Per chi ha letto e amato l'immenso affresco dipinto da Isaac Asimov in quel caposaldo della letteratura moderna che è il “Ciclo della Fondazione“, leggere questo volume di Prado farà scattare un certo déjà vu, come ammesso dallo stesso autore nella postfazione. Ma l'analogia si ferma a una rappresentazione del futuro del mondo “a tappe”, seguendo il progredire e il declino dell'umanità attraverso dei salti nei secoli e nei millenni, e all'utilizzo di brani estratti da un testo storico, in questo caso un'enciclopedia il cui appellativo “delfica” sarà comprensibile appieno solamente a lettura ultimata (o dalla copertina…).
Dal primo secolo del 2000, fino al 10.000 e oltre, l'autore offre spicchi di storia che, presi singolarmente, rappresentano piccoli e grandi momenti della parabola umana (e di quella successiva alla nostra specie…), cambiamenti sociali, politici, evolutivi, invenzioni e scoperte dagli abissi siderali; all'inizio questi frammenti sono autonomi e isolati, ma andando avanti alcuni di questi seguono una progressione diretta, andando a formare un mosaico fantasioso, in puro stile “space opera“, del futuro dell'universo come noi lo conosciamo. Il tono e quello di una fantascienza classica, che oggi appare quasi di maniera, e che colloca facilmente quest'opera nei primi anni '90 (“Frammenti della enciclopedia delfica” viene pubblicato in Spagna nel 1983). Lo sviluppo del futuro previsto dall'immaginazione di Prado colpisce per l'inventiva, che comunque non apparirà sicuramente nuova a chi mastica un poco il genere, così come per certe ingenuità riscontrabili leggendolo con gli occhi più smaliziati di oggigiorno: nel futuro più remoto non si vede traccia di cellulari, di computer portatili, di energie alternative… Ma questi sono “peccati” peraltro comuni a molti altri grandi autori della fantascienza di ieri.
La narrazione è agile, fluida: i singoli brevi capitoli sono rapidi ma non affrettati, la carne al fuoco è tanta, e dalle pagine emerge il giudizio morale di Prado; un gusto tipico sudamericano, ma caratteristico anche della fantascienza fin dai tempi delle riviste “pulp” americane, per la critica sociale.
Se la lettura si presenta piacevole e non avida di spunti di riflessione, anche senza brillare per originalità, il grande valore aggiunto al volume sono i disegni di Miguelanxo Prado, qui al suo primo (e più esteso) libro. Ancor più se si valuta quindi che il suo tratto non era ancora nel pieno della maturità. La bellezza dei suoi disegni appare veramente degna di nota: plastici, dettagliati, arricchiti da un uso fascinoso della mezzatinta. Un peso particolare nelle opere di Prado hanno i volti, al limite della caricatura, le espressioni esasperate, come maschere teatrali; visi caratteristici, comunicativi, rabbiosi o increduli. Come nel disegno, anche nella scelta delle inquadrature, della costruzione della tavola, Prado manifesta padronanza, senso del ritmo, la capacità tipica dei buoni narratori di scegliere quale attimo di un'azione o di un dialogo rappresentare.
Questa è la seconda uscita della collana della 001 Edizioni dedicata alla ristampa sistematica dell'opera omnia del grande autore spagnolo, dopo l'altrettanto interessante “Stratos“; i due fumetti condividono lo stesso genere, che potremmo definire social-fantascientifico, anche se in “Frammenti della enciclopedia delfica” l'ottica è più ampia e abbraccia un arco di tempo immensamente più lungo. Da questi due volumi, emerge come l'interesse di Prado sia evidentemente centrato sul sottolineare le pieghe più inquietanti della nostra società consumistica e priva di prospettiva per il futuro, incapace di vedere oltre il domani le implicazioni del suo agire; l'autore domina le armi dell'iperbole, esasperando i peggiori comportamenti dell'umanità e portandoli alle estreme conseguenze, e dell'ironia, acida e molto sottile, ben lontana dal facile umorismo o dal suscitare risate immediate, ma ben presente attraverso le figure spesso patetiche e disadatte dei suoi personaggi.
Riferimenti:
001 Edizioni: www.001edizioni.com