Netsuke: Wolverine e la visione pittorica di George Pratt

Netsuke: Wolverine e la visione pittorica di George Pratt

In "Wolverine - Netsuke" gli affascinanti dipinti di George Pratt nascondono i difetti di una storia dal grande fascino, ma debole nella chiusura.

wolverine__netsuke_copertinaCi sono autori capaci di ritagliarsi negli occhi del lettore uno spazio su misura, autori dal disegno talmente potente e affascinante da travalicare, sostituirsi o mettere in secondo piano la storia, capaci di disegni che, più che accompagnare, rischiano di sovrastare la trama.

George Pratt, autore di questo albo dedicato a Wolverine, rientra certamente in questa categoria: i suoi disegni sono affreschi, quadri chiusi tra le vignette della pagina, pennellate potenti ed evocative, in cui il colore sostituisce spesso la linea, riuscendo al tempo stesso a mantenere una pulizia nel tratto ed una comprensibilità delle tavole merito certo di un lungo studio. Se di molti autori dallo stile pittorico si può affermare che essi non siano veramente fumettisti, in quanto incapaci, nonostante la bravura nel disegno puro, di raccontare e comunicare per immagini, Pratt riesce ad essere sempre chiaro (ad esclusione di un paio di inciampi) e ad unire a delle splendide illustrazioni un buona capacità nel raccontare.
Alcune delle sue tavole sono veri e propri quadri: in particolare voglio segnalare la doppia tavola che ha come soggetto dei cavalli al galoppo, con lo sfondo di un cielo azzurro, piena di dinamismo e forza espressiva, nel primo episodio.

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Per quanto riguarda la trama, e soprattutto la sceneggiatura, ci sono pero’ alcuni punto dolenti. Di certo gran parte della riuscita dell’albo si deve all’utilizzo di uno dei personaggi più intriganti (e infatti sfruttato), non solo degli X-Men, ma dell’universo Marvel tutto. Lo spessore di Wolverine e della sua storia, tra rivelazioni e misteri, offre moltissimo spunti ed è certo una buona base di partenza per una miniserie nonché buon viatico per il successo di vendite.

Netsuke vede il mutante dagli artigli di adamantio tornare in Giappone a rendere omaggio al proprio amore di sempre Mariko, come ogni anno nell’anniversario della sua morte. Ad attenderlo però trova una strana presenza a tendergli agguato, una strega delle nevi, e dei netsuke (sculture in miniatura tipiche del giappone) lasciati forse dalla stessa Mariko come aiuto. Questi hanno il potere di far vivere a Wolverine un’altra vita nei panni di un giovane guerriero del Giappone medievale, nella quale riabbracciare come in un crudele miraggio la sua amata, pur se inconsapevole di chi egli sia veramente. Il mutante canadese si trova così ad affrontare al contempo dure prove nel passato immaginario e nel presente reale.

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Per i primi tre quarti dell’albo tutto si regge bene con punte di lirismo e poesia, testimonianze della passione dell’autore per l’ambientazione; senza brillare per originalità risulta comunque una piacevole lettura. L’ultimo episodio però, quello che dovrebbe chiudere tutti i fili aperti e portare a compimento il percorso interiore di Wolverine, si rivela affrettato e poco chiaro e quello che vorrebbe essere un quadro della personalità sfaccettata del protagonista si consuma in una sceneggiatura poco comprensibile.

Rimane solamente l’ultima pagina a cercare di riportare tutto ad un senso, comunque troppo scontato, altrimenti mal posto. Certo è che alla fine i disegni di George Pratt continuano a bucare lo sguardo e a farsi perdonare molte lacune.

Abbiamo parlato di:
Wolverine – Netsuke
George Pratt
Panini Comics, 2012
136 pagine, brossurato, colori – 6,00€

 

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