
La storia, anche se non precisamente contestualizzata, sembra ambientata nei “selvaggi” Anni ʼ30 della grande depressione americana e soprattutto in quei porti umidi e nebbiosi che ospitavano piccole bettole nelle quali trovavano rifugio paria, marinai e malviventi, che una certa cinematografia di genere ha fissato nell’immaginario collettivo.
Protagonista del volume è non a caso Rocky il Rosso, inesperto e rissoso marinaio a bordo della “Wendy”, nave comandata dal “Capitano” e condivisa con i fidi Bill, Mac e Sig. Kominsky. La storia vede la ciurma mettersi alla ricerca di una misteriosa isola del tesoro (che ricorda tanto l’Isola del Teschio di King Kong, altro simbolo di culto della filmografia Anni ʼ30), che, purtroppo per loro, si rivelerà una trappola mortale.
Non ci sono sottotrame, non ci sono colpi di scena improvvisi e nemmeno un accenno di approfondimento psicologico dei personaggi. L’autore si concentra sull’avventura e sul suo progredire semplice e diretto. Spugna spoglia il genere avventuroso di tutti gli orpelli inutili e accessori per raccontarci una storia di amicizia e condivisione, orrore e violenza, inesperienza e passaggi dolorosi. Una scelta precisa e voluta che dona a quest’opera un fascino di altri tempi, di letture passate, antiche, quelle letture dove, a differenza di oggi, la semplicità era sinonimo di qualità. 
Tommaso di Spigna è un autore giovane e di esperienza forzatamente limitata, ma dotato di quella scintilla creativa che contraddistingue i grandi artisti. Risulta sorprendente come riesca a sviluppare il racconto concentrandosi su un esiguo numero di elementi, costruendo un impianto narrativo che porta il messaggio del libro e quello che l’autore stesso vuole raccontare in maniera cristallina.
Addentrandosi nella lettura si subisce una sorta di fascinazione che costringe a scrutare le pagine per esaminarne e ammirarne i particolari. Ed è proprio in questo caso che forse si riesce a intravedere il vero significato dell’opera: il viaggio verso l’ignoto, la violenza come parte della vita e rito di passaggio, la caparbietà del protagonista di lanciarsi in un’avventura più grande per maturare, progredire, migliorare. Un passaggio che sembra non poter avvenire se non attraverso il dolore fisico, un martirio che nelle cicatrici riversa le nostre esperienze, i nostri ricordi e la nostra formazione. 
Se Spugna si dimostra bravo e intelligente nel racconto, è nella parte grafica che riesce a dare il meglio di sé. Dotato di uno stile di disegno preciso e raffinato, Di Spigna costruisce tavole in bianco e nero di grande impatto visivo che ospitano un autentico freak show di personaggi grotteschi e spaventosi la cui costruzione ricorda il genovese Enrico Macchiavello.
Il suo Rocky non è altro che una libera interpretazione di Popeye/Braccio di Ferro, personaggio nato dalla fantasia di Elzie Crisler Segar, uno dei suoi autori preferiti, così come tutta la sua avventura è una grande rielaborazione degli stilemi Segariani. E forse è proprio il personaggio di Braccio di Ferro che riassume meglio il modo di raccontare e la filosofia di Rocky/Spugna che, per dare un valore alla sua irruenza e al suo risolvere i problemi a cazzoti, diceva:
Io sono quel che sono e questo è tutto quel che sono.
Rimangono da fare i complimenti alla Grrrz Comic Art di Silvana Ghersetti e Andrea Benei (cui aggiungiamo il cagnolino Watson, parte integrante della redazione), per la cura nella confezione del libro e per la fiducia incondizionata che continua a dimostrare in questi giovani talenti, sostenendoli nei loro progetti. Storpiando il titolo direi quindi “una bella storia”.
Abbiamo parlato di:
Una brutta storia
Tommaso “Spugna” Di Spigna
Grrrz Comic Art Book, 2014
112 pagine, rilegato, bianco e nero – 18,00€
ISBN: 9788896250266
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