
Il fil-rouge che caratterizza queste antologie, e che anche quella di Superman avrebbe dovuto seguire, era un ambientazione collocata nei primi anni di attività dei personaggi. La scelta di Marv Wolfman per la sua storia è stata allora quella di focalizzarsi sul periodo in cui Clark Kent arriva per la prima volta a Metropolis con l’intenzione di stabilirsi in città, dove tenta poi di farsi assumere nella redazione del Daily Planet. Superman non ha ancora un nome e nemmeno un’idea precisa: Clark è qui anche per trovare il modo di mettere al servizio della comunità le proprie straordinarie capacità aliene, ma non ha ancora scelto neppure che tipo di immagine pubblica dare al proprio alter ego. Questa scelta, al confine di una “origin story”, diventa un pretesto per raccontarci quella sfaccettatura del supereroe che normalmente viene data per scontata: la componente umana dello stesso Clark Kent. In questa storia è il giovane ragazzo di Smallville il protagonista.
Il futuro giornalista non è quindi ancora la maschera che l’eroe indossa per mescolarsi tra i comuni mortali, ma un essere umano fatto e finito, tridimensionale e in una fase di grande cambiamento che non può che portarsi dietro anche diversi elementi di fragilità. Clark Kent non solo non ha ancora dimestichezza con le proprie aspirazioni eroistiche, ma nemmeno con la vita urbana di città e con la vita da solo, fuori dalla casa di mamma e papà.
Wolfman è un grande scrittore di vecchia scuola, e forse proprio per questo la storia risulta a tratti un po’ verbosa e con diverse scivolate nel didascalico – soprattutto quando vince la tendenza a trasformare alcuni dialoghi in palesi dichiarazioni d’intenti o spiegazioni al lettore da parte dei personaggi – . Ci sono alcune meccaniche semplicistiche negli sviluppi narrativi, ma al netto di questo l’autore tratteggia un approccio e un racconto alla figura di Superman inedito, profondamente umano ed emotivo. Si usa spesso la locuzione “un xxx così come non lo avete mai visto” quando si promuovono nuove storie di personaggi dalla lunga storia editoriale: in questo caso però si ha davvero l’impressione di incontrare un Clark Kent come mai lo si era visto prima.
A portare la storia sulle tavole ci pensa Claudio Castellini, disegnatore italiano che dalla fine degli anni ’90 ha ottenuto una notorietà che lo ha portato a diventare uno dei primi artisti nostrani a collaborare con le maggiori case editrici americane. Creatore grafico, disegnatore e per anni copertinista di Nathan Never di Sergio Bonelli Editore, ha esordito in America con un racconto speciale di Silver Surfer (Il Buio Oltre le Stelle scritto da Ron Marz). La sua storia editoriale sul territorio americano è stata poi piuttosto travagliata, e il numero dei suoi lavori si è diradato nel tempo, con numerosi ritardi dovuti soprattutto a un certa lentezza nella realizzazione delle tavole. Se, come abbiamo detto, la scrittura di Wolfman offre a questa storia un sapore un po’ retrò, troviamo un simile contraltare per quanto riguarda la parte grafica.
Se è pur vero che la storia ha sulle spalle praticamente un ventennio, le tavole di Castellini trasudano un sapore visivo estremamente anni ’90. C’è infatti una certa idea di grandeur nel fumetto, che si esprime soprattutto nelle splash page in cui erompe Metropolis o nell’attitudine al gestire i personaggi mettendoli sempre in “posa”. Rari infatti i momenti in cui possiamo vederli agire in posizioni naturali: spessissimo i gesti e le pose sono esasperati, volutamente artificiosi e “epici”.
Al di là di eccessi che nascono anche da quella che appare come una scelta voluta, il tratto di Castellini presenta però una serie di problemi oggettivi. Se è chiaro che i suoi corpi siano allungati ben oltre il canone anatomico sia una cifra stilistica – numerosi autori del mondo dei comic book hanno un simile approccio, come tantissimi della scuderia della prima Image, esplosi proprio negli anni ’90 – ci sono alcune immagini che lasciano perplessi. La copertina stessa mostra un Superman dalle gambe lunghe ma dalle braccia eccessivamente e innaturalmente corte, una licenza che appare strana anche pensando a un gioco prospettico.
Ed è proprio la prospettiva il problema più consistente di tutta l’opera. Spariscono le distanze e tutto finisce per essere portato sullo stesso piano, appiattendo le scene in una straniante bidimensionalità che dà vita a vignette bizzarre – come una scena in cui Clark Kent appare alto come i tre piani del palazzo che ha di fronte o un’immagine in cui la sua mano punta un indice accusatorio verso Lex Luthor ma sembra toccare direttamente il volto del villain.
Un altro effetto che rischia l’involontario umorismo è probabilmente accentuato dai colori (che sono dello stesso Castellini in collaborazione con Hi-Gi): ancora indeciso su come gestire la sua altra identità, spesso Clark indossa qualcosa sul volto per non mostrare i propri connotati. La scelta di giocare sulle trasparenze alla ricerca anche di un certo realismo finisce però per risultare piuttosto sgraziato.
Il volume, a sua volta celebrativo della storia, offre un generoso comparto di extra: la miniserie a fumetti occupa infatti esattamente la metà del cartonato, le cui restanti pagine raccolgono qualche considerazione di Wolfman e poi l’intero processo creativo di una porzione del fumetto: il soggetto, la sceneggiatura, gli schizzi, le matite, l’inchiostrazione e i colori, a cui si aggiunge la galleria di copertine, anche queste coadiuvate dalle loro fasi di sviluppo.
Superman – L’uomo e il Superuomo è sicuramente un’ottima celebrazione della figura dell’uomo d’acciaio, raccontato attraverso un’inedita chiave di umana fragilità, su cui forse pesa, sia nei testi che nei disegni, un approccio che suona invecchiato anzitempo. Che non la rende meno godibile, ma forse ne smorza in parte la forza.
Abbiamo parlato di:
Superman – L’uomo e il superuomo
Marv Wolfman, Claudio Castellini
Traduzione di Silvia Bertini
Panini Comics 2023
184 pagine, cartonato, colori – 24,00 €
ISBN: 9788828751199

