Oudeis #1

Oudeis #1

Carmine Di Giandomenico Edizioni Saldapress 2004 - 60 pag. col. bros. - 16euro

copertina - Oudeis 1Carmine Di Giandomenico è conosciuto al pubblico fumettofilo principalmente come disegnatore. Suoi i disegni di due opere importanti del recente panorama fumettistico nazionale: sto parlando dei tre volumi di “Le Strabilianti Vicende di Giulio Maraviglia Inventore”, edito dalle ormai defunte edizioni Montego e dei due (di quattro) volumi de “La Dottrina”, opera in corso di pubblicazione per la Magic Press. In entrambi i casi Di Giandomenico si è avvalso degli ottimi testi di Alessandro Billotta. Questo Oudeis, opera in due volumi di cui è appena uscito il primo, rappresenta il suo primo tentativo di produzione completa. Va subito detto che il nostro non si è certamente lasciato intimidire dal fatto di essere agli esordi come sceneggiatore, anzi si è lanciato da subito in un’impresa certamente notevole. Odeis infatti, nelle intenzioni dell’autore rappresenta un tentativo di rielaborare, in chiave moderna, il mito dell’odissea (Oudeis è il nome greco/originario di Ulisse). Il tutto filtrato attraverso i sogni, i bisogni e le necessità insite nell’animo umano e da cui scaturisce l’idea stessa che sta alla base dell’odissea intesa come immaginario collettivo sorto dall’opera letteraria, ma forse antecedente ad essa. In fondo, come ci ricorda Fabrizio Tavernelli (autore della poesia che fa da introduzione a questo volume) “Smarrirsi è il più bel malanno che possa toccare. Sentirsi fuori da città e palazzi, liberi da lacci geografici e temporali”.
Un’opera importante quindi, almeno nelle intenzioni del suo creatore. Un’opera epica e fantastica, ma anche e soprattutto un’opera coraggiosa, il cui registro narrativo non poteva non fare i conti con i millenni che ci separano da Omero. Ed ecco, quindi, che l’isola del ritorno diventa un luogo astratto ed irreale, un non-luogo al di là di qualsiasi luogo, un iperluogo: .it. Citando ancora Tavernelli “Un luogo in cui nessuno parte e nessuno arriva”. Ma questo è solo un esempio, un accenno di come l’autore giochi con l’opera letteraria stravolgendola, strapazzandola, decomponendola, col solo fine, peraltro legittimo, di adattarla alle sue necessità. In definitiva è proprio questo il modo di leggere e di utilizzare i classici: riadattarli alle proprie esigenze.

