Il ventunesimo numero della testata-ombrello Disney Definitive Collection ospita le ultime due storie della serie Darkenblot, incentrata sullo scontro tra Topolino e un Macchia Nera dotato di un grosso esoscheletro. Se, in ottemperanza alla tendenza degli ultimi albi della testata, il volume è un po’ deludente sotto il profilo dei contenuti extra (una brevissima dichiarazione dello sceneggiatore e tre pagine di bozzetti e storyboard), è di certo apprezzabile che l’editore abbia deciso di pubblicare entrambe le storie in un’unica soluzione, anche a costo di ottenere un tomo di foliazione ben maggiore della media, per quanto riguarda la testata.
L’accostamento non è forzato: Darkenblot 2.1 – Nuovi poteri e Darkenblot 3.0 – Nemesis sono collegate da un filo rosso, rendendo la prima delle due un “ponte” che dissemina alcuni indizi e misteri che trovano pieno compimento nella seconda.
Un ultimo sguardo a Robopolis
Come visto nella prima e nella seconda avventura della saga, Darkenblot è strutturato come un fanta-thriller, in cui la parte “fracassona” di robot e combattimenti è limata da una solida sceneggiatura d’indagine che rende il prodotto equilibrato e interessante sotto più di un punto di vista.
Nuovi poteri prosegue con questo approccio: Macchia Nera è tornato a Robopolis, l’avveniristica città in cui è ambientata la serie, ma Topolino non ci vede chiaro: rispetto alle precedenti incursioni in armatura hi-tech, ora il criminale si limita a normale furti che rappresentano un profilo troppo basso per uno del suo calibro.
La storia, rispetto alle due precedenti, appare meno avvincente: non mancano i momenti di tensione, che Casty gestisce bene e sviluppa in modo credibile – in particolare, la scena in cui Topolino e Minni sono appostati a spiare l’assistente di Macchia Nera e vengono scoperti risulta effettivamente coinvolgente – ma in generale si avverte una minor complessità nello svolgimento, piuttosto lineare almeno fino al finale, che riserva un pur piccolo plot twist. È però apprezzabile la presenza di Minni a fianco del fidanzato, una novità all’interno della saga che contribuisce a dare qualche svolta diversa all’impianto narrativo.
Anche i disegni di Lorenzo Pastrovicchio appaiono meno sofisticati e articolati: la necessità di sviluppare la storia in due sole puntate ha di fatto diminuito drasticamente lo spazio per splash pages e vignette ariose, con il risultato che spesso il Darkenblot risulta meno imponente rispetto a quanto eravamo abituati, stretto com’è in vignette di dimensione standard.
Il lavoro del disegnatore resta sempre molto buono, specialmente nel rappresentare la figura di Topolino e di Macchia Nera, ma l’impressione è che manchi qualcosa.
Avventura & mitologia
Nuovi poteri è però solo un antipasto, un modo articolato per preparare il terreno al gran finale di Darkenblot, e in questo la storia riesce nell’intento.
Il fiore all’occhiello del volume resta comunque Nemesis, avventura in quattro parti per un totale di più di 160 tavole in cui i due autori dimostrano di non adagiarsi affatto sugli allori.
Sarebbe stato facile, a questo punto, chiudere il tutto con un “more of the same”, e invece per l’ultima storia si cambia tutto: l’ambientazione si sposta da Robopolis a Miratoishi, città giapponese in cui si svolge una fiera tecnologica internazionale; accanto a Topolino si muovono ben quattro nuovi personaggi, dei ragazzi di Robopolis addestrati come team d’azione e tutti attrezzati con esoscheletri robotici d’avanguardia; infine, il tono della narrazione accantona il thriller puramente d’indagine, si concentra maggiormente sull’action e riserva una parte importante a influenze leggendarie, legate alla misteriosa città di Robotorama che si presume affondata per un cataclisma nel 1986 e che custodirebbe diversi segreti.
Casty insomma trova ancora una volta il modo di fondere i temi a lui cari con l’appeal visivo del mecha-design: se nelle storie precedenti era il giallo, ora è l’attenzione verso i miti, coniugati coerentemente con l’atmosfera “techno” della serie. Certi sviluppi di trama e la stessa città inabissata d’altronde non possono non far pensare in primis a Il raggio di Atlantide, così come anche ad altre sue avventure “alla Indiana Jones”.
Il connubio è riuscito: questo sostrato e la lunghezza della storia permettono allo sceneggiatore di intessere una trama ricca e suggestiva, capace di rendere Nemesis il capitolo migliore di tutto il progetto, portando in scena qualcosa di ambizioso e avendo l’abilità di svolgerlo senza quasi nessun calo.
