Dirt – I figli di Edin: nuovi percorsi per Giulio Rincione

Dirt – I figli di Edin: nuovi percorsi per Giulio Rincione

Giulio Rincione ci presenta Dirt, cartone animato maleducato e ribelle che si muove in un mondo decimato da una pandemia.

5184H4FRbRLSe storicamente la pandemia da Covid 19 del 2020 sarà ricordata come uno dei punti più drammatici della storia umana contemporanea, è innegabile che la stessa abbia anche dato il via a un’esplosione di creatività nel mondo del fumetto e dell’arte in generale. Al di là della pura e semplice ispirazione, la reclusione forzata ha costretto molti autori a confrontarsi con se stessi, con il loro lavoro e con le loro debolezze, spingendoli verso nuove strade e differenti sfide. Si inserisce in questa corrente Dirt, nuova opera di Giulio Rincione come autore unico.

Lo stesso mondo selvaggio e deserto ideato dall’autore in cui convivono persone e cartoni animati, grazie a una particolare tecnologia che consente di clonarli e sfruttarli all’infinito, nasce da una pandemia che ha seminato morte e distruzione. Tra i sopravvissuti troviamo anche Dirt, sorta di assurdo patchwork tra una patata azzurra, Pippo, Doraemon, Bugs Bunny (con tanto di frase tormentone “che ne pensi?” al posto di “che succede, amico?”), tanto arrogante, violento e scorbutico, quanto simpatico e di buon cuore nel momento del bisogno, che si muove senza meta nel tentativo di suicidarsi dopo aver perso tutto quello cui teneva.

Un parto creativo non semplice, come raccontato dallo stesso Rincione, che dopo lavori intimistici e dalla grande componente personale, a tratti ermetici come Paranoiae Condusse Me, si spinge ora fuori dalla sua comfort zone verso la ricerca di una narrazione più classica, più lineare nel suo incedere e nell’essere al servizio del lettore, ma non per questo più semplice da realizzare; se vogliamo la stessa scelta fatta da Gipi nel suo recente Barbarone.
Una sorta di catarsi creativa che, se da un lato serve all’autore per esorcizzare ansie, ossessioni e momenti difficili, dall’altro segna un passo importante nella sua maturazione, nel colmare lacune, se così possiamo definirle, del suo percorso autoriale.

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Dopo un inizio in media res, il fumettista palermitano inizia lentamente a recuperare i tasselli della vicenda, intersecando la linea temporale presente con gli eventi che nel passato hanno portato alla situazione odierna, nel mentre inizia a sviluppare alcune sottotrame che saranno affrontate nel secondo volume e che, di conseguenza, conducono Dirt a conoscere nuovi personaggi come ad esempio quell’Edin (il cattivo di questo primo tomo) citato nel titolo.
Seppur la trama e la sceneggiatura risultino derivative e nel suo insieme non si possano certo definire originali, visto come rielabora spunti di altre opere come ad esempio Chi ha incastrato Roger Rabbit, American Gods, Last of us e soprattutto lo spirito anarchico dei Looney Tunes, colpisce in positivo la padronanza del racconto di Rincione che difficilmente confonde o annoia, grazie a una scrittura stratificata, attenta e pulita, condita da piccoli tocchi personali che tendono a differenziarla dalle fonti di ispirazione. La solida sceneggiatura è inoltre contraddistinta da una buona gestione dei ritmi e dei registri narrativi, permettendo alla storia e al suo world building di prendere ritmo e consistenza con il passare delle pagine, così come l’alternanza tra momenti comici, grotteschi, drammatici e violenti spronano e coinvolgono il lettore.

Meno riuscita risulta a mio parere la caratterizzazione di alcuni dei protagonisti. Se ad esempio Dirt, dopo un inizio in sordina, riesce a convogliare l’attenzione e le simpatie grazie alla sua corporatura assurda e a un’indole imprevedibile e schizoide, non convince pienamente la figura di Edin, la cui genesi è troppo anonima così come la sua idealizzazione grafica che poteva essere più ricercata e personalizzante, visto l’importanza che riveste in questa prima parte.

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Molto interessante invece il lavoro svolto dall’autore sull’impianto grafico. Pur non abbandonando il suo peculiare e ammaliante stile pittorico e rimanendo fedele a una palette di colori quasi sempre cupa e oscura, è percepibile il tentativo di creare uno stile più sequenziale, più sintetico ma dinamico, che segua uno storytelling più “semplice”.
Un tentativo che nulla toglie alla riuscita del risultato finale, il cui impatto visivo raggiunge punti di altissima qualità e di spettacolarità assoluta grazie anche a uno studio della griglia e della tavola sempre attento nel valorizzare gli splendidi paesaggi post apocalittici, le costruzioni, i particolari, i personaggi e le loro azioni e la loro espressività, che la alta qualità cartotecnica del volume aiuta a cogliere.

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Dirt – I figli di Edin si segnala dunque come un buon primo volume, imperfetto nel suo insieme ma realizzato con passione, che si esalta nella ricerca del suo creatore di cambiare, nella voglia di mettersi in gioco, variare e non adagiarsi sul successo raggiunto, riuscendo a dimostrare la sua competenza e capacità in un genere a lui forse non congeniale.
Un bel fumetto di avventura, con venature horror e punte di comicità grottesca che non si priva comunque delle riflessioni di Rincione sulla società pre e post pandemia, sul totalitarismo, sullo sfruttamento e sulla relazione che intercorre tra creatura e creatore, quanto una sia debitrice dell’altro, quanto l’altro sia dipendente dalla prima e viceversa, quanto sia profondo il legame che le unisce in un rapporto che molto assomiglia a quello che intercorre tra genitore e figlio.

Abbiamo parlato di:
Dirt – I figli di Edin
Giulio Rincione
Shockdom, 2022
224 pagine, cartonato, colori – 29,50 €
ISBN: 9788893365833

La forza dell’interiorità: intervista a Giulio Rincione

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