A tutto ciò va aggiunto il tentativo, importante e complesso al contempo, di creare nel lettore un sentimento di immedesimazione che vada al di là delle mere azioni e delle situazioni in cui il protagonista si viene a trovare, prediligendo piuttosto di sottolineare le emozioni interiori del protagonista. A questo stadio dell’opera, composta di due volumi, ci troviamo a seguire le gesta di un personaggio che come Ulisse si ritrova sì a vagare in balia di entità a superiori, ma che, a differenza dell’eroe Omerico, si limita a procedere nella sua ricerca piuttosto che agire energicamente quando la situazione sembra richiederlo. Questa mancanza di eroismi puri può certamente indisporre in una storia che si pone come rilettura di un capolavoro epico, ma rappresenta (secondo me) un altro aspetto di coraggio da parte dell’autore: fa in modo che il lettore si focalizzi maggiormente sulle sensazioni provate dal protagonista.
Cio’ che l’autore vorrebbe ottenere è che il lettore viva la confusione mentale del protagonista Ulisse, anche se in modo forte e spiazzante, ed è proprio questa la sensazione che emerge nell’affrontare quest’opera: ci si sente spiazzati e smarriti all’interno della narrazione, probabilmente ben oltre le aspettative. I cambi di scena si susseguono veloci, anzi talmente repentini che non si fa in tempo a chiedersi cosa stia succedendo, prima che la situazione cambi nuovamente. Più volte mi sono fermato a rileggere alcune scene nel tentativo di capire, di intuire, di notare un particolare. E forse è proprio questo l’errore. Questa è una storia che necessita di più letture: alla prima lettura lasciatevi trascinare, senza interruzioni, dagli eventi e dalla narrazione volutamente realizzata in maniera confusionaria, per dare l’opportunità al lettore di vivere egli stesso la situazione in cui il protagonista bidimensionale è costretto. Finito di accompagnare Oudeis nel suo sconclusionato, incomprensibile (per ora) e tragico peregrinare riandate alla prima pagina e rileggete il tutto alla ricerca di simbolismi e citazioni. Ce ne sono tanti, ad iniziare dalla spiaggia, nell’apertura della storia, in cui il protagonista si trova a passeggiare, una spiaggia frutto del suo inconscio. Usando le parole dell’autore “Una spiaggia mentale che raccoglie alla deriva i frammenti della sua memoria, come quando si va al mare e vediamo i relitti di bottiglie di plastica, scarpe, buste o altro, riconsegnate all’uomo e adagiate sul bagnasciuga”. Ma non si tratta solo di simboli dell’inconscio; ovviamente ci sono tanti richiami all’opera omerica: ci sono Nausica e la sua solitudine “isolata”, Polifemo e la trave che lo ha accecato, causa del suo destino di disperso in mare, dove Poseidone decide di condannarlo al vagare eterno. Ma anche Eolo ed i suoi “venti” senza considerare l’immancabile Penelope in una visione ribaltata del mito.

Insomma, ancora usando le parole dell’autore “Oudeis non è per una lettura semplice, forse in questo modo un lettore è stimolato ad ogni sua interpretazione e suggestione, rendendosi egli stesso protagonista nel ruolo di Ulisse”. Allo stesso tempo non si può nascondere che una lettura unitaria potrebbe giovare alla comprensione generale di un’opera certamente meritoria. Anche perché, chiuso il volume, non si può fare a meno di chiedersi chi siano o cosa rappresentino alcuni personaggi importanti quali il ragazzo “dopo” oppure Netneuroma, tanto per citarne un paio.

Graficamente è davvero un ottimo lavoro. Se torniamo indietro al primo volume di “Giulio Maraviglia” e ripercorriamo tutto il percorso di Di Giandomenico, sino ai due de “La Dottrina” ci si rende conto che la sua sembra una crescita professionale costante (con termini matematici diremmo “monoto’na crescente”). Qui forse abbiamo un nuovo picco: l’autore sembra divertirsi a decomporre tavole e personaggi con la stessa semplicità con cui compone tavole dalla griglia tradizionale e doppie splash pages. Ma anche a livello grafico ciò che conta maggiormente sono i cambi di tecnica che seguono fedelmente i cambi di situazione in cui il protagonista si ritrova, che siano essi interiori o legati al mondo esteriore.
Oudeis - particolare
Se vogliamo trovare una pecca al lavoro di Di Giandomenico possiamo puntare al suo modo di rappresentare le donne. Da sempre i suoi personaggi femminili presentano visi molto mascolini. Certo può essere considerata una peculiarità distintiva della sua opera, ma resta un aspetto evidente.
Un’altra cosa facilmente visibile nei suoi personaggi è la tristezza che li pervade. Basta ammirarne i lineamenti per essere sbalzati in una situazione d’animo speciale in cui la sofferenza intima dei protagonisti diventa cardine e chiave di lettura per la storia.

Sull’edizione non credo ci siano questioni: la Saldapress ha fatto un ottimo lavoro su tutti i fronti. A proposito fermatevi a gustare i disegni modello vaso greco sulla copertina.

Insomma lasciamoci trasportate da Di Giandomenico sino al palazzo di Circe nella sua Eea ed attendiamo che il viaggio riprenda ed Oudeis ritorni a casa.

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