La teoria di SantaFede – Un’allegra intervista a Federica Del Proposto

La teoria di SantaFede – Un’allegra intervista a Federica Del Proposto

Federica Del Proposto, fumettista autodidatta, grazie al suo blog "fumettisottovuoto" e alle sue strisce autobiografiche, in breve tempo, si e' imposta all'attenzione di professionisti del settore e del pubblico di internet. Il suo approccio al fumetto e' divertito e spensierato.

Federica Del PropostoFederica Del Proposto, fumettista autodidatta, grazie al suo blog “fumettisottovuoto” e alle sue strisce autobiografiche, in breve tempo, si è imposta all’attenzione di professionisti del settore e del pubblico di internet. Il suo approccio al fumetto è divertito, spensierato, e questa allegria si trasmette nelle sue microstorie dotate di un umorismo frizzante e originale: vengono raccontati, con ironia e leggerezza, piccoli episodi di vita quotidiana (gaffes, problemi di cuore, dubbi esistenziali…). Consapevole delle proprie capacità e serena riguardo ai propri obiettivi, Federica è una delle poche fumettiste donne in circolazione da tenere sicuramente sott’occhio…

Ciao Federica, benvenuta su LoSpazioBianco. Vorrei iniziare subito con una domanda che riguarda la recente edizione di Lucca Comics: sei stata chiamata, insieme ad Alessandra Criseo e a Giulia Sagramola, da Matteo Stefanelli per partecipare al Comics Talks “ALICE NEL PAESE DEI BLOG. Le giovani autrici disegnano in Rete: sketchblog, diari, strips & il mondo dei blog”. Raccontaci come ti sei trovata visto che era la tua prima esperienza del genere. In sintesi cosa è emerso dalla discussione?
Ciao Marta, grazie dell’invito.
L’edizione 2007 del Lucca Comics è stata un po’ come una prova generale del ballo delle debuttanti! Incredibile. Sia per me che per altri amici. C’erano parecchi giovani autori alla loro prima esperienza seria. Chi col primo libro, chi con la prima raccolta, chi, come me, alla prima chiacchierata ufficiale. Fortuna che Stefanelli, Interdonato e la Barbato non si formalizzano! Si è discusso delle nostre blog-esperienze personali: della mia, di quella di Giulia e di quella di Alessandra. Di cosa il blog ha significato per ciascuna di noi, quali sono le nostre aspettative e delle differenze tra quello che è solitamente il percorso tradizionale, per un giovane esordiente, rispetto alla strada alternativa di internet. Internet è una grossa opportunità per i giovani autori. Se non avessi aperto il blog, forse non starei qui a rispondere alle tue domande, o forse sarebbe accaduto ugualmente, ma tra molto più tempo, chissà.

Dunque possiamo affermare che è proprio il blog che ti ha fatto conoscere a un pubblico più vasto: che rapporto hai con i tuoi lettori?
Come dicevo prima, grazie al blog più che altro credo di aver velocizzato i tempi. Quando ho iniziato a disegnare i “fumettisottovuoto” non avevo alcuna esperienza, anche per questo ho deciso di metterli in rete… per vedere come avrebbero reagito le persone e per obbligarmi a fare pratica. Nel tempo sono migliorata, molti hanno deciso spontaneamente di “pubblicizzarmi”… Non credo ci siano mezzi di diffusione più veloci di internet, al momento.
Considero i miei lettori come i testimoni della mia crescita. Con loro interagisco e dialogo… quasi “li conosco”. Se per qualche motivo manco al mio appuntamento settimanale, protestano e mi sento molto in colpa!

Fai risalire il tuo esordio nel mondo del fumetto al 2005 quando hai disegnato Margit, la tua prima striscia breve. Di cosa parlava quella storia? Ritornando ai quei momenti puoi dirci quali erano le tue sensazioni, le tue aspettative? Sapevi in cosa ti stavi cacciando (ironico)?
Margit era una striscia semi-comica che parlava delle vicende di una ragazza difficile, del suo rapporto di amicizia con la giovane Coco, e del suo flemmatico gatto! Il personaggio principale era ispirato ad una mia cara amica e Coco in pratica, ero io. Una decina d’anni fa io e lei avevamo una trasmissione radio, si chiamava “Ape Regina”, mettevamo gruppi punk femminili e trattavamo argomenti femministi. I primissimi disegni di Margit risalgono proprio a quel periodo, ma non era il momento giusto per lavorarci sopra. Li misi in un cassetto e lì sono rimasti, per circa 7 anni. Un paio di anni fa mi sono rivenuti in testa all’improvviso. Lì è nata veramente la mia passione per i fumetti. In due settimane ho disegnato le prime strisce, le ho fotocopiate e ho partecipato al “Crack!”, festival di fumetto indipendente a Roma. Non avevo nessuna aspettativa, non conoscevo nulla del mondo dei comics, volevo solo condividere con gli altri quel fumetto. Pensavo che fosse il fumetto più bello del mondo.

