Autori e web: intervista a Diego Cajelli

Autori e web: intervista a Diego Cajelli

Autori e web: una serie di interviste volte a riflettere sui diversi utilizzi del web da parte degli addetti ai lavori del mondo del fumetto. In questo appuntamento il punto di vista di Diego Cajelli.

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Internet e fumetti: gli autori nell’era social
 era un articolo che cercava di analizzare il rapporto che scrittori e disegnatori di fumetti hanno instaurato con la Rete, sotto il profilo della comunicazione e del rapporto con i propri lettori.

Abbiamo deciso di proseguire quel discorso interpellando i diretti interessati, in una serie di interviste volte a riflettere sui diversi utilizzi del web da parte degli addetti ai lavori del mondo del fumetto. 

Mi chiamo Diego Cajelli. Sono nato a Milano il 31 Luglio 1971.
Il mio lavoro è scrivere. Lo faccio per la Sergio Bonelli editore, Edizioni BD, me stesso e altre case editrici.
Se clicchi qui  diegozilla.blogspot.com/2007/06/test.html, c’è l’elenco delle mie pubblicazioni.
Sono docente di scrittura creativa alla Scuola Del Fumetto di Milano.
[biografia tratta da diegozilla.blogspot.com/2007/06/chi-sono.html]

bloggerPerché “esistere sul web” è una cosa utile e/o importante per un autore di fumetti del 2014? E come va sfruttata la potenzialità della Rete perché sia fruttuosa?
Sto rivedendo completamente tutte le mie posizioni a riguardo del web, e ridurrò molto la mia presenza nel corso del 2014. Il web è cambiato moltissimo in un lasso di tempo estremamente breve. Il 2013 ha portato delle mutazioni radicali per quanto riguarda la percezione, l’uso, lo sfruttamento e le potenzialità della Rete e dei social network.
Questo cambiamento è dovuto principalmente alla diffusione di massa degli smartphone e dei tablet. Se, in un certo senso, si pensava che una massiccia presenza di dispositivi portatili portasse a una altrettanto massiccia diffusione di contenuti validi attraverso la spinta positiva della socialità orizzontale, beh, mi spiace dirlo, ma non è andata così.
Il destino del fumetto non è legato al supporto con cui viene fruito. Anzi. L’edizione digitale non fa altro che amplificare tutti i limiti che ha il fumetto rispetto alle altre realtà dell’intrattenimento.
Stiamo parlano di fumetti. Nello specifico, sto parlando di fumetto popolare. La mia percezione è che non ci sia più un corrispettivo tra la propria fama on line e i risultati che si ottengono con i propri prodotti cartacei.
Quindi, se vuoi usare il web per “vendere” i tuoi fumetti, no. Non è una buona idea.
Vuoi usare le Rete per interloquire con i tuoi lettori, i tuoi colleghi, trovare contatti e costruirti una street credibility?
È ancora più complesso.
Nessun autore, nessun contenuto, nessun rapporto dialettico o culturale può essere vincente nell’estrema superficialità rabbiosa del web contemporaneo.
tastiera_likeLa fruizione del web oggi ha dei tempi iper-ridotti, tutto viene letto, guardato, commentato in modo tanto veloce e immediato quanto effimero. Un testo di oltre 10 righe viene saltato, il commento e la partecipazione all’ipotetico “dialogo” si riduce a delle battute sarcastiche.
L’impellenza del lasciare il proprio commento è diventata indipendente dall’articolo che si sta commentando, diventa un’azione a prescindere, da fare anche senza leggere il contenuto.
Aggiungici ogni possibile fraintendimento, oltre alle difficoltà di comprensione del testo, e le potenzialità della Rete, oggettivamente, si riducono parecchio.
