Il fumetto Disney in Italia ha sempre avuto un buon successo: i personaggi disneyani hanno attecchito soprattutto grazie agli albi disegnati, che hanno sempre affollato le edicole del Bel Paese.
Il momento di svolta nella valorizzazione del patrimonio Disney e della sua dimensione storica è stato verso la fine degli anni Ottanta, quando, seppur timidamente, sono apparse testate e iniziative “per collezionisti”, come la storica Zio Paperone o l’edizione in grande formato delle avventure di Floyd Gottfredson, che rimettevano in circolazione alcuni autori e storie fondamentali.
Queste iniziative davano importanza anche a un segmento di lettori non solo più adulto rispetto a quello tradizionale di riferimento, ma soprattutto più attento al tipo e alla qualità del prodotto che veniva loro offerto, sia come storie inedite che come testate-contenitore .
A un’epoca molto positiva sotto questi punti di vista, seguì, all’inizio del nuovo millennio, una fase calante, caratterizzata da una semplificazione costante e ottusa del tono delle storie e da una decimazione dell’offerta per quanto riguardava i lettori più esigenti.
Già verso la fine del primo decennio degli anni Zero però qualche avvisaglia di miglioramento si iniziava a intravedere, grazie ai primi frutti della direzione di Valentina De Poli, che aveva richiamato a scrivere alcuni autori allontanatisi dal giornale e posto l’accento su iniziative particolari e di pregio.
Una gestione in crescendo, che trovò ulteriore linfa con l’acquisizione dei diritti di pubblicazione da parte di Panini Comics.
Politica aggressiva: vantaggi…
Una delle prime cose di cui Panini deve essersi resa conto, una volta rilevati i diritti dei fumetti Disney, era lo sterminato catalogo a sua disposizione, che poteva essere riproposto attingendo dagli appositi archivi. Consci della presenza di lettori appassionati, occorreva solo pensare a un buon numero di iniziative e formule editoriali con cui proporre o riproporre in modo nuovo questo materiale, che si arricchisce di settimana in settimana.
Definitive Collection (per ristampare in modo ordinato le migliori saghe recenti), I migliori anni Disney (per ripercorrere anno dopo anno la storia di Topolino), Limited De Luxe Edition (riproposta cartonata e oversized di storie recenti particolarmente meritevoli) sono state tra le prime testate varate, tutte con molto appeal e tutte con un loro preciso bacino di mercato primario, e comunque anche trasversali per interesse.
Accanto a questi titoli, Panini ha continuato le pubblicazioni storiche, sia come mensili che come periodici tematici, aggiungendo di tanto in tanto qualche altra pubblicazione come Topostorie, PK Giant e più recentemente Tesori International e Tesori Made in Italy.
Un ventaglio tale di proposte sfruttava un’indubbia duplice opportunità: la vastità e la varietà dell’offerta. Veniva messo a disposizione un prodotto per ogni tipo di palato: il lettore casuale, il bambino, il collezionista, l’appassionato, chi frequenta le edicole e chi le fumetterie; per chi è disposto a spendere cifre anche alte per un prodotto ben realizzato e chi si accontenta di avere delle storie Disney da leggere.
In tal senso, un elemento di rilievo è stata la distribuzione di alcuni numeri speciali di Topolino – spesso e volentieri quelli usciti in concomitanza con qualche fiera del fumetto – in fumetteria. Sono uscite particolari, che esibiscono variant cover e alette e propongono autori di richiamo o storie-evento, e che hanno l’obiettivo di introdurre il libretto in un luogo fino a pochi anni fa per lui alieno.
Anche il colpo d’occhio sugli scaffali dei rivenditori e allo stand di Topolino presente alle varie fiere di settore è significativo, mostra una potenza di fuoco non indifferente e un impegno nel cercare di valorizzare il patrimonio artistico disneyano che non ha precedenti, almeno a livello quantitativo.
…e svantaggi
L’altro lato della medaglia di un’offerta così ampia è la scarsa resistenza sul lungo periodo: una politica così “aggressiva” e multiforme, infatti, rischia di assumere i contorni di uno “sparare alla cieca”, il cui obiettivo è invadere il mercato con tantissime nuove testate a costo di saturarlo.
