Topolino alla guerra: i war insignia Disney

Topolino alla guerra: i war insignia Disney

16 Luglio 2012
Durante la Seconda Guerra ;ondiale, la Disney produsse non solo molto materiale propagandistico, ma anche una serie di emblemi per reparti militari, i cosiddetti war insignia. Annalisa Stancanelli ce ne propone un rapido excursus, primo di una serie di articoli sul ruolo della Disney nei conflitti mondiali.
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Mi sono imbattuta nella curiosa e avvincente tematica di Topolino e la guerra per la prima volta sfogliando il Politecnico di Vittorini numero 4 del 1945; scoperta veramente importante considerando che tale rivista era considerata lo specchio della politica culturale del PCI dopo la seconda guerra mondiale.

In questo articolo compare l’immagine di un “Supertopolino”, attribuito a Disney, ma che più verosimilmente è un disegno ispirato al Supermouse di Hubbard o un esempio di war insignia, emblemi di riconoscimento di reparti militari, di volontari o di appartenenti alla Croce Rossa.

 

I war insignia

 

I war insignia rientrano a tutti gli effetti nella produzione ufficiale disneyana e sono uno dei tanti prodotti oggetto di commessa governativa, fra i quali merita citare una serie di cortometraggi propagandistici (Armed Forces Shorts Theatrical Cartoon) a carattere vario, dall’addestramento all’intrattenimento 1.

Il primo war insignia ufficiale fu realizzato nel 1939 per il Fighting Seven Air Squadron, il secondo nel marzo 1940 per la First Unit Torpedo Bad Squadron, le indimenticabili “Mosquito Fleet” 2.
Durante la guerra, la richiesta di disegni si moltiplicò a dismisura, al punto che nel 1942 fu creata una divisione speciale di cinque disegnatori dedicata alla realizzazione di war insignia, richiesti anche da molti dei paesi alleati degli Stati Uniti: war insignia furono disegnati per i Free Pales della RAF britannica, la Royal Canadian e la Royal New Zealand Air Force.

Per Topolino vennero disegnati solo 35 war insignia, mentre i personaggi che riscossero maggior successo furono Pluto e, soprattutto, Paperino.
Mickey era probabilmente troppo “bravo ragazzo” e “bravo cittadino” per avere un’immagine bellicosa credibile. La sua immagine fu piuttosto usata per invitare gli americani ad arruolarsi, a guardarsi dalle spie, a dividere l’auto con altre persone durante il difficile periodo della guerra, a collaborare come volontari nell’Aicraft Warning Service, ad aiutare negli ospedali. Mickey Mouse fu scelto anche come operatore di segnali per l’atterraggio di aerei: un war insignium fu infatti realizzato per la First Polish Divisional Signal di Londra.

Molti war insignia celebrano personaggi minori del mondo Disney; fra gli animali più usati per i disegni trionfano gli uccelli, seguiti dai cani e dai pesci. E se vi è un war insignia anche con i Sette Nani ( RCAF Clareshohm, Canada), non poteva mancare quello con Biancaneve infermiera.
Pluto compare in ben 45 emblemi (successo maggiore anche di Pippo – Goofy) e fu anche il simbolo di uno squadrone di bombardamento, per il quale fu rappresentato infatti con la coda dritta a indicare la precisione del lancio.
Anche i cavalli si ritrovano fra i disegni Disney per la guerra e il simpatico Orazio divenne l’emblema del Quartier Generale della Cavalleria di Saco, in Messico, e degli Engineers di New York. L’elefantino Dumbo fu utilizzato per ben 20 volte.

Il personaggio di maggior successo fu di gran lunga Paperino – Donald Duck, anzi Commando Duck, come fu ribattezzato in guerra e come si vede in un celebre cartoon della propaganda americana, scelto complessivamente da 216 reparti o battaglioni. Il successo di Donald Duck tra i war insignia era la testimonianza della crescente importanza del personaggio, che stava pian piano scalzando Topolino dall’amore dei lettori. Paperino-Donald fu ad esempio richiesto dal 449-esimo Squadrone dell’Aviazione Americana e dal 23-esimo Gruppo AAF; prestò poi il suo becco alla Polizia Municipale, ai Volontari, all’Air Force, alle Forze Navali, al Signal Service. Assai più originale fu il Bombardament Squadron Army Air Base del New England, che scelse a proprio emblema un nemico di Topolino, Pietro Gambadilegno, protagonista di alcune delle avventure più interessanti di Mickey Mouse scritte durante il conflitto (non sempre dalla parte giusta).