In più, ed è un paradosso, il web contemporaneo tende ad esaltare le potenzialità di un progetto in progress, ma non la sua realizzazione concreta. Tutto ciò che rimane nel campo del progettuale ha un grandissimo valore ma, di nuovo, è un valore fine a sé stesso. Migliaia di “like” che non portano un minimo sostegno economico se si passa, per esempio, al crowd funding.
(Non prendo in considerazione l’estero. Parliamo di Italia, okay?)
Un tempo avrei detto che per autore di fumetti è importante essere presente in Rete. Oggi non ne sono più così sicuro. Forse un autore, di fumetti e non, in Rete dovrebbe starci il meno possibile e fare quello che deve fare: creare. Punto.
La faccenda è incentrata sulla street credibility e lo capisco. Capisco anche che se sei una potenza sul web, puoi avere dei vantaggi per il tuo lavoro a livello di contatti e proposte.
Puoi stabilire un bel contatto con i tuoi lettori, ma soltanto se sei abbastanza maturo e con i piedi per terra da distinguere tra fan, lettori, amici e corte dei miracoli.
modificare_commento_facebookVa fatta comunque una distinzione tra quello che accade sul web, e quello che accade nella realtà fisica. Perché, anche se si usano al meglio le potenzialità che può offrire la Rete, i passaggi chiave del nostro lavoro di fumettisti sono legati a delle pratiche che arrivano da un lontanissimo passato analogico: Camion che portano bancali pieni di volumi fatti di carta. Posti che vendono quei volumi. Persone che devono fisicamente andare in quei posti per comprarli. Il tutto, ripetuto una volta ogni mese.
Posso anche essere una super potenza della Rete ma, se i lettori in edicola non ci vanno più, o il camion con le copie non ci passa, il mio essere potentissimo in Rete diventa una pratica fine a sé stessa.
Fino a che punto la mia street credibilty on line può sostenermi?
Che influenza hanno i “like” e i “commenti” che genero sulla monetizzazione del mio lavoro?
Non ho risposte. Ci sto ancora ragionando.
L’idea, orrenda, che mi sta girando in testa è che il fumetto popolare abbia completamente perso il suo ruolo sociale, e che al suo posto ora ci sia il giochino on line, gratis, che va di moda questo mese.
La realtà dell’intrattenimento si è evoluta in una realtà puramente “virtuale” e gratuita, con pochissimi sbocchi fisici e, quando capita, con sempre meno persone disposte a pagare qualcosa per usufruire dei prodotti cartacei.
Sono anche fermamente convinto che non si tratti di un problema di autori o di contenuti, soltanto i wannabe e i loser pregni di risentimento lo pensano, credo che sia proprio una questione legata al mezzo di comunicazione. Semplicemente, il fumetto popolare non fa più parte dell’intrattenimento di massa. In più, è impossibile da implementare sul web, non potendo competere con i giochini gratis di Facebook.
La Rete oggi va presa con le pinze. Soprattutto Facebook. Facebook è il male.
Facebook genera mostri. Come il sonno della ragione.
Sì, io ci sono su Facebook, è vero, così come è vero che non ho ancora smesso di fumare. Le due cose sono entrambe molto dannose e si equivalgono.
Per cui, tornando alla domanda, se qualcuno accetta o vuole un consiglio da me, direi di usare il web per crearsi una bella rete di contatti e per rimanere collegati con i propri colleghi. Fine.
Poi, appena avrò le risposte alle domande che mi sono posto prima, vedremo quali sono i passaggi successivi.