Negli ultimi mesi abbiamo così avuto alcune testate che vengono ripensate facendole ripartire dal n. 1 (Uack!, Tesori International – del cui cambiamento avevamo parlato qui – e Paperinik), altre che vengono chiuse senza nemmeno un minimo comunicato (Topostorie, la ristampa della serie X-Mickey nella collana Legendary Collection, che resta così monca), altre che diventano bimestrali (PK Giant, che da qualche mese ha anche eliminato qualunque contenuto editoriale, riducendo la foliazione alla sola storia a fumetti, la neonata L’ecomomia di Zio Paperone).
L’unica testata da edicola introdotta con Panini che sembra funzionare bene è la Definitive Collection, che da bimestrale è diventata mensile, continua senza mostrare la corda e anzi aumenta progressivamente il numero di serie ospitate. È però da notare come, rispetto agli esordi, anche in questo caso le pagine di introduzioni ed editoriali sono progressivamente diminuite, riducendosi all’osso e in alcuni casi scomparendo. Un destino analogo è toccato a I migliori anni Disney, che con il numero di gennaio ha ridotto di un quarto la propria foliazione (mantenendo ovviamente lo stesso prezzo), e alla terza incarnazione di Uack!, dal titolo “Vita da Paperi”, che nel passaggio si è assottigliata notevolmente.
È ragionevole supporre che queste scelte editoriali e la modalità della loro applicazioni incidano sulla fiducia del lettore verso la casa editrice: se agli inizi la maggior parte degli appassionati nutriva un generale entusiasmo verso ogni nuova iniziativa editoriale annunciata (e quasi ogni mese vengono annunciate novità, alla disperata ricerca di una formula vincente sul lungo termine), ora subentra una certa diffidenza verso i nuovi progetti varati dall’editore modenese.
Nel frattempo, l’annuncio di nuove uscite di edizioni lussuose (Limited De Luxe Edition, Super De Luxe, Portfoli), vendute attraverso il canale delle fiere e delle fumetterie, appare invece sintomo di una forte sintonia con un bacino di appassionati specifico, certo ristretto ma disposto a spendere anche 30 euro per un volume di 80 pagine.
Volumi come i due dedicati alle prime storie di Paperinik, la già citata Definitive Collection, la De Luxe entro certi limiti e alcune raccolte one-shot sono belle iniziative che 10-13 anni fa non sarebbero state fatte o sarebbero state realizzate con meno appeal e attenzione (ma già 20-23 anni fa, come visto nell’introduzione, abbiamo avuto un periodo molto soddisfacente, che bilanciava una qualità inferiore nelle proposte a soluzioni forse più significative) e che ora invece possono abbellire in modo sensato le librerie degli appassionati.
Ma oltre a quelle operazioni c’è una selva di testate che affolla il mercato ed è difficile dire quanto stia facendo bene sulla lunga distanza, se non alla luce di dati economici e riscontri certi – non disponibili – perlomeno alla luce delle chiusure, riassestamenti e tagli osservati poco sopra.
C’è in effetti da dire che rispetto a venticinque anni fa è rimasto poco da riscoprire: i fondamentali del fumetto Disney sono già stati proposti a suo tempo in buone edizioni, a volte molto buone, e di conseguenza non tutti gli appassionati di lungo corso potranno figurare tra gli acquirenti di collane che si limitino a ripubblicare storie già proposte in edizioni di egual pregio.
Buona parte del pubblico di riferimento potrebbe quindi essere quello dei “nuovi appassionati”, dei ventenni di oggi che invece di cercarsi nelle fiere specializzate le vecchie collane possono sfruttare le attuali iniziative editoriali: ma nel caso i vari ripensamenti di cui sopra fossero effettivamente sintomo di scarso successo, sarebbe interessante capire se il motivo dello scarso appeal di quelle testate è nel prodotto o nel numero di giovani effettivamente interessati a questo tipo di pubblicazioni.