
L’Homo sapiens nello spazio
L’opuscoletto C’è spazio per tutti: La stazione – Preview con l’anteprima della storia di Leonardo Ortolani dedicata alla missione VITA, la terza nella carriera di astronauta di Paolo Nespoli, racconta della conquista dello spazio da parte dell’uomo, e soprattutto di come questa sia stata possibile grazie al sacrificio di insetti, come i moscerini della frutta, e animali, come la famosissima Laika o la serie di scimmiette Albert o i primi animali a tornare dalla loro missione spaziale, il macaco Able e la scimmia scoiattolo Miss Baker. Tra l’altro a quest’ultima, che sopravvivrà fino al 1984 (la missione risale al 28 maggio 1959) vengono tributati incredibili onori, come il festeggiamento dei compleanni o la targa ricevuta dalla società americana per la prevenzione delle crudeltà sugli animali!
Man in Space
Questo invio di animali e soprattutto questo forte interesse verso l’esplorazione spaziale nasce durante la guerra fredda(1) con la sfida tra Stati Uniti e Russia, che venne segnata da alcuni punti fermi, come il primo essere umano a completare un’orbita intorno al pianeta, Yuri Gagarin, o i primi uomini a metter piede sulla Luna, Neil Armstrong e Buzz Aldrin.

Questo sforzo, questa competizione scientifica e tecnologica, si intreccia con i mondi dell’animazione e del fumetto grazie a Walt Disney e a Werner Von Braun, inventore dei V2(2), che si trovarono a condividere insieme il sogno della conquista dello spazio da parte dell’uomo: nasce così Man in space, una serie televisiva animata indubbiamente molto vicina come impostazione alla propaganda che, più o meno nello stesso periodo, veniva fatta nei confronti dell’energia nucleare.
Lo show è suddiviso in tre speciali: il Man in space vero e proprio, trasmesso il 9 marzo del 1955, quindi Man and the Moon del 28 dicembre dello stesso anno, e infine Mars and beyond del 4 dicembre del 1957. Per ognuno di questi episodi è stato realizzato un albo speciale a fumetti pubblicato dall’allora licenziatario disneyano, la Dell Comics, su Four Color Comics(3). In particolare il primo speciale, uscito sul #716 datato agosto 1956, è emblematico dell’approccio al fumetto scientifico del periodo, un mix tra elementi didattici (o come si direbbe in altra sede, didascalici) con le spiegazioni scientifiche delle idee che la NASA stava cercando di sviluppare per l’obiettivo della conquista dello spazio ed elementi umoristici che alleggeriscono e divertono, peraltro disegnati con stile cartoonesco rispetto a quello realistico del resto dell’albo(4).

E’ interessante osservare come già in questo primo albo viene presentata la costruzione di una stazione spaziale orbitante intorno alla Terra, strutturata come un anello ruotante in modo tale da simulare la gravità terrestre e permettere agli astronauti di vivere nello spazio come sulla superficie del pianeta. Questo progetto, ideato da Von Braun, viene realizzato in parte dagli astronauti, in parte da robot spaziali, ovvero in maniera automatica: e la Stazione Spaziale Internazionale nella sua prima fase è stata assemblata esattamente in maniera automatica.
La scienza nello spazio
Le origini del progetto risalgono al 1992, quando a suggello della conclusione della guerra fredda, gli allora presidenti di USA e URSS George H. W. Bush e Boris Eltsin strinsero un accordo per un programma congiunto di esplorazione dello spazio(5) che portò l’anno dopo all’annuncio da parte di Al Gore e Viktor Chernomyrdin della costruzione della stazione spaziale.
Il primo modulo, Zarja, venne lanciato nel 1998 e a tutt’oggi la stazione continua a essere assemblata con vari moduli (molti di produzione italiana), al cui interno sono condotti una serie di esperimenti per comprendere come gli esseri viventi (in particolare gli uomini) si adattino alla vita nello spazio(6), ovvero a condizioni di micro- o assenza di gravità, e come ci si può difendere dalle radiazioni cosmiche, che potrebbero indurre modifiche genetiche e malattie letali (argomento particolarmente utile da approfondire nell’ottica del ritorno sulla Luna o delle future missioni verso Marte).

