Il poliedrico fumettista Jacques Tardi ha spesso lavorato ad adattamenti di testi di narrativa, e proprio con le opere di Jean-Patrick Manchette sembra aver avuto particolare confidenza realizzando in momenti diversi due trasposizioni di suoi racconti.
Manchette fu romanziere molto apprezzato in Francia in quanto innovatore del genere noir francese; fu particolarmente attivo a cavallo tra gli anni settanta ed ottanta ed è scomparso nel 1995 all’età di 53 anni.
Il precedente Griffu (edito in Italia due anni fa) e il nuovo Il Piccolo Blues della Costa Est sono i due libri che Tardi crea ispirandosi ai suoi romanzi e vengono realizzati a diversi anni di distanza tra loro.
Mentre Griffu rappresenta un opera noir aderente in tutto e per tutto ai canoni del genere, un libro che diverte ma non stupisce e non offre niente di nuovo, ne Il Piccolo Blues della Costa Est, grazie a uno schema narrativo forse non assolutamente innovativo ma comunque stimolante, viene superato invece questo attaccamento ad un genere spesso troppo uguale a sé stesso e prevedibile.
Manchette inizia il suo racconto presentando i personaggi ed anticipando la minaccia di omicidio dalla quale il protagonista dovrà fuggire nelle pagine a venire; a creare indipendenza dagli stilemi più classici del noir ci pensa già la figura del protagonista, il signor Gerfaut, parigino di professione impiegato, quindi non il classico detective solitamente protagonista di intrighi e sparatorie. Gerfaut si ritrova suo malgrado testimone di un atto criminale e pur non essendo “del mestiere” riesce ad improvvisarsi investigatore e fuggitivo con risultati non sempre felici, ma comunque anche troppo al di là delle possibilità un uomo che veniva inizialmente presentato solo come un semplice impiegato.
In, tutto sommato, poche pagine gli autori riescono a non far mancare mai i colpi di scena, a mantenere un ritmo sempre serrato con pero’ un livello di credibilità generale a tratti traballante, proprio perché il lettore non mancherà di chiedersi come fa questo impiegato a cavarsela sempre. Certe concessioni alla figura del signor Gerfaut ed alle sue capacità sembrano comunque servire a creare partecipazione e immedesimazione.
Gli autori con le rocambolesche avventure affrontate dal protagonista per sfuggire ai suoi inseguitori, sembrano quasi voler mostrare che ogni uomo, se messo di fronte al pericolo e alla morte, può essere astuto e sviluppare un istinto animale, come a dire che non ci sono uomini più o meno scaltri e che l’essere umano è anch’esso un animale e come tale può difendersi. Non a caso è proprio nella natura incontaminata, isolato tra le montagne, che Gerfault trova rifugio, proprio un’inconsapevole fuga dalla città e dai suoi pericoli riesce a riportarlo ad una condizione naturale di salvezza. Puo’ difendersi dai suoi inseguitori e ritornare quasi purificato verso Parigi solo dopo aver trovato armonia con questo nuovo habitat, dove lo scorrere del tempo sembra irregolare, impreciso e difficilmente distinguibile tra le pagine del fumetto, quasi a simboleggiare distanza dalla realtà e la quotidianità cittadina.
Non sono quindi solo i luoghi scuri e corrotti propri del genere noir a farla da padrone in questo fumetto, bensì excursus in situazioni diverse dal carattere più introspettivo e riflessivo.
Il disegno di Tardi non conosce qui i mezzi toni mostrati in Griffu, riuscendo comunque ad essere più espressivo e descrittivo. Le illustrazioni sono molto realistiche sia negli spazi cittadini che in quelli naturali, ma anche molto crude, violente e ricche di particolari nel rappresentare sparatorie e scene d’azione.
Il merito di Tardi ne Il Piccolo Blues della Costa Est in definitiva sta nell’aver adattato magistralmente le parole di uno scrittore, in un buon equilibrio tra fumetto e narrativa, realizzando un libro che capace di divertire e non apparire mai pretenzioso.
Riferimenti:
Il sito di BD Edizioni: www.edizionibd.it