Diegozilla

Diegozilla è il tuo blog, nel quale non solo parli dei tuoi lavori ma lo utilizzi anche come luogo per esprimere le tue opinioni e cercare un confronto con i lettori di questo spazio, che non sono necessariamente ed esclusivamente quelli dei fumetti che scrivi. In un periodo in cui il blog è spesso additato come “fuori moda”, in favore soprattutto dei social network, perché scegli comunque la piattaforma blog per condividere questi tuoi contributi?
Non sono mai stato un tipo alla moda.
Gli aggiornamenti sul mio blog sono diminuiti drasticamente perché ci si è messa in mezzo la vita. La vita vera con tutti i suoi impegni e i suoi triboli. Chiaro, puoi trasformare il blog nella tua vita, ma non è stato il mio caso.
Per social network si intende Facebook e Twitter, giusto?
Istantanea - 31012014 - 23:53:00Uso il blog per dei motivi molto semplici. Non riesco ad argomentare il mio pensiero in 140 caratteri. Non ne sono capace. Twitter va benissimo per esprimere tutto il nostro cinismo con battute al vetriolo sui morti, o per far incazzare i VIP, o per prendere qualcuno per i fondelli.
Non ci si può esprimere sempre e soltanto con delle massime. Su Twitter rimbalzo i contenuti che posto sul blog, o ci scrivo qualcosa quando sono sul balcone a fumare. Non mi considero un vero utilizzatore di Twitter.
Facebook… La maggior parte delle notizie che vengono condivise sono delle bufale e non serve a nulla farlo notare. Ho grosse difficoltà a interfacciarmi con alcune situazioni.
Torniamo al discorso sulle potenzialità della Rete fatto prima. Giusto per fare un esempio, secondo te quando può essere frustrante per un qualsiasi autore di contenuti assistere alla marea di “like” generati da Bitstrip?
Per cui uso il blog. Perché se la moda è quello che sta girando on line in questo periodo, sono fiero di essere fuori moda.

Per la miniserie Long Wei hai spinto molto anche nel web per la campagna pubblicitaria e virale. Facebook e i social network diffondono dalla pagina ufficiale della testata, e dalla tua personale, immagini e news, mentre sul blog aggiorni in merito al fumetto dell’Editoriale Aurea e alle altre tue opere. Quanto è importante l’utilizzo cosciente di internet, nel 2014, per poter pubblicizzare in modo efficace un fumetto? Quanto secondo te viene fatto in Italia?
Long_Wei_StickerAllacciate le cinture.
Tutto lo sbattimento che abbiamo fatto e che facciamo per pubblicizzare Long Wei, non è, tecnicamente, servito a nulla.
I risultati di Long Wei sono perfettamente in linea con altri prodotti da edicola che non hanno avuto la stessa attenzione da parte degli altri media, e che non sono stati spinti come noi abbiamo spinto su Long Wei.
I più ottimisti dicono che senza il nostro impegno sul web, senza l’hype che abbiamo generato, i risultati di Long Wei sarebbero stati ben peggiori.
Non lo so.
Quello che so è che se un fumetto da edicola supportato da una campagna stampa aggressiva e mirata, con articoli sui principali quotidiani italiani, pubblicizzato da video virali, adesivi stradali, incontri, recensioni positive, premi, e quant’altro ottiene gli stessi risultati di un fumetto che non ha ricevuto lo stesso trattamento, beh, forse c’è qualcosa che non va.
Se avessi visto tonnellate di copie di Long Wei invendute nelle edicole, se avessi letto decine di recensioni negative, se Long Wei fosse stato accolto con assoluta indifferenza sarei il primo a dire che il problema è nel contenuto. Ma non è stato così.
Long Wei non piace a quattro persone, quattro persone che ci tengono molto a farlo sapere a tutti usando la Rete. (Torniamo a bomba alla prima risposta, giusto?)
È chiaro che il manipolo dei miei detrattori ora urlerà da tutte le parti che invece no, è colpa mia, e che se al posto di Long Wei ci fosse stato un loro prodotto avrebbero venduto milioni di copie. Applaudo alla loro convinzione, e gli auguro di trovarsi nella mia stessa situazione ottenendo risultati migliori dei miei. Spero soltanto che a loro non venga l’esaurimento nervoso che è venuto a me.
Nel frattempo è sparito il lettore casuale, ed è sparito in senso assoluto, indipendentemente da quello che viene proposto. La pubblicità di Long Wei è servita a consolidare i nostri lettori di nicchia, non ad allargare la base dei lettori. A parte il nostro 10% circa di lettori cinesi.