Svolazzare a gravità zero

E torniamo, così, ai moscerini della frutta: questi insetti decisamente fastidiosi, condividono con noi una buona parte del loro patrimonio genetico. Come disse nel 2014 Sharmila Bhattacharya
About 77% of known human disease genes have a recognizable match in the genetic code of fruit flies, and 50% of fly protein sequences have mammalian analogues.
Se a questo aggiungiamo che la velocità di riproduzione dei moscerini della frutta (e dunque il succedersi delle generazioni) avviene a un ritmo sostenuto, questi insetti sono la soluzione ideale per studiare gli effetti delle radiazioni sul DNA.
A questo proposito, una delle domande che, ad esempio, è stata posta a Stefano Sandrelli, che giusto mercoledì 17 ha intrattenuto il pubblico in quel di Brera a Milano per la conferenza da cui ho preso in prestito il titolo e l’ispirazione per questo post, è cosa abbiamo imparato dai moscerini della frutta. Ovviamente Stefano, che è un astronomo (e si sa che gli astronomi non conoscono tutto!), non poteva rispondere lì su due piedi e si è limitato all’ovvia (o comunque tale dovrebbe essere) considerazione relativa ai lenti progressi della scienza, che solo quando sono maturi portano a una scoperta. D’altra parte, con un po’ di tempo per approfondire sulla questione, si potrebbe scoprire che gli studi sui moscerini della frutta spaziali si sono rivolti verso la comprensione della loro adattabilità a un ambiente non usuale(7). Un’altra possibilità è quella di utilizzare i moscerini per studi nel campo dell’immunologia, che ha portato alla conclusione che la gravità gioca un ruolo chiave nella risposta immunitaria degli esseri viventi(8).
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Un’interessante discussione nata nelle ore precedenti alla conferenza di Stefano Sandrelli, Homo sapiens nello spazio, è legata a quanto è stato importante il ruolo dei militari nelle ricerche spaziali. In effetti non è possibile rinnegare tale ruolo, ma è compito degli scienziati che si adattano alla situazione cercare di sviluppare non solo l’applicazione militare, ma anche ricadute civili e sulla stessa ricerca. Una situazione abbastanza sentita, anche se mai completamente risolta, come si legge da questa battuta di Reed Richards su The Incredible Hulk #365 del gennaio 1990 di Peter David e Jeff Purves
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Secondo alcuni storici le spese per costruire i 6000 razzi utilizzati dai tedeschi per uccidere, alla fine 5000 persone, furono essenziali nella sconfitta dei nazisti – via Stefano Sandrelli ↩
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via The Space Age Turns 50 – Ideas of Space Flight from the Early 20th Century ↩
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Vista la versione scannerizzata dell’albo indiano, da cui sono tratte le immagini dell’albo qui allegate ↩
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In effetti le rispettive agenzie spaziali avevano iniziato a collaborare nel luglio del 1975 con l’incontro in orbita delle missioni Apollo e Soyuz, che viene celebrato da Alessandro Perina con la copertina de I migliori anni Disney #46
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Un esempio di esperimenti che si sono svolti e si svolgono sulla stazione spaziale viene raccontato nell’articolo:
Brinckmann, E., & Schiller, P. (2002). Experiments with small animals in BIOLAB and EMCS on the international space station Advances in Space Research, 30 (4), 809-814 DOI: 10.1016/S0273-1177(02)00401-5 ↩ -
de Juan, E., Benguría, A., Villa, A., Leandro, L., Herranz, R., Duque, P., Horn, E., Medina, F., van Loon, J., & Marco, R. (2007). The “ageing” experiment in the spanish soyuz mission to the international space station Microgravity Science and Technology, 19 (5-6), 170-174 DOI: 10.1007/BF02919475 ↩
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Taylor, K., Kleinhesselink, K., George, M., Morgan, R., Smallwood, T., Hammonds, A., Fuller, P., Saelao, P., Alley, J., Gibbs, A., Hoshizaki, D., von Kalm, L., Fuller, C., Beckingham, K., & Kimbrell, D. (2014). Toll Mediated Infection Response Is Altered by Gravity and Spaceflight in Drosophila PLoS ONE, 9 (1) DOI: 10.1371/journal.pone.0086485 ↩
Bellissimo post al solito! 🙂