Quando una partita a scacchi si sta per chiudere, il giocatore in maggiori difficoltà si trova spesso costretto a dover muovere i pezzi in un modo preordinato dalla posizione acquisita dal suo avversario. Una situazione del genere viene definita zugzwang, letteralmente “obbligato a muoversi”, ed è in un certo senso la stessa situazione in cui si trova la classe politica europea (e gli altri protagonisti) nell’ultimo numero di Noumeno, che vede la vittoria della Maschera, personaggio in grado di sopravvivere e prosperare sul bordo a volte sottile tra noumeno e fenomeno.
La verità ama nascondersi
Generalmente utilizziamo il termine “verità” in contrapposizione a “falsità”, “bugia”: la verità stabilisce ciò che è vero, in conformità con la sua derivazione latina, da “verus“. Se però andiamo alla possibile origine sanscrita del termine, “vrtta“, essa è semplicemente un “fatto”, un “accadimento”.
Se ragioniamo in termini di logica matematica, possiamo stabilire la verità di un’affermazione solo dopo aver esaminato il grado di verità delle frasi elementari che la compongono: d’altra parte la logica matematica si occupa di studiare la coerenza dei ragionamenti più che di stabilire ciò che è vero e ciò che è falso. Questo, però, permette a chi conosce il funzionamento della logica di manipolare la verità come “fatto” per i suoi scopi senza modificarne il grado di verità matematica: una delle tecniche più semplici e utilizzate è quella di nascondere alcuni eventi che, invece, fornirebbero una lettura differente delle affermazioni e delle situazioni proposte.
L’operazione politica condotta dalla Maschera nel numero precedente e portata a compimento con il quarto e conclusivo albo della miniserie rientra perfettamente in quanto descritto sopra: Bogdan Boban, raccontando il coinvolgimento dei politici, per quanto marginale, nei “fatti” conclusivi del terzo numero, ha taciuto il suo ruolo fondamentale, in un certo senso mentendo senza mentire.
Boban è il mattatore del numero: è due volte voce narrante dell’albo grazie alle didascalie in prima persona e ai messaggi che manda alla popolazione sui mezzi di comunicazione; dal racconto in prima persona emerge, poi, una certa arroganza nel comportamento e la soddisfazione nell’essere riuscito a completare il suo progetto di conquista del potere, senza dimenticare quel pizzico di autocompiacimento nel ritenersi il salvatore dell’Europa da una stagione politica ritenuta errata.
Nel mezzo gli altri protagonisti, chi travolto dagli eventi, chi sufficientemente furbo o arrivista da saltare sul carro del vincitore: è il caso delle due versioni di Salomon Maimon. Il giornalista-fenomeno lo sostiene convinto e, anche lui, abbagliato dalle mezze verità di Boban, mentre il politico-noumeno, pur conoscendo perfettamente il piano della Maschera, decide di allearsi con lui per ottenere un vantaggio politico personale.
Questa differenza di motivazioni non può semplicemente essere ritenuta come l’ovvia conseguenza del concetto di noumeno (evidentemente la maggior parte delle persone che conoscono Maimon lo considerano un opportunista e un arrivista, come anche mostrato nei numeri precedenti), ma anche una critica alla politica e al sistema che la alimenta, che per rinnovarsi ha continuamente bisogno di personaggi non troppo differenti uno dall’altro.
Inquietudini visive
A dare corpo a tutte le inquietudini che investono il lettore nell’ultimo numero della serie è Vincenzo Balzano con uno stile nervoso molto simile a quello di Giulio Rincione nei primi due numeri.
I personaggi, in alcune scene appena abbozzati, un po’ come i protagonisti di una storia che non è la loro, sembrano uscire fuori da un incubo cyberpunk alla Ashley Wood o da un quadro di Edvard Munch: in un paio di occasioni si ha quasi l’impressione che sia proprio la Maschera ciò che ha colpito il personaggio ritratto ne L’urlo.
Anche l’uso del colore richiama a questi due maestri dell’impressionismo1: Balzano, utilizzando colorazioni monocromatiche anche per vignette differenti all’interno della stessa pagina, enfatizza atmosfere ed emozioni alternando i colori caldi con quelli freddi e non solo per evidenziare la differenza tra fenomeno e noumeno, ma come reale supporto alla sceneggiatura di Lucio Staiano e Marco Rincione.
Nel complesso Noumeno si è rivelato un fumetto ben curato, con una scrittura chiara e che non si perde (come già rilevato per il primo numero) in eccessivi arzigogoli filosofici, nonostante i vari livelli di lettura presenti (thriller, cyberpunk, politica); infine è un fumetto con l’idea di essere popolare, ma anche artistico, mentre si inserisce nel filone della fantascienza distopica, un chiaro elemento che rende il prodotto fruibile soprattutto per quei lettori che non si accontentano delle scintillanti e abbaglianti luci del mondo moderno.
Abbiamo parlato di:
Noumeno #4 – Zugzwang
Lucio Staiano, Marco Rincione, Vincenzo Balzano
Shockdom, 2016
48 pagine, spillato, colore – 3,00€
Nel caso di Wood è impressionismo a fumetti ↩