L’insidia di esporsi così tanto nel mondo virtuale sta nel confrontarsi con individui che approfittano dell’anonimato che internet può offrire per offendere o creare scompiglio: i cosiddetti troll. Pensi che sia un “male inevitabile”, perché legato al normale comportamento di alcuni esseri umani, o che con il passare degli anni e una maggiore alfabetizzazione digitale atteggiamenti del genere diminuiranno?
609Se per Troll si intende qualcuno che, per goliardia, spirito satirico o semplice voglia di fare casino si diverte a creare scompiglio e fare incazzare gli utenti, ti dico che nel mondo del fumetto non esistono Troll. Non esistono provocatori e casinisti che lo fanno per il gusto puro del casino o della provocazione.
I cosiddetti “Troll” del mondo del fumetto on line sono addetti ai lavori, o aspiranti addetti ai lavori, con un piano ben preciso e delle logiche molto distanti da un concetto di divertimento fine a sé stesso.
I “Troll” del fumetto non sfottono l’autore in vista perché è divertente farlo, la loro azione punta al discredito, l’attacco ha un fine personale e lavorativo.
In un sistema economico dove ormai anche dieci copie vendute in più possono fare la differenza, il “Troll” del fumetto sa bene che demotivando gli autori, compiendo delle azioni di disturbo precise e lucide nel loro malanimo, può arrecare un danno ai suoi nemici. (Nemici, nel mondo del fumetto odierno è un sinonimo di concorrenti. A questo siamo)
Il Troll che va a prendere in giro quelli che credono nelle scie chimiche è difficile che sia anche il pilota dell’aereo che genera quelle scie.
Nel fumetto no. Nel fumetto la maggior parte dei Troll è gente che ha provato a fare questo mestiere e non ci è riuscita, e ora rompe le palle a chi questo lavoro lo fa.
Compiono dei favolosi exploit sui forum, dove arrivano a definire come “una cagata” un fumetto di cui non si sa ancora nulla.
Questi individui non provocano e fanno casino perché è divertente far perdere le staffe a qualcuno, lo fanno perché vogliono fare del male a chi, nella loro logica deviata, occupa un posto che vorrebbero occupare loro.
Non si tratta soltanto di chi ha tentato di fare l’autore. Vale anche per chi ha provato o prova a fare l’editore e allora, con altro nome, arriva a seminare discredito e malignità sul lavoro altrui, invece, per esempio, di pagare le fatture delle tipografie.
Forse l’unico vero Troll del mondo del fumetto è un giovane avvocato campano che, con diversi nickname e diverse vite on line, ha dichiarato guerra al mondo del fumetto, ma in quel caso siamo così vicini ai confini della sanità mentale che forse non è nemmeno consapevole di essere un Troll.
Esistono ed esisteranno sempre, perché gli ominicchi sono sempre esistiti. Non ci puoi fare molto, a parte vivere meglio di loro, e per farlo basta davvero pochissimo.

2 Commenti

1 Commento

  1. Giuseppe Love Miri

    25 Febbraio 2014 a 12:21

    Giustissimo….

    Giuseppe JO

  2. Emanuele

    25 Febbraio 2014 a 14:57

    Se avessi visto tonnellate di copie di Long Wei invendute nelle edicole

    diciamo che a me sarebbe bastato vederne una copia (mi accontento di poco)… in questo caso il troll è stata la casa editrice o la distribuzione purtroppo

    Per il resto condivido pienamente tutto il ragionamento sull’attuale stato del web, visione non limitata al solo campo fumettistico purtroppo…

    mi spiace solo per blog come il tuo ormai ridotti in coma permanente, ma immagino sia inevitabile quando si ha un minizilla che gira per casa :)

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