Quali sono i tuoi autori/autrici preferiti?
Mi piacciono soprattutto autrici donne, vignettisti/e e autori/autrici spagnoli e francesi…
Per farti qualche nome: Maitena, Mauro Entrialgo, Schulz, Quino, Rutu Modan, la Bretécher, la Satrapi, Fermìn Solis, Dupuy-Berberian… ma anche Anna Marchesini e Luciana Littizzetto… bravissime autrici italiane, anche se lavorano in altri ambienti.

Che formazione scolastica hai avuto? Hai fatto degli studi di tipo artistico?
Studi di tipo artistico no, ma a scuola ho sempre disegnato bene e più degli altri. Alle elementari ricopiavo identiche le copertine di Topolino e giocavo con giochi di carta disegnati da me. Bambole di carta con vestiti di carta, radio di carta con cassette di carta… persino finte riviste di vera carta! Le disegnavo e le rivendevo a mia sorella, poi lei disegnava le sue e mi toccava comprargliele! Alle medie mi accusavano di ricalcare i disegni e girava la voce che avevo un certo zio pittore che mi aiutava. Al Liceo facevo i disegni degli altri e falsificavo le firme di tutti i genitori… in cambio chiedevo le sigarette! Poi le classiche caricature e strisce sui professori, sui bidelli, sui miei compagni di classe… Ho diari pieni di queste cose.
Ho fatto il Liceo Scientifico. Il Louis Pasteur, periferia di Roma Nord. Una volta presi 5 in ornato perché avevo fatto solo metà disegno. La nostra insegnante, la professoressa Rita Bruno, mi disse: “Federica, complimenti. Un disegno da dieci. Disegnato per metà vale appunto 5” ! Dopo il Liceo presi anche in considerazione l’idea di frequentare l’Accademia, ma poi ho preferito fare Architettura. Non ho mai sentito il bisogno di frequentare una scuola specifica, in effetti.

Sei dunque una fumettista autodidatta: quali difficoltà comporta esserlo? Hai ricevuto il supporto e i consigli da parte di qualche professionista?
Difficoltà nessuna, è solo un percorso diverso.
Consigli più che altro “di comportamento” e di letture, dato che non conoscevo affatto l’ambiente… sul disegno o più in generale sulla tecnica, pochi.
Supporto, invece, veramente molto. Ringrazio i professionisti che continuano a seguirmi, spero di non deludere le loro aspettative. Io sono abbastanza serena, per ora!

In Italia ci sono poche fumettiste donne: anche se è da poco tempo che sei nell’ambiente fumettistico ti sarai fatta un’idea del perché. Tu e le tue colleghe affrontate mai questo argomento?
Le fumettiste italiane sono talmente poche che non c’é neanche modo di affrontarlo, l’argomento! Quelle che ci sono stanno sparse per l’Italia, dovresti prima andartele a pescare! A parte gli scherzi… non è una prerogativa del mondo del fumetto, anche se qui la percentuale è davvero bassa. Dipende da molti fattori. Parlando di fumetti, può dipendere dal fatto che per tradizione il fumetto italiano è quello disegnato da uomini per un certo tipo di lettori uomini. C’é poi il fatto che le donne italiane preferiscono fare altro piuttosto che fare fumetti… Non so, siamo una rarità al quadrato. Questo per noi potrà rivelarsi positivo, ma anche negativo. Non avendo metri di giudizio in patria, dovremo essere più autocritiche dei colleghi maschi per non rischiare di fare schifezze per il solo fatto che “tanto non ce ne sono altre!”. Comunque, non credo ci sia pericolo, gli editori guardano altre cose, a prescindere che a disegnarle sia un uomo o una donna. L’ambiente fumettistico non è sessista per fortuna, è solo poco abituato.