A essere pignoli si potrebbe osservare che Mickey appare stavolta meno centrale nell’intreccio: la presenza di ben quattro nuovi personaggi-eroi (o apprendisti tali) giocoforza lo sacrifica un po’, relegandolo in alcuni momenti al ruolo di “mentore anziano” nei confronti di questi nuovi campioni di coraggio e giustizia.
Sensazione non del tutto spiacevole, a dire il vero, ma che lascia il protagonista un po’ in ombra, salvo poi ridargli centralità nell’ultima parte della storia.
Per quanto riguarda gli altri comprimari, pur creati per l’occasione appaiono vivi e credibili, descritti con sapienti pennellate che riescono a darci subito gli elementi per inquadrarli; anche la “vecchia guardia” dei poliziotti di Robopolis, unico recupero dalle precedenti avventure, emerge qui ancora in grande spolvero e funzionale alla trama.
Macchia Nera, infine, è al massimo della forma: sia in borghese che all’interno del suo robot appare temibile, freddo e crudele esattamente come deve essere. Anche quando si comprende che il suo nuovo misterioso alleato potrebbe non essergli così amico, non perde comunque smalto e mantiene il ruolo di villain che ha sempre un asso nella manica.
Pastrovicchio ritorna qui ai fasti di Darkenblot e Darkenblot 2.0, e anzi si supera: gli scontri tra esoscheletri sono visivamente eccitanti, dove le linee cinetiche la fanno da padrone e i personaggi appaiono in tutto il loro dinamismo. Le numerose vignette quadruple e sestuple permettono all’artista di sbizzarrirsi nel creare scene di forte impatto che ben assecondano l’aumento di azione che caratterizza l’avventura.
Inoltre, in alcuni momenti, si coglie anche un’interessante influenza castyana nel tratto: nella parte ambientata nella città subacquea e nel visualizzare alcuni maestosi apparati tecnologici (in particolare l’inquietante arma segreta di Macchia Nera) sembra di rivedere lo stile elegante e raffinato che caratterizzava l’estetica di La marea dei secoli, forse la miglior prova grafica di Casty a oggi insieme a L’impero sottozero.
Anche la vignettona della prima tavola di Nemesis, che accompagna il titolo, ricorda da vicino quella analoga de Il mondo che verrà, anche se questa è probabilmente un’idea mutuata direttamente da Casty stesso, essendo presente già nel suo storyboard.
È proprio con queste osservazioni che si spiega perché questa avventura è la migliore del ciclo, configurando così Darkenblot come una saga in crescendo, migliorata di storia in storia: è quella in cui Casty ci ha forse messo più del suo come approccio e influenze, ma è al contempo anche molto vicina al sentire di Pastrovicchio, che non a caso dichiarò di aver avuto l’idea iniziale da cui è stata costruita la trama.
Siamo di fronte a quello che è la miglior comunione di intenti tra i due autori che già erano affiatati, e questo ha portato a ottimi risultati.
La parentesi umoristica
Consapevoli della natura “esagerata” che Darkenblot possiede e di cui può essere tacciato, Casty e Pastrovicchio non hanno mancato di scherzarci sopra tramite una storiella breve (inserita tra Nuovi poteri e Nemesis) che mostra come la saga avrebbe potuto essere se si fosse lasciata andare allo stereotipo della “battaglia catastrofica tra robot ed eroi”.
Con lo stratagemma di un film ispirato ai fatti avvenuti a Robopolis, in Darkenblot 2: il ritorno – Conflitto smodato vediamo un assortimento di esagerazioni visive, frasi fatte, strizzatine d’occhio e sviluppi improbabili, prendendo anche bonariamente in giro in parte se stessi e in parte quelle narrazioni che chiudono un occhio su forzature di trama e buchi di sceneggiatura in favore di roboanti – quanto vuoti – colpi di scena.
Anche i disegni riflettono questo intento, con raggi di energia sparati in ogni vignetta, citazioni grafiche e in generale tavole ricche di effetti speciali ed esplosioni.
Un divertissement apprezzabile e divertito, ulteriore segno della vivacità culturale e narrativa dei due autori, oltre che del loro affetto verso questo loro progetto.
Abbiamo parlato di:
Disney Definitive Collection #21 – Darkenblot #3
Casty, Lorenzo Pastrovicchio
Panini Comics, 15 ottobre 2017
330 pagine, brossurato, colori – 5,50 €
ISSN: 977238499300170021