Se il ventennio che va dagli anni ’30 ai ’50 del Novecento è definito la golden age della fantascienza letteraria, gli anni ’50-‘60 sempre del secolo scorso potrebbero, a ragione, essere considerati l’epoca d’oro dell’animazione, con Chuck Jones e i suoi Looney Tunes o serie come i Jetsons (I Pronipoti) di Hanna & Barbera.
Questi due elementi, a prima vista antitetici, sembrano riuscire a trovare un punto d’unione grazie al saggista e scrittore di fumetti belga Thierry Smolderen e al giovane artista francese Alexandre Clerisse, autori di Souvenir dell’impero dell’atomo.
Il volume presentato sul mercato italiano da Bao Publishing, eletto all’Utopiales 2013 di Nantes (il più grande festival europeo di sf) miglior fumetto fantascientifico, se da un lato è un chiaro e sentito omaggio ai protagonisti della fantascienza degli anni ’50, ai suoi scrittori e alle sue riviste quali Amazing Stories o Astounding Science Fiction, dall’altro è uno splendido esempio di come un’opera a fumetti possa coniugare un registro grafico retro-futuristico a un impianto narrativo dotato di una complessità estremamente contemporanea. Altro accostamento di due elementi apparentemente antitetici , dopo quelli già citati all’inizio, perfettamente coniugati dai due autori.
La scelta di ambientare la parte principale della vicenda nel decennio a cavallo tra il 1950 e il 1960 ha il pregio di fondare la sceneggiatura su quell’immaginario “futuristico”, tipico della società occidentale di un’epoca storica, in cui l’estetica di tante componenti artistiche e tecniche come la moda, l’arredo, l’architettura e l’aeronautica spingevano verso un’idea di futuro assoluta e attuabile fin da subito.
Ecco dunque che la scomposizione temporale della narrazione operata da Thierry Smolderen, con una sensibilità tutta contemporanea, quasi volesse giocare con il lettore al gioco del Memory di cui gli offre le tessere nella prima immagine del libro, si risolve nelle tavole di Alexandre Clerisse, completamente improntate alla cifra stilistica dei Sixties.
Il disegnatore mutua il suo stile dal canone dell’animazione di quegli anni, dove sfondi scenografici stilizzati e resi con segni netti e macchie di colore, prendevano ispirazione a piene mani dal design degli oggetti , delle costruzioni e dei veicoli più all’avanguardia, caratterizzati da linee sinuose e uso di materiali come la plastica e il cemento armato sfruttati fin quasi al limite delle loro caratteristiche.
Così, se Thierry Smulderen ricama tutta la vicenda con omaggi a grandi scrittori di fantascienza quali A.E. Van Vogt e la sua trilogia del Non A, Edmond Hamilton e il ciclo dei Sovrani delle stelle e Fredric Brown e il suo Assurdo Universo, Alexandre Clerisse gli fa da controcanto, infarcendo le tavole di riferimenti all’architettura di maestri quali Frank Lloyd Wright, Mies Van De Rohe e Eero Sarinen e alle strisce a fumetti come il Flash Gordon di Raymond.
Anche il colore è assoluto protagonista dei disegni, con esplosioni di toni saturi e acidi e macchie policrome che spesso, da sole, definiscono volti e oggetti. Colore che è protagonista anche nell’assenza, nelle sequenze ambientate nell’anno 121.000, realizzate completamente in toni di grigio, quasi fossero le sequenze di un tipico film di fantascienza anni ’50-’60 che il protagonista vive nel presente narrativo. Quasi a voler lasciare il lettore, fino alla fine, nell’ambiguità che tutto sia una semplice fantasia di un appassionato di sf.
Se anche così fosse, l’avventura vissuta da Paul Linebarger, in quel decennio che realmente era l’impero dell’atomo, rimarrebbe comunque una storia narrata e descritta magnificamente. Quella di un impiegato del Pentagono, con amico un eroe galattico del futuro, che deve impedire a un diabolico tycoon miliardario di fondare il suo regime assolutistico galattico.
Abbiamo parlato di:
Souvenir dell’impero dell’atomo
Thierry Smolderen, Alexandre Clerisse
Traduzione di Michele Foschini
Bao Publishing, 2013
141 pagine, cartonato, colore – € 19,00
ISBN-13: 9788865431948
Fred
23 Aprile 2014 a 14:59
Opera di valore assoluto e sceneggiatura bell’e pronta per una non improbabile trasposizione in celluloide.
La precisione del tratto cede alle scelte cromatiche e l’ambientazione in un passato ove il futuro era più vicino prende il sopravvento sulla narrazione rendendola verosimile.
La pregevolissima recensione di David oltre ad essere precisa e fitta di rimandi, che studierò attentamente volume alla mano, evidenzia l’uso da parte di Clarisse di colori assoluti che ricordano quelli degli elettrodomestici della mia lontana infanzia (fine bachelite/inizio mondo di plastica).
David Padovani
24 Aprile 2014 a 09:51
Grazie Fred, mi fa piacere che tu abbia apprezzato la recensione.
Questo volume è da annoverare tra le chicche del 2013 e conferma, se mai ce ne fosse bisogno, quanto il connubio sf/BD, in tutte le sue accezioni e declinazioni, sia da sempre uno dei più riusciti e sofisticati a livello mondiale.