Quello del femminismo è una tema che ti sta a cuore. Secondo te, oggi, si può ancora parlare di un movimento femminista? Ti darebbe fastidio essere etichettata come “fumettista femminista”? Soprattutto ritieni di esserlo?
Le etichette non sono mai sane. Si sottolinea un solo aspetto della persona, quando in realtà ognuno di noi è un insieme di casini!
Il femminismo è una parte di me, quindi anche dei miei fumetti, ma non è l’unica. Ho frequentato l’ambiente femminista per parecchio tempo, poi me ne sono allontanata. Ogni tanto partecipo alle iniziative, ma non ne faccio la mia unica filosofia di vita. Forse sono poco seria per essere appieno una femminista… diciamo che sono un prodotto fallato del femminismo contemporaneo! Il vecchio movimento femminista, come tutte le cose vecchie, ormai è superato. Comunque, c’é ancora bisogno di donne che parlino ad altre donne per farle svegliare dal sonno. Nel mentre, io staro’ disegnando qualche fumetto, pero’ posso sempre porgere l’orecchio per tenermi informata.

Disegni storie autobiografiche: nel momento in cui racconti anche fatti intimi ti capita di pensare alla reazione di chi ti sta accanto? In qualche modo applichi su te stessa una sorta di autocensura o non ti poni assolutamente il problema e anzi il fatto di raccontarli in chiave ironica aumenta la tua libertà d’espressione?
La seconda che hai detto!!! Mentre disegno le mie storie, rido da sola come una cretina. Più rido, meglio mi vengono. L’unica reazione che davvero mi preoccupa credo sia quella di mia madre! Tra non molto mi rinnegherà, lo so.

Hai all’attivo molti progetti: collaborazioni con periodici femminili e magazines elettronici (Subtext Magazine, Pizzalossa, Pool Magazine, Il Paese delle donne …). Come nascono queste collaborazioni? Che tipo di illustrazioni ti richiedono?
Alcune di queste collaborazioni sono nate per puro caso. Hanno visto i miei lavori in rete e mi hanno contattata… altre me le sono proprio cercate perché mi piaceva il progetto di base. Di solito sono illustrazioni a corredo di qualche articolo, per lo più in bianco e nero. Quando capita accetto volentieri perché solitamente disegno a colori… così posso riprendere il b/n.

A proposito di collaborazioni, entriamo più nel dettaglio: raccontaci dell’esperienza della campagna pubblicitaria per la Diadora. Come ti trovi a lavorare per la pubblicità?
Lavorare per la pubblicità è un’esperienza importante, impari molto. Noi (io e gli altri tre giovani autori chiamati a collaborare) avevamo due opzioni: presentare due disegni vecchi e aggiungere il prodotto, oppure disegnare ex-novo. Io ho scelto di disegnare ex-novo per vedere se riuscivo a pubblicizzare un prodotto senza tradire le mie storie… l’ho presa come una sfida. Molto bello, davvero.

Hai partecipato a diverse mostre collettive come le due edizioni di Crack! e Grid Gallery. Ti è piaciuta l’esperienza virtuale su Second Life? Pensi di ripeterla in futuro?
Se Fosco e Mariabruna (socks-studio), i gestori della GridGallery, mi richiamano io vado! Anzi, volo. In Second Life puoi far volare il tuo avatar… quasi un sogno che s’avvera! Solo vederli preparare la mostra è stato costruttivo. Tutto virtuale. Tutto poteva cambiare nell’arco di poche ore. Il giorno dell’inaugurazione della mostra siamo andati a comprare i vestiti da cerimonia. Virtuali pure quelli!! L’aspetto più interessante è stato l’interazione. Puoi guardare l’opera e nel contempo essere collegato ad altre pagine internet dell’autore… un’anteprima dei reali spazi che avremo in futuro. Neanche molto lontano, secondo me.

Nel 2006, hai partecipato a diversi concorsi grafici (Talent Award – Triennale di Milano, Fullcomics, Quanto Project …). Ti è servito parteciparvi? è un’esperienza che consiglieresti ai fumettisti emergenti?
Lo consiglio, certo. Partecipare ai concorsi ti obbliga a “progettare” un fumetto e a rispettare una data di consegna. Se c’é il tema mette alla prova anche le tue capacità di adattamento, in un certo senso.

Hai definito L’Autodidatta (storia con cui nel 2006 hai partecipato al Fumetto International Talent Award – Triennale di Milano) come un “primo tentativo di raccontare quasi seriamente” aggiungendo poi di non sapere se questa è una forma narrativa che ti si addice: da allora hai cambiato parere?
La cosa che mi viene più spontanea, al momento, è raccontare argomenti seri in chiave ironica.
A volte, come nel caso de “L’Autodidatta”, oppure di “a.l.c.o.l.i.c.a.”, ho raccontato argomenti seri in chiave seria. Le volte che l’ho fatto è stato perché quelle cose nascevano proprio così nella mia testa, ma mi capita molto raramente. Sono dei buoni lavori, secondo me, solo più rari. È che lavoro d’istinto, e il mio istinto ironizza molto!

Ti stai confrontando con realtà molto diverse: il blog e il mondo virtuale di Second Life, le pubblicazioni cartacee e le pubblicità. Qual è il mezzo di diffusione che preferisci? In quale vedi più opportunità e in quale sogni invece di “sfondare”?
Tutte queste esperienze mi sono servite per crescere e migliorare… non rimanere fossilizzata è stato utilissimo. Mi piace provare e imparare cose nuove, ne esci sempre arricchito. È stata un po’ la mia scuola, diciamo. Il mezzo di diffusione cui sono più affezionata è sicuramente il mio blog! Le opportunità credo ci siano in tutti i mezzi… invece il mezzo con cui devo ancora confrontarmi davvero è quello cartaceo. Finora l’ho un po’ evitato anche per scelta. Non mi sentivo proprio pronta… ora credo di esserlo. Ancora oggi è “la carta” a darti il riconoscimento ufficiale. Più che “sfondare” direi quindi diventare un’autrice riconosciuta in quanto tale. Non ho fretta comunque. So che potrebbe accadere tra non molto, ma principalmente vorrei che fosse un passaggio naturale e indolore, quasi spontaneo.

In prevalenza racconti storie brevi, se non sbaglio, ti piace chiamare le tue strisce “minicomics”: prima o poi ti piacerebbe provare a disegnare un fumetto più lungo oppure seriale?
Si certo. Finora non ho voluto perché non ero pronta. Sono abbastanza critica con me stessa, e so che se una cosa non mi viene spontanea, allora vuol dire che non è il momento. Poche settimane fa mi sono venute in testa una serie di tavole collegate tra loro, quindi vuol dire che è quasi il momento. La mia crescita è stata esponenziale: vignette, poi riquadri, poi una tavola, poi qualche tavola… Non ho mai forzato i tempi, sarebbe stato un errore.

Ho notato che spesso proponi sul tuo blog differenti versioni di uno stesso soggetto (a colori e non): a cosa è dovuta questa scelta?
A volte ho un dubbio e da sola non riesco a risolverlo… mi piace chiedere ai lettori, magari loro vedono cose che io non vedo.

Ti stai facendo conoscere attraverso l’autoproduzione: ti interesserebbe unirti a gruppi che si autoproducono o gruppi della scena underground? Cosa ne pensi di queste realtà fumettistiche (Self Comics, Cani, iuk..)?
Unirmi a qualche gruppo no, ma collaborare con persone diverse, sempre. Continuo da sola per la mia strada poi ogni tanto mi fermo a scambiare opinioni con qualcuno e ne esce fuori un progetto comune o una collaborazione. Tutti i collettivi che mi hai citato stanno facendo un ottimo lavoro ed è anche per merito loro se il fumetto in Italia si è finalmente risvegliato dal coma e può ricominciare a sperare per il futuro. I Self Comics poi organizzano delle feste che solo per quelle varrebbe la pena andare alle fiere! A parte gli scherzi, spero che la proliferazione continui. Il fumetto italiano ce la può fare, ne sono sicura.

Su cosa stai lavorando adesso? Puoi anticiparci qualcosa dei tuoi progetti futuri?
Ho parecchie tavole autoconclusive che aspettano solo di essere disegnate, alcune non per il blog, e presto iniziero’ a lavorare su progetti più lunghi.

Per finire, volevo sapere se convivono ancora in modo conflittuale la Federica fumettista e la Federica architetto: hai deciso cosa farai “da grande”?
Ti rispondo con una vignetta! (vedi tavola n 4 in allegato – n.d.r.)

Riferimenti:
Fumettisottovuoto, il blog di Federica Del Proposto: fumettisottovuoto.wordpress.com
Grid Gallery su Second Life: gridgallery.splinder.com
Crack! Fumetti dirompenti: crack.forteprenestino.net

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