Zagor Color #21: body horror in salsa vudu

Zagor Color #21: body horror in salsa vudu

Fantelli e Di Vitto raccontano il seguito di un’avventura di Zagor a New Orleans iniziata nel Color #17 del 2023.

Senza soluzione di continuità narrativa e temporale, Stefano Fantelli fa partire l’avventura zagoriana contenuta nello Zagor Color estivo del 2025, esattamente il giorno seguente alla fine della storia che aveva sceneggiato nel 2023 e che era contenuta nel diciassettesimo numero della collana.
Com’è prassi per i Color dello Spirito con la scure, La sacerdotessa del male ha come co-protagonista un personaggio pescato dalla folta galleria di comprimarie e comprimari dell’universo zagoriano. Se ne Il signore dei cimiteri Fantelli aveva riportato in scena il nolittiano “Guedè” Danseur, stregone cialtrone, stavolta gli onori toccano a Denise Lafitte, figlia del celebre corsaro Jean: figura storica realmente esistita, questa piratessa ha fatto il suo debutto in un’avventura di Zagor del 2000.

Fantelli conferma parte del cast di personaggi della storia del 2023, a iniziare dalla figlia di Alan Cummings, il possidente terriero villain di quell’avventura. Lo sceneggiatore spinge ancora di più sul lato orrorifico della sceneggiatura e, dopo l’invasione di schiavi-zombie del 2023, pone Zagor e Cico davanti a una minaccia ancor più terrificante: un parassita di origine vegetale le cui spore si trasmettono rapidamente per via aerea o tramite contatto con il sangue, trasformando rapidamente gli esseri umani in deformi mostruosità prive di volontà.
Resta dunque il tema dei non morti, ma stavolta Fantelli lo declina prendendo spunto da dei funghi parassiti della famiglia Cordyceps, che realmente in natura infestano e assumono il controllo di alcune specie di insetti come le formiche, trasformandole biologicamente e condannandole a una morte prematura.
Ovvio che l’evidente rimando sia di natura videoludica (a sua volta successivamente declinata in forma televisiva) e più precisamente a The last of us. Uno spunto del resto non originale in ambito fumettistico, che già lo sceneggiatore Al Ewing avevo usato per creare il criminale cosmico del Marvel Universe Cordyceps Jones, divenuto poi uno dei nemici degli X-Men durante la gestione della testata mutante di Gerry Duggan durante l’era krakoana.

In ogni caso, l’uso che fa dell’espediente Fantelli è molto efficace e il body horror a cui dà forma il disegnatore Stefano Di Vitto è tanto spaventoso quanto ripugnante, legandosi perfettamente al ritmo accelerato della sceneggiatura, tipico del genere, che costringe Zagor e la sua compagnia in una discesa sempre più profonda e terribile nell’incubo, in cui la possibilità di salvezza viene ripetutamente allontanata da un susseguirsi di eventi che non sembrano lasciare scampo ai personaggi.
Ovviamente la conclusione non può che essere positiva, ma la risoluzione dell’intreccio è comunque coerente e perfettamente logica nello sviluppo narrativo.
Lo stesso dicasi per la sacerdotessa che dà il titolo all’albo, Océane, figlia dello stregone Sucre De Mort, che era stato l’antagonista di Zagor nel Color #17. È proprio lei il motivo per cui lo stregone vudu si era alleato con uno schiavista razzista come Cummings e questa rivelazione lega ancora di più in modo logico e consequenziale le due storie, gettando una luce ancora più amara tanto sulla prima avventura quanto sulla presente. Il fatto poi che la ragazza venga mostrata completamente trasfigurata in una sorta di mostruosità vegetale che non ha quasi più fattezze o sentimenti umani amplifica ancora di più l’atmosfera angosciosa che pervade la storia dall’inizio alla fine.

L’unico passaggio meno riuscito e che mette a dura prova la sospensione dell’incredulità dei lettori è l’espediente con il quale Zagor salva Cico da morte certa. L’angoscia e la disperazione dell’eroe per il suo amico, che Fantelli e Di Vitto riescono a montare vignetta dopo vignetta fino a un riquadro completamente nero con la sola scritta “Bang!” a chiusura della pagina 99 dopo che Zagor ha estratto la pistola contro Cico, si smontano troppo velocemente nella pagina successiva, alla luce della spiegazione della soluzione trovata dallo Spirito con la scure per salvare il suo sodale.

Di Vitto illustra tutta l’avventura con uno stile classico, perfettamente calato nel canone zagoriano, tanto da un punto di vista compositivo – senza nessuna deroga dalla tipica griglia a tre strisce – quanto nella resa dei personaggi, con uno Zagor e un Cico perfettamente tradizionali e riconoscibili nelle loro fattezze.
Come già scritto, il body horror grafico pensato dal disegnatore è uno degli elementi di valore dell’albo (peccato, in tal senso, che non abbiano fatto osare di più ad Alessandro Piccinelli nella copertina): gli zombie vegetali e lo splatter messo su pagina quando i loro corpi esplodono sono visivamente d’impatto e l’effetto sul lettore è tanto efficace quanto ripugnante. Dove invece è presente qualche pecca è nella recitazione dei personaggi nelle sequenze degli scontri, poco dinamici e cinematici, con movimenti che appaiono troppo rigidi e legnosi.

La sacerdotessa del male si rivela quindi un’altra prova positiva di Fantelli, uno dei “nuovi” sceneggiatori che si sta facendo sempre più spazio su Zagor. E se ne Il signore dei cimiteri l’autore aveva trovato spazio anche per una critica sulla schiavitù e la barbarie umane, qui accenna a una riflessione sulle colpe dei padri che ricadono sui figli. Ma, soprattutto, crea un corpus unico di due avventure ben amalgamate l’una con l’altra, lasciando così la possibilità futura di essere presentate in un unico, corposo volume da libreria.

Abbiamo parlato di:
Zagor Color #21 – La sacerdotessa del male
Stefano Fantelli, Stefano Di Vitto, GFB Comics (colori)
Sergio Bonelli Editore, agosto 2025
128 pagine, brossurato, colori – 9,90 €
ISSN: 977228271900050021

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