A partire dalla metà degli anni Novanta, il giornalista Rai Vincenzo Mollica collaborò a stretto contatto con la redazione del settimanale a fumetti Disney Topolino, scrivendo direttamente i testi di alcune storie speciali incentrate su eventi legati al mondo dello spettacolo, sua area di specializzazione.
In queste avventure compariva un suo alter ego dalla fattezze anatrine, Vincenzo Paperica, la cui origine risale addirittura a uno schizzo realizzato da Andrea Pazienza e che in questa “canonizzazione” disneyana – ritratto da Giorgio Cazzano – agiva insieme a Paperino per conto del “Papersera”, quotidiano di proprietà di Paperon de’ Paperoni.
In particolare, nel 1999 uscì Paperica e la nonna da Nobel in occasione dell’annuale manifestazione di consegna dei famosi premi. La fantasia di Vincenzo Mollica immaginò che Nonna Papera, decana della famiglia dei paperi, fosse insignita del Nobel per la letteratura in virtù dei suoi libri di ricette.
Questo preambolo è utile a comprendere il contesto in cui, all’interno della storia, si inserisce una parentesi di quattro tavole che omaggia dichiaratamente Gianni Rodari, poeta e pedagogista che si è dedicato per buona parte della sua carriera a libri di filastrocche per bambini, le quali facevano della levità e dei giochi di parole due degli elementi che più le contraddistinguevano, senza che questo togliesse loro una dignità letteraria e uno spessore qualitativo indipendente dal pubblico d’elezione.
A ogni modo il loro tono era certamente adatto ai lettori più giovani e non è un caso, infatti, che le antologie scolastiche proponessero spesso estratti delle sue raccolte; tra l’altro alcuni di questi componimenti si ponevano come simpatici stratagemmi per spiegare in maniera semplice alcune regole grammaticali di base, come ad esempio le due di seguito:
La famiglia punto e virgola
C’era una volta un punto
e c’era anche una virgola:
erano tanti amici,
si sposarono e furono felici.
Di notte e di giorno
andavano intorno
sempre a braccetto.
‘Che coppia modello –
la gente diceva –
che vera meraviglia
la famiglia Punto-e-virgola’.
Al loro passaggio
in segno di omaggio
perfino le maiuscole
diventavano minuscole:
e se qualcuna, poi,
a inchinarsi non è lesta
la matita del maestro
le taglia la testa.
Tragedia di una virgola
C’era una volta
una povera virgola
che per colpa di uno scolaro
disattento
capitò al posto di un punto
dopo l’ultima parola
del componimento.
La poverina, da sola,
doveva reggere il peso
di cento paroloni,
alcuni perfino con l’accento.
Per la fatica atroce morì.
Fu seppellita
sotto una croce
dalla matita
blu del maestro,
e al posto di crisantemi e sempreverdi
s’ebbe un mazzetto
di punti esclamativi.
In queste due filastrocche l’autore si è concentrato in particolare sulla punteggiatura, trasformando la pagina scritta in un universo vivo e animato, chiarendo così tramite metafore le modalità di corretto utilizzo di punti, virgole e altri elementi della grammatica italiana.
È proprio ispirandosi a questa branca della produzione di Rodari – presente per esempio nella prima parte di Filastrocche in cielo e in terra – che Vincenzo Mollica sceglie di ricordarlo: Nonna Papera è chiamata a tenere una lectio magistralis all’Accademia del Nobel sul suo modo di intendere la letteratura e decide di farlo con una lezione a fumetti.
Ho pensato di seguire l’esempio tracciato per la prima volta dal mio illustre predecessore, Paperfò
dichiara l’anziana vincitrice, con un chiaro riferimento al discorso che tenne Dario Fo nel 1997, quando venne a sua volta insignito del Nobel, proprio attraverso disegni e balloon.
Da questo spunto partono quattro tavole a metà tra narrazione e metanarrativa, nelle quali Nonna Papera illustra agli accademici la fantasiosa storia d’amore tra un punto e una virgola:
Una breve analisi di queste pagine può permetterci di tracciare alcuni punti di contatto tra i due linguaggi: non tanto nella cadenza dei versi, che in quest’occasione vengono suddivisi attraverso didascalie di lunghezze variabili e senza una metrica costante e riconoscibile, quanto nel modo in cui il fumetto comunica quanto espresso dalla poesia.
