società e le persone (come dimostra il finale), soprattutto nel suo processo di creazione-distruzione; questa dicotomia permette all’artista di plasmare qualcosa nel mondo, mentre allo stesso tempo viene privato degli appigli emotivi o spirituali, un processo dove l’individuo riversa tutte le energie nella sua opera, lasciando fisicamente un’impronta di sé, ma sottraendo così un pezzo della propria interiorità.

DeForge, quindi, per mezzo di Brat riesce a ragionare a mente fredda, ma in modo metaforico, sulla sua stessa carriera da fumettista: dopo i premi Eisner e la celebrità acquisita grazie alle sue opere, quanto ancora conta continuare a rimanere originali, ribelli, espressivi senza cadere preda del vuoto pneumatico della vita? Tantissimo, e in Brat ce lo dice chiaramente, senza filtri e senza menzogne, sottolineando pagina dopo pagina come la banalità possa diventare un buco nero che risucchia tutto quanto.

I disegni minimali, dal tratto morbido e sinuoso, tendono spesso all’astrazione e puntano a distruggere la dualità tra significante e significato, proponendo un piano dell’espressione altamente stilizzato ma dal notevole contenuto tematico. L’autore gioca così con i suoi personaggi come burattini, facendoli mutare in maniera multiforme, accartocciandoli su loro stessi durante gli sforzi emotivi, enfatizzando in questi frangenti il filo che lo lega ad Adventure Time, o privandoli di qualsiasi appiglio fisico nei momenti di alterazione mentale, riducendoli a sottili linee nervose su sfondo bianco.

L’autore si diverte anche da un lato, a utilizzare font sempre diversi per i titoli di ogni capitolo (la copertina è eloquente in questo senso), evidenziando un certo gusto per il design grafico e la poster art e mostrando una spiccata sensibilità per l’integrazione tra testo e immagini; dall’altro, a contrapporre diverse forme geometriche appiattendo a volte la profondità, per realizzare tavole prospetticamente instabili ma di rilevante effetto visivo. L’espressività dei volti, nonostante questi siano sempre estremamente essenziali, è efficace soprattutto grazie al modo in cui vengono usate le linee e i cerchi e a come gli stessi volti vengono deformati, sciolti e distorti per creare maschere contemporaneamente irreali ed emotive.

I colori sono usati per generare un contrappunto lungo tutta l’opera, nella loro tendenza ad essere pop, ovvero esplosivi e carichi nella saturazione. Il ruolo di ombre e luci è così messo in secondo piano, in favore invece di alcuni accostamenti cromatici conflittuali: il giallo, costantemente presente poiché colore con cui si identifica la protagonista e altri personaggi, fa a botte con il nero, mentre le diverse sfumature di rosa combattono con il verde e l’azzurro chiaro, e il rosso diventa infine sfondo per ambienti vissuti e surreali.

Brat è quindi un fumetto che racconta di individui che hanno smarrito la propria identità e il senso della propria vita in un mondo in subbuglio a livello artistico e socioculturale, attraverso una narrazione asettica e regolare, non solo per il punto di vista che assume l’autore, ma anche grazie al calcolato montaggio delle vignette e alla costruzione complessiva delle pagine.

Abbiamo parlato di:
Brat
Michael DeForge
Traduzione di Valerio Stivè
Eris Edizioni, 2019
176 pagine, colori, brossurato – 19,00 €
ISBN: 9788898644841

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