In chiusura, è interessante segnalare che Mickey Mouse ebbe l’ambiguo onore di essere scelto anche come emblema di uno squadrone della Luftwaffe durante la guerra civile spagnola e fu ancora presente su aerei tedeschi nel corso del secondo conflitto mondiale, come documentato per un velivolo precipitato in Sicilia durante la Seconda Guerra Mondiale 3.

 

  1. Lo scoppio della seconda guerra mondiale e l’occupazione nazista dei paesi dell’Europa del Nord e della Francia avevano fatto precipitare i guadagni della Disney in Europa che si erano ridotti del quaranta per cento e che costrinsero Disney a pesanti tagli del personale. Le commesse militari dettero un po’ di respiro all’azienda. 

  2. Il primo disegno realizzato a scopi di riconoscimento militare fu opera di Walter Lantz ed era destinato al Navy’ Observator Squadron, si trattava di Oswald the Rabbit, conosciuto in Italia come Osvaldo il coniglio fortunato. Oswald era stato il primo personaggio di Walt Disney immaginato e progettato dallo stesso Disney, ma perduto nel 1928 per un cavillo contrattuale a favore di Charles Mintz, che aveva preso le redini della società per la quale Disney lavorava dal 1924, di proprietà della moglie Margareth Winkler. 

  3. Cfr.: Disney dons dogtas. The best of Disney Military Insignia from World War II, W.Rawls. 

Annalisa Stancanelli

Annalisa Stancanelli

(Collaboratore esterno) Bolzanina di nascita, vive a Siracusa dal 1986. Insegna letteratura italiana e latina al Liceo Quintiliano di Siracusa.
Laureata con il massimo dei voti nel 1996 nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania con una tesi di esegesi dantesca “La Beatrice svelata di Francesco Paolo Perez”.
Ha conseguito una seconda laurea in Storia Contemporanea nel 2011 con 110/ 110 e lode presso la Facoltà di Scienze Politiche con la tesi “Francesco Paolo Perez (1812-1892) . Per una biografia politica”.
Dal 2004 collabora con la redazione siracusana de LA SICILIA, centinaia gli articoli pubblicati, molti presenti sul web.
Dal 2005 collabora con la redazione CULTURA E SPETTACOLI de LA  SICILIA, con recensioni e interviste a importanti studiosi e recensioni di mostre di livello nazionale e internazionale.
Nel 2005 vince il Concorso nazionale di Drammaturgia Teatrale in Sicilia- IL PALADINO.
Nel 2006 vince la Borsa di studio del Centro Internazionale di Studi sul Barocco.
Dal 2006 ha pubblicato diversi speciali e approfondimenti sull’opera di Elio Vittorini (Elio Vittorini e il cinema, Vittorini e la pittura, Vittorini e Caravaggio…solo per citarne alcuni).
Centinaia le pubblicazioni a stampa e sul web di lettere, arti, cultura, archeologia, cinema , teatro e recentemente fumetto. Ha intervistato negli anni studiosi e scrittori di fama nazionale e internazionale, recensito decine di libri di svariati argomenti. E’ stata caporedattore della rivista Inout (www.rivistainout.it).
Il primo libro, "Vittorini e i balloons. Vittorini e i fumetti del Politecnico" (Bonnano editore) è stato molto apprezzato sia dalla critica letteraria sia dagli esperti di fumetti per la novità della tematica; recensioni sono state pubblicate su Tuttolibri, Repubblica, Il Secolo XIX, Satisfiction, La Sicilia, La Gazzetta del Sud, e sul web , flashfumetto, girodivite...
Il libro ha vinto la sezione Saggistica del Premio Nazionale Portopalo più a sud di Tunisi 2009 ed è esposto all’Italian American Museum di New York a Little Italy come esempio di saggistica italiana contemporanea che lega Italia e USA.
Dal 2009 scrive per SICILIA IN VIAGGIO, Mensile culturale- turistico abbinato a LA SICILIA
Ha pubblicato nel 2011 il romanzo “Archimede e il mistero del planetario” (Melinonerella edizioni) con cui sta partecipando al Premio Scerbanenco e al Premio Vittorini Sezione Opera prima.
E’  in cerca di un editore per il suo saggio “Alla scoperta di Stefano Pirandello. Padri e figli nella tragedia Icaro” e per il progetto editoriale su “Vittorini e l’immagine”.

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