Nel numero 108 della ormai storica collana Storie di Kappa, destinata a miniserie o a numeri unici provenienti dal Sol Levante, la Star Comics presenta questo Sussurri del Cuore (Mimi wo Sumaseba), uno shojo, cioé un fumetto per ragazze (anche se la definizione è restrittiva), scritto e disegnato dalla poco conosciuta Aoi Hiiragi. Particolarità di questo fumetto è di esser stato ispiratore di un lungometraccio prodotto dallo Studio Ghibli di Hayao Miyazaki, con ogni probabilità il più grande autore di animazione vivente; nonostante una certa riluttanza del panorama italico nel considerare i “cartoni animati” delle opere di rilievo, il nome di Miyazaki ha iniziato a farsi conoscere al pubblico nazionale, non solo quello di appassionati, con due capolavori come La principessa Mononoke (Mononoke Hime) e La città incantata (Spirited Away, o in originale Sen to Chihiro no Kamikakushi).
Leggendo questa breve opera (completamente autoconclusiva, pur avendo un seguito che sarà presto pubblicato), non si può fare a meno, considerando quanto sopra, di soppesarla, e di cercare di capire in cosa abbia affascinato Miyazaki: la risposta non si trova di certo nel disegno piuttosto anonimo di Aoi Hiiragi, fin troppo aderente a certe comuni caratteristiche di molto shojo, né nell’originalità della trama, lineare e scontata, quanto nella delicatezza della storia, nelle atmosfere sognanti e quasi magiche, nei piccoli particolari come gli sguardi pieni di stupore, il rossore delle guance per i primi amori, i sogni incantati dell’infanzia, quando questa inizia a sbocciare nell’adolescenza.
La giovane Shizuku, figlia di un bibliotecario, ha ereditato dal padre l’amore per la lettura; un giorno nota per caso che tutti i libri da lei presi in prestito sono stati letti, prima che da lei, da un tale Seiji, verso il quale inizia a nutrire una grande curiosità ed un certo interesse. Finite le vacanze, a scuola conosce un ragazzo brusco e scostante, ma che sotto un atteggiamento antipatico nasconde una timida gentilezza ed uno spirito artistico. Naturalmente il ragazzo si rivelerà essere lo stesso Seiji, il cui nonno è proprietario di un negozio di antiquariato pieno di oggetti che agli occhi della ragazza sembrano quasi magici; in particolare un statua di gatto che nasconde una storia che ha un po’ il sapore della favola: comprato in Europa, era il primo esemplare di una coppia di statue feline, che a causa della guerra sono state separate, e che da anni attende la propria “compagna” perduta. Per Shizuku questo felino diventa il protagonista di una favola che, spinta da Seiji, inizia a scrivere, trovando così un modo per comunicare i suoi sogni e le sue fantasie.
Tra immancabili equivoci sentimentali e siparietti comici, i personaggi scopriranno infine i loro sentimenti e le loro aspirazioni, per un finale certamente privo di alcuna sorpresa, ma nonostante questo ben presentato, semplice, velato di una “malinconica felicità” che pervade tutta l’opera, donandole una porzione di quella magia che fa di una storia normale un’opera capace di accendere qualcosa in chi la legge, e di non essere dimenticare tanto presto.