Dopo più di quattro anni dallo storico abbandono dell’edicola, la Play press torna ad affacciarsi sulla grande distribuzione nazionale, permettendoci finalmente di leggere le storie di un personaggio di punta dell’universo DC Comics come Batman ad un prezzo accettabile.
Eppure la sua proposta non appare del tutto convincente, a partire dal “taglio editoriale” studiato per la rivista. Innanzitutto, già sfogliandola appare evidente che il target per cui tale prodotto sembra esser concepito è vicino a quello adolescenziale, soprattutto per la proliferazione incontrollata di rubriche, riassunti e schede di personaggi dal tono pressoché infantile che occupano addirittura una decina di pagine. Di contro non è stato trovato lo spazio per inserire le cover originali, mentre nella copertina italiana viene rielaborata, cancellandola parzialmente, una splendida immagine di Jim Lee per far posto ad una serie di strilli poco sobri e raffinati (“la caccia ha inizio: il cavaliere oscuro al centro del mirino!“, “é tempo di morire: a volte la tue unica speranza è il tuo peggior nemico“, ecc). In seguito, nel leggere le ridondanti didascalie a commento delle illustrazioni nelle schede dei personaggi, i riassunti superficiali, le tabelle pregne di un gusto per il catalogo puerile (le arti marziali conosciute da Batman; i tredici gadget nascosti nella sua cintura; le sue lauree, ecc.), il lettore ultradodicenne si trova spaesato: l’apice di questo dilagante infantilismo viene raggiunto nella scheda di Killer Croc, dove ad un ingrandimento dei suoi artigli viene accompagnata la didascalia “pericolosi artigli con i quali può attaccare“, e ad un ingrandimento delle sue fauci “i denti, affilati ed acuminati, sono ritenuti un’ arma letale”. Gli inviti a spedire disegni e ad inventare graficamente il proprio gadget ideale per Batman sono la conferma finale della tendenza a rivolgersi ad una platea adolescenziale. Sembra di rivedere il comportamento che la stessa casa editrice sta tenendo con le sue riviste dedicate al fumetto giapponese, Shogun e Yatta!, le cui rubriche sono mirate ad un target molto simile. Questa scelta appare piuttosto singolare per un editore che negli ultimi anni ha pubblicato solamente volumi destinati al circuito delle fumetterie, creandosi, a causa del maggior costo e della più difficile reperibilità dei volumi, un pubblico mediamente più maturo, ai gusti del quale un supereroe come Batman, spesso protagonista di storie oscure e violente, apparirebbe più adeguato. separatorearticolo Sul versante delle storie, le tre contenute in questo primo numero sono delle introduzioni a saghe molto articolate, di cui rivelano pero’ le buone potenzialità. La prima scelta, che potrebbe scontentare molti fans, è quella di riproporre un arco narrativo già pubblicato sui primi 12 numeri di DC Universe: Hush, la saga che segna il ritorno alle matite di Jim Lee, il quale qui dimostra tutta la sua classe. Spettacolare ma preciso, attento a raccontare più che a stupire il lettore con le splash page, al contrario di tanti altri autori di scuola Image e di quello che lui stesso ha fatto per molto tempo, Lee vede le sue tavole accompagnate da bei colori cupi che non nascondono troppi particolari e che sulla carta poco lucida utilizzata hanno una buona resa. Per chi non conosce la saga, non avendo letto DC Universe, è ancora troppo presto per poter giudicare la trama imbastita da Loeb: per ora si può notare come le sue didascalie secche, essenziali (in linea con il personaggio) conferiscano un buon ritmo alla narrazione.
Appaiono comunque più ambiziosi i testi di Rucka per Death and the maidens, supportati dalle belle illustrazioni del decano Janson. Se l’intenzione era di farne un prodotto per bambini, pero’, l’inclusione di questa storia, tutto considerato la più bella dell’albo, non si spiega: dà infatti inizio ad un percorso di riflessione su un argomento a doppio taglio, perché delicato, complesso e difficile da digerire: la morte. Questo tema scottante è per ora introdotto attraverso personaggi che non possono morire e che forse hanno perso di vista il valore intrinseco della vita (é il caso di Nyssa, nella scena d’apertura), che hanno improvvisamente paura della fine imminente (Ras Al Ghul), che divengono consapevoli della fragilità della memoria, dell’evanescenza di qualunque ricordo e di conseguenza della rapidità con cui si dimenticano i defunti anche più cari, le cui perdite ci hanno più segnato (é il caso di Batman).
Il prologo a War Games è invece la storia più di maniera, scritta ed illustrata con una cura appena accettabile, scorrevole nei momenti introspettivi di Spoiler ma davvero mal gestita nelle scene d’azione: senza contare che l’inchiostrazione delle ultime tavole appare troppo frettolosa. Rimbalza da oltreoceano una certa insoddisfazione per questa lunghissima saga (ben 26 capitoli), e la prima brutta storia sembra dar pienamente credito a queste voci.
Il giudizio resta in ogni caso più positivo che negativo: quantomeno la Play ha riportato in edicola Batman ad un buon prezzo e due delle tre storie presentate sono di buon livello. Non è un inizio fulminante, ma è comunque un inizio, dopo anni in cui si era persa la speranza di un simile ritorno. Ed ora sappiamo che anche a Superman verrà concessa l’analoga possibilità di un mensile da edicola, grazie al traino dell’imminente film; speriamo che poi tocchi alla linea All-Star.
Batman magazine #1
Loeb, Lee, Rucka, Janson Play press - 80 pagg. col. spil. - 3,50euro
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(aggiornato il 23/09/2017)