Si possono per esempio notare le inquadrature che Giorgio Cavazzano imposta in determinate vignette, per accentuare la distanza – minima e al contempo incolmabile – tra i due protagonisti, come ad esempio nel quarto riquadro della prima tavola presa in esame.
Anche la scelta di inclinare certe vignette ha una sua funzione, permettendo da una parte di simulare l’impressione di visionare i fogli sparsi in mano a Nonna Papera e dall’altro di vivacizzare la gabbia, assecondando le forme degli elementi di punteggiatura (terza vignetta della seconda tavola) o accompagnando il movimento di uno dei personaggi, come nel primo riquadro dell’ultima.
Le emozioni trasmesse dalla filastrocca vengono efficacemente comunicate dall’espressività che il disegnatore riesce a imprimere a quelli che sono semplici simboli convenzionali e oggetti di cancelleria: la sola aggiunta degli occhi – che nell’arte disneyana, dall’animazione al fumetto, sono da sempre un importante veicolo di sentimenti – umanizza tutti i personaggi, in particolare il punto e la virgola al centro della storia, in un perfetto botta e risposta con il testo.
Prendiamo la quinta vignetta della prima pagina: la didascalia recita “non si potevano spostare” e gli occhi del punto assumono una forma “a goccia” che, unita alle goccioline di sudore sopra la testa, rendono comprensibile lo stato di contrizione in cui si trova il protagonista.
Lo stesso discorso vale nel passaggio successivo per la virgola, altrettanto sconfortata; nel suo caso il disegno ce la rende peraltro immediatamente riconducibile a una figura femminile grazie alle lunghe sopracciglia e alla silhouette più elegante.
La penultima tavola del quartetto è emblematica invece delle potenzialità del linguaggio fumettistico.
Ogni medium ha i suoi elementi tipici a cui può ricorrere per trasmettere determinate informazioni o sensazioni e in tal senso la poesia attinge a un folto gruppo di figure retoriche per vivacizzare il modo in cui descrivere uno stato d’animo o una situazione: pensiamo all’iperbole, un’immagine volutamente alterata sul piano della quantità per marcare in maniera convinta e assoluta un concetto.
Nel fumetto è la struttura della gabbia a svolgere questa funzione: per dare particolare rilievo a un determinato passaggio si può modificare la regolare scansione della pagina ampliando una vignetta e sfruttando il maggior spazio a disposizione per giocare sulla prospettiva o sulla presenza scenica degli attori coinvolti.
Nel caso in esame la biro, che ha un ruolo praticamente divino all’interno del contesto, si erge imponente tanto sulla pagina-ambientazione quanto sulla pagina-fumetto: l’arco che sembra assumere la sua forma, il fatto che la testa sembri più grossa del resto del corpo, la posizione in cui viene posta – centrale, in modo da attirare subito l’attenzione del lettore – e lo sguardo solenne suggerito dagli occhi meditabondi a mezz’asta sono tutti elementi grafici che Cavazzano utilizza per rendere chiaro che quel momento rappresenta una svolta fondamentale nella vicenda
Si tratta infatti dello snodo che funge da viatico per giungere al climax della vignetta sottostante, nella quale il dio benevolo rappresentato dalla grande penna si commuove e con la sua lacrima avvicina i due innamorati creando il punto e virgola: la biro inchinata fa da perfetto contraltare a quella svettante vista subito sopra, un messaggio molto forte nel mostrare come l’amore possa toccare il cuore di chiunque, “ridimensionando” anche i più potenti.
Il tratto di Cavazzano, quintessenza di uno stile Disney morbido e rassicurante, è particolarmente adatto per rappresentare una poesia elementare ma ricca di cuore e di spunti di riflessione, che travalicano il semplice riferimento alla punteggiatura facendo sognare un mondo animato anche partendo dalla realtà più prosaica; il testo è caratterizzato da una rima baciata molto semplice e da una fraseggio che segue fedelmente l’approccio di Rodari, e questi due fattori hanno portato a un risultato decisamente riuscito, in grado di omaggiare con grande sensibilità non solo lo scrittore ma il mondo letterario nel suo complesso.
Questo pezzo è stato pubblicato originariamente sul blog Alma Poesia (www.almapoesia.it/) all’interno della rubrica “I fumetti di Alma” (www.almapoesia.it/almablog/categories/i-fumetti-di-alma), nell’ambito di una collaborazione tra questa realtà e Lo Spazio Bianco.