Uno dei temi che ricorrono nelle avventure scritte da Rodolfo Cimino è quello della giustizia. Una giustizia che solitamente ha poco a che fare con quella delle aule di tribunale, che vanta di essere “uguale per tutti” quando purtroppo non sempre lo è.
Cimino rifugge dalla giustizia umana, che in quanto tale è fallace, e fa appello a una sorta di giustizia cosmica, che può essere interpretata come qualcosa di natura religiosa per i credenti, così come qualcosa legato a una sorta di simmetria dell’universo.
Fatto sta che l’autore ha suggerito in moltissime sue storie che ci sia un ritorno per le nostre azioni, che niente resterà impunito e che sostanzialmente chi compie azioni negative e scorrette prima o poi debba aspettarsi di essere ripagato con la stessa moneta.
Scenario utopistico? Forse, ma il fatto che almeno in quel contesto questa regola funzioni è sicuramente piacevole per il lettore adulto, e per i ragazzini rappresenta un insegnamento davvero non da poco, che potrebbe contribuire a renderli persone migliori negli anni successivi.
Paperone è intrinsecamente onesto: lo afferma Barks, ci costruisce sopra una mitologia intera, Don Rosa e anche Romano Scarpa ci tiene a ricordarlo in alcune occasioni. Anche per Cimino questa caratteristica è imprescindibile dal carattere di Paperone, che per quanto dotato di animo capitalista va fiero dell’aver guadagnato il suo denaro sempre nel rispetto della legge e del prossimo.
Ma Cimino sa anche che Paperone, per come lo intende lui, è anche un bambinone: e i bambini, com’è noto, non sono sempre buoni e corretti, ma hanno una componente di egoismo primordiale non ancora frenato dalla ragione. Mischiando quindi queste due qualità l’autore è consapevole del fatto che rendere il personaggio sempre irreprensibile potrebbe alla lunga diventare poco credibile.
Da qui alcune storie in cui il lato prevaricatore dello Zione si scatena in vista di una fonte di guadagno per la quale non esita a travolgere popoli innocenti e ingenui o diritti delle altre persone.
E’ bene notare che tali azioni riprovevoli non sono mai compiute con intenti puramente e volutamente negativi, sono quelle stesse pulsioni che muovono i bambini, come dicevamo prima; ma a fronte di ciò, Cimino sente il bisogno di affermare che un adulto non può permettersi tali atteggiamenti, specie in una posizione così autorevole, e di conseguenza interviene raddrizzando i torti. Da quel che ricordo io, non c’è avventura ciminiana in cui dopo una scorrettezza o una furberia di Paperone non ci sia un contrappasso che l’anziano papero debba scontare.
E’ una concezione sicuramente molto interessante, mutuata dalla tradizione della favola classica, che riesce ad appagare il lettore grazie alla bravura con cui Cimino riesce ad adattarla alle avventure Disneyane: sapere che chi si comporta male troverà, magari non nell’immediato ma nel lungo termine, una punizione di qualche tipo assicura quel sentore di giustizia che molto spesso nel mondo reale si riesce difficilmente a percepire, e che è causa spesso di scoramenti o di mancanza di impegno verso un certo tipo di azioni.
Lo sceneggiatore, con questa visione che io penso sia stata molto cara alla sua persona, dona una nota importante di speranza a chi legge una sua storia di questo tipo. Che peraltro si applica, all’inverso, anche con Paperino.
Storie come Paperino e la fortuna sfortunata rientrano proprio nell’intenzione di Cimino di riscattare le sorti di Paperino, com’è noto quasi sempre avverse. Pensandoci bene, infatti, il tema della giustizia cosmica cozza miseramente contro la visione di Paperino, volenteroso e onesto, che viene continuamente vessato dalla sfortuna e dai soprusi. Cimino risolve la questione presentandocelo come l’eroe comune, che nonostante tutto quel che gli capita non perde la fiducia nel fatto che comportarsi correttamente sia la via giusta da perseguire nella vita. Così lo sguardo benevolo di Cimino ogni tanto riesce anche a dare a quel cuore semplice e contento una rivalsa, magari piccola, ma pur sempre significativa per il personaggio e per il lettore, che storicamente tifa per il povero Paperino e che non può che essere felice di vederlo ogni tanto benedetto da un pizzico di buona sorte.
Il processo è lo stesso innescato da Elisa Penna e Guido Martina con la creazione di Paperinik nel 1969, ma dove in quel caso la rivalsa era di tipo più drastico, in Cimino è più serena e aperta alle infinite possibilità che il mondo e il caso possono prospettare, in linea con la poetica ciminiana che pervade tutta la sua produzione.