“Zoe Thogorod è un ammasso di cellule che può vagamente definirsi un essere umano. È conosciuta per aver creato Gli ultimi giorni di luce di Billie Scott e per aver mangiato una pizza presa da un cassonetto una sola volta”
Questo è il biglietto da visita con cui si presenta Zoe Thorogood, giovane artista venticinquenne autrice della graphic novel Gli ultimi giorni di luce di Billie Scott e della miniserie Rain per Image Comics, protagonista e autrice di Tutta sola al centro della terra, volume autobiografico pubblicato per il mercato italiano nel 2024 da Bao Publishing.
E non poteva scegliere nessuna descrizione migliore per aprire una storia che racconta, attraverso il fumetto, i sei mesi successivi all’uscita del primo libro di Zoe, in cui fasi di grande euforia e forte depressione, con la quale convive da anni, si alternano in maniera drammatica e in alcuni casi comicamente grottesca.
Un storia che si inserisce nel solco del romanzo autobiografico molto in voga in questi anni, ma che al tempo stesso sceglie una via diversa, in cui il racconto di sé stessi non è né terapia, né voglia di fare del singolare qualcosa di universale, ma semplicemente il bisogno (“egoista”, come ammette la stessa autrice) di gettarsi nel fumetto per capirsi e per portare all’estremo un mezzo, al tempo stesso, artistico e di comunicazione. Nel fare questo, Thorogood si misura con tutti i sentimenti che ruotano attorno alla sua depressione: l’ansia sociale e professionale, i pensieri suicidi, il vuoto interiore, la sindrome dell’impostore, la solitudine.
Queste emozioni non possono essere raccontate in maniera lineare ed ecco quindi che la narrazione si fa frammentata, si ferma e ricomincia dall’inizio, per trovare nuove strade, per ritrovarsi all’interno di un labirinto fatto di sensazioni, ricordi dolorosi, modi per andare avanti, senza offrire facili vie di uscita.
Questa mutevolezza narrativa, al tempo stesso giocosa e drammatica, si rispecchia in una mutevolezza di stili che dimostrano la poliedricità e il grande talento di Thorogood, che qui segna una grande evoluzione rispetto alla sua opera di esordio: le vignette alternano bianco e nero a colori netti e vivaci che hanno funzione narrativa essenziale, sottolineando cambi di tono e emozioni diverse; le inquadrature si moltiplicano e si suddividono, splash pages silenziose sono sostituite da testi reiterati, da commenti a latere dei balloon; ogni pagina nasconde una nuova invenzione, un nuovo modo per rappresentare i propri pensieri e le interazioni con gli altri, in una foga incessante che cerca di fissare emozioni su carta. Il fumetto si fonde con le fotografie, si fa interprete di appunti, ricordi d’infanzia, annotazioni dei diari, tutti che confluiscono in un’opera che funziona da specchio ancor prima che da racconto.
La protagonista stessa si rappresenta in maniera sempre diversa, perché in lei ci sono più personalità che discutono, che si interrogano su quale strada sia la migliore per proteggerla: Zoe è ora una bambina, ora un personaggio amorfo e incolore in continuo cambiamento, ora è un’immagine fedele di se stessa, ora è una maschera. In tanti momenti, alle sue spalle, aleggia una forma nera, allungata, mostruosa, silenziosa, che sembra uscita da un film di Hayao Miyazaki.
Anche gli altri personaggi hanno forme non perfettamente umane: i genitori con volti informi, a rappresentare le difficoltà di una relazione con loro; il potenziale interesse amoroso dal volto di gatto, così tanto simile alla protagonista da non poter rappresentare una salvezza per lei; la migliore amica, dal volto di uccello, sempre positiva e piena di energia. Ognuno di loro viene definito in relazione a Zoe, che in questo modo analizza i rapporti umani e come le sindromi depressive possano abbattersi su questi, plasmare, rischiare di distruggerli. Così come distruttive possono essere le aspettative degli altri, di un mondo come quello del fumetto in cui tutto appare aleatorio e immaginario.
Dopo aver attraversato questi sei mesi di vita di Zoe la protagonista, che è anche autrice, arrivando al finale aperto e volutamente non salvifico (perchè la vita vera difficilmente offre finali semplici) ci si potrebbe sentire estenuati e affaticati, ma anche grati per quanto è stato condiviso e per come lo è stato fatto: Tutta sola al centro della terra non è un manuale di auto-aiuto, non è una storia universale che ci lascia con uno di quegli slogan positivi tanto odiati da Thorogood, ma una testimonianza schietta, genuina e senza filtri che sembra voler dire, alla fine, che se almeno si riesce a condividere qualcosa di sé, non si è mai soli al mondo.
Abbiamo parlato di:
Tutta sola al centro della Terra
Zoe Thogorood
Traduzione di Caterina Marietti
Bao Publishing, 2024
190 pagine, cartonato, colore – 22,00 €
ISBN